La parola che in questi giorni ho più letto, scritto e ascoltato è “forma“. Stranamente, forse non troppo, in contesti veramente diversi, ma con un senso comune che li sottende tutti.
Forma come struttura della propria energia vitale e creativa nelle pagine di un libro (La felicità di questa vita, di Salvatore Natoli):
“Ogni uomo, in quanto potenza, tende naturalmente a espandersi, ma nel prender le ali è spinto a dimenticare d’essere una potenza limitata. Per dissipare i veli d’illusione che il desiderio stesso innalza, l’uomo deve distaccarsi da sé, guardarsi da fuori, come fosse un altro, deve guadagnare un punto di vista oggettivo su di sé per studiarsi. Solo nel distacco (e mi permetto qui di usare una parola, raccoglimento) l’uomo può davvero raccogliere tutta la sua forza e utilizzarla al massimo. E’ ripiegandosi su di sé che l’uomo si potenzia: per quanto la cosa possa sembrare paradossale, non è dissipando la propria forza che l’uomo si valorizza, ma riferendola a se stesso: in altre parole più correnti, tenendosi in pugno.
È necessario tramutare la forza in forma. La forza, infatti, può avere una dinamica esplosivo-dissipativa, ma può essere anche regolata, organizzata. Le forme naturali sono tutte strutture ordinate: di più, il disordine stesso crea ordine. La forza raccolta, trattenuta entro un suo perimetro, guadagna perfezione: diventa corpo, opera, figura, forma.”
Corpo, forma, figura: pensavo proprio a questo stamattina mentre durante una lunghissima pratica di yoga costruivo col corpo delle figure. Lentamente, pezzo per pezzo, sul ritmo del respiro, e poi le tenevo immobili trattenendo la forza e il movimento all’interno, ma osservando al tempo stesso con distacco quei triangoli, cerchi, rettangoli che si facevano e disfacevano. Per qualche minuto sono stata montagna, orso, foglia piegata, ponte su un fiume, risacca di mare.
Forma, ancora, in un testo sulla scrittura dell’arte che leggerete tra un po’: forme che sulle tele dei pittori ci raccontano la nostra storia, le nostre inquietudini, la nostra interiorità. E ieri ho dato forma fiabesca persino alla mia vita – passato, presente e futuro – in due sole cartelle a conclusione di un lavoro terapeutico che ho svolto con altre comunicatrici. Ostacoli, dolori, delusioni e speranze in forma di castelli, fate, mele, gabbiani e incantesimi.
E che cos’è la scrittura, anche quella di un piccolo post, se non il tentativo continuo di non dissipare, di non far dilagare sulle pagine emotività ed energie, ma di trattenerle, di raccoglierle, di osservarle dall’esterno, di dar loro una forma, aggiungendo, spostando, ma soprattutto togliendo parole? Qualche mese fa – in un momento difficile – ho scritto del potere calmante e consolatorio che ha su di me questo lavoro paziente della ricerca dell’ordine e della forma sulla pagina. Ora, quella bellissima espressione di Natoli, “tenersi in pugno”, mi fa capire meglio il valore la forma nella vita.
E’ utopistico “tenersi in pugno”, significa opporsi al disordine e quindi fermarsi. L’entropia, ossia il disordine, che regola il tempo e la nostra vita, aumenta, e non può fare altrimenti, e sfugge al controllo anche quando ci illudiamo di poterla domare.
Paola
IL “tenersi in pugno” è anche una forma di autocontrollo,infondo scrivere è una forma di “controllo” e di “sfogo” nello stesso tempo.
Lo sfogarsi è garantito dalle emozioni espresse a cui necessariamente bisogna dare una forma.
Tutto al mondo ha una forma,anche la terra ce l’ha.
La cosa interessante è capire il rapporto forma-sostanza.Se quello che appare è ciò che è oppure l’inverso.
Lo scrivere è un racchiudere concetti,intrappolarli e ovviamente dargli una forma.Ho sempre pensato che tutto avesse bisogno di un “contenitore”,persino i pensieri,persino noi che abbiamo un corpo.
Mi piace l’idea del contenitore e dello scrivere inteso come dare una forma alla sostanza. Il resto mi sfugge… eppure l’ho letto e riletto. Sarà perché sono una chimica? Nooo, giustificazione banale!
Paola
perchè non organizzi un corso su questo per la palestra della scrittura?
non è che ci fai leggere le tue due cartelle ..fiabesche? un regalo in più per chi ti segue sempre..
(avevo sperato di partecipare all’incontro…ma non mi è stato possibile)ciao e grazie simoff
Cara Luisa,
sono un nuovo “amico”: angelo vitale rattlestar.
quali sono le due pagine fiabesche citate dagli altri?
rattlestar@email.it
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