Ho messo il punto ai miei lavori di scrittura, dopo un’ultima faticosa, caldissima settimana, in cui le parole – spremute a fatica – sembravano non voler più uscire dalla testa e dalla penna.
Ora, per una ventina di giorni, niente scrittura, niente internet, niente email e nessuna lettura di lavoro.
Il mio bagaglio libresco contiene solo storie.
Un anticipo me lo sono concesso in questi giorni, e senza il mondo parallelo che mi ha accolto a stento avrei sopportato quello reale.
Un mondo sterminato e ricchissimo e il suo autore – il mio amatissimo Amos Oz – così racconta a pagina 327 dell’edizione economica Feltrinelli come costruisce i suoi mondi:
“Scrivere un romanzo, ho detto una volta, è più o meno come montare con i mattoncini del Lego tutte le catene montuose d’Europa. O costruire un’intera Parigi, case piazze viali torri sobborghi, sino all’ultima panchina di un parco, usando solo fiammiferi e mezzi fiammiferi.
Per scrivere un romanzo di ottantamila parole bisogna prendere, cammin facendo, circa un quarto di milioni di decisioni: non solo sull’andamento dell’intreccio, su chi vivrà e chi morirà, chi amerà e chi tradirà e chi diventerà ricco o andrà in rovina e sui nomi dei personaggi e le loro facce e le loro abitudini e il loro mestiere, e su come suddividere in capitoli, e sul titolo del libro… e…”.
E Una storia di amore e di tenebra è davvero un intero mondo in cui immergersi, in cui l’autore ha preso di pagina in pagina migliaia di “decisioni sottili”: è la storia di un popolo e di una terra tormentata, un romanzo di formazione, un racconto di famiglia, un’autobiografia, uno straordinario romanzo pieno di poesia senza essere scritto in versi.
Una lettura che fa capire meglio di tanti articoli di cronaca i tanti perché di questi giorni di bombe e di fuoco.
Ci risentiamo dopo il 20 agosto.
Passate una bella estate.
Io farò del mio meglio.
Grazie! Buone vacanze anche a te!
Mi sa che lascerò a metà Crypto (mi ha già stancato).
Buone vacanze!
Buone vacanze…
buone vacanze e buone letture, che spesso sono la cosa migliore che ti può capitare.
ah, e ovviamente buon rientro (magari sei già partita e così mi metto in pole position)
🙂
Cara Luisa, dovresti essere tornata, proprio oggi,
e per caso io, oggi approdo qui, nel tuo blog. L’estate anche per me è finita.
Ho carpito dalla rete le peregrinazioni che ti hanno consentito, alla fine, di ritrovare Oz, fino a infilarti un pezzetto del suo mondo nello zaino.
E… poiché esistono molte maniere di scrivere, mi ci metto anche io con le mie lugubrazioni estive.
Forse l’istinto primordiale di scrivere va recuperato nei romanzi di esordio? Che dici?
Nella prima apparizione risiede il segno, la primitiva purezza del suo tratto, di un messaggio di umanità o di ricerca interiore.
La mia lettura estiva è stata il Cammino di Santiago (1987 – Bompiani Editore) Paulo Coelho .
Molti uomini credono che la propria vita possa paragonarsi ad un cammino. Non ho mai creduto nella magia, né nell’aldilà.
Forse non ho ancora capito bene se valga la pena credere in qualcosa. Leggendo avidamente queste pagine mi sono trovato in viaggio,
ho addirittura provato a seguire qualcuno degli esercizi di pratica spirituale descritti: A notte fonda cercavo nelle ombre del dormiveglia il viso del mio Messaggero, ma niente, tutto è risultato vano. Eppure, da scettico, posso ammettere di aver trovato nella scrittura scarna di Coelho il bisogno di cercare una porta che conduca ad una stanza fuori dal mondo, almeno dal mondo come lo vediamo usualmente. Ne ho tratto un sentimento di pace. Il rispetto per la vita. Ho assaporato il fascino della narrazione inebriante di favole indiane, consumate nei fumi del fuoco, sotto la tenda e la suggestione degli sciamani. Mi resta poi la descrizione del Passo dell’Onore, un ponte grandioso che si staglia su un minuto ruscello pietroso. Il contrasto della sproporzionata costruzione trova una spiegazione in una storia di “…amore e di morte”. Perché su quel ponte, si combatteva la guerra dell’onore: “…Don Suero de Quinones, era ricco e forte, e tentò in ogni maniera di conquistare la mano della dama[…]. Ma lei non volle saperne di quell’immensa passione, e respinse la richiesta[…] Ferito nell’amor proprio, il nostro cavaliere decise di comportarsi come tutti gli uomini che si vedono respinti: vale a dire, scelse di intraprendere una guerra privata. Promise che avrebbe compiuto un’impresa così importante che la fanciulla non avrebbe più dimenticato il suo nome. […] Riunì dieci amici, si acquartierò […] e fece diffondere tra i pellegrini che attraversavano il Cammino di Santiago la notizia della propria sfida: intendeva trattenersi lì trenta giorni – e spezzare trecento lance – per provare di essere il più forte e il più audace di tutti i cavalieri. […] A un certo punto vi furono così tanti sfidanti che vennero accesi falò lungo tutto il ponte, perché i combattimenti potessero continuare fino all’alba. I cavalieri vinti erano obbligati a giurare che non avrebbero mai più lottato contro gli altri e che, da quel momento, la loro unica missione sarebbe stata quella di proteggere i pellegrini fino a Compostela […]”.
Forse non c’entra nulla con questo romanzo, ma mi è tornata in mente questa frase, pescata chissà da quale lettura, “Quando ero bambino, parlavo da bambino, giocavo da bambino… quando poi divenni uomo, misi via le cose da bambino…” e potrei completarla così: … Essere uomini non dovrebbe impedirci di mantenere la meraviglia delle fiabe e la voglia di conoscere il mondo che avevamo quando eravamo bambini. Scrivere è questo per me. Salire con la fantasia su un ponte che si chiama Passo dell’Onore…
La frase è un versetto di una lettera di Paolo:
“Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.” 1Corinzi 13:11
Patrizia
Da Coelho ho tratto che, quando tu insegui il tuo sogno segreto, l’universo cospira con te per fartelo avverare. Però poi ho trovato tanti di quei plagi – tutto l’alchimista non è altro che la versione extra large di un apologo chassidico, per esempo, che mi è passata la voglia di leggerlo ulteriormente. C’è così tanta voglia di spirituale, che non si sanno riconoscere le citazioni della Bibbia (e quella da Paolo è proprio un must!)e vanno per la maggiore gli autori new age, magari scopiazzoni. Magari varebbe la pena di farci una riflessionicina… O no?
un libro straordinario.
il mio preferito