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risali negli anni

19 Ottobre 2008

Vincoli e libertà: da Munari a Giovanni Bellini

Questo fine settimana niente parole, solo immagini.
Ma da punti, linee, forme e colori ho attinto energie e riflessioni che, ne sono sicura, orienteranno anche le mie parole quando domani mi rimetterò al lavoro.

Ieri, seconda puntata del laboratorio sulle mappe mentali.
Sono tornata a disegnare, e anche a scrivere, accompagnata dal gusto e dalla fisicità di grandi fogli A3 da riempire, pennarelli colorati per tracciare linee e lettere, pastelli per colorare. Copiando Munari e Picasso come una bambina, ho messo a fuoco svariate cosette sul mio modo di scrivere, compresa quella cosa per me così essenziale che è il ritmo. Anche sulla carta, me lo sono ripreso. Preferisco un’imperfezione, ma non lascerei mai il pennarello che scivola via per correggere con la gomma una linea storta o una lettera più grande di un’altra. Mi tengo le imperfezioni, purché rimangano con me il ritmo e il colore.
Giovanni Bellini, Madonna del Prato 1500-1505. Londra, National Gallery.Stamattina una splendida lezione l’ho avuta da un pittore veneziano di oltre cinque secoli fa, Giovanni Bellini, cui le Scuderie del Quirinale dedicano una mostra imperdibile, perché dell’artista c’è veramente quasi tutto. Tutto, tanto, perché è stato longevo e ha dipinto tutta la vita.
Eppure ha esercitato la sua creatività entro vincoli strettissimi.
Pochi soggetti, quasi esclusivamente religiosi: la sacra conversazione, la madonna con il bambino, la pietà, la crocefissione.
Un campo di azione ristretto: Venezia, con qualche puntata a Padova, Rimini, Urbino.
Una famiglia ingombrante: il padre Iacopo era il dominatore della pittura veneziana del secondo ‘400; il fratello Gentile il cantore ufficiale della Serenissima; Andrea Mantegna suo cognato. Persino i suoi allievi diventarono dei giganti della pittura: Giorgione e Tiziano.
I programmi delle sue opere li dettavano spesso i filosofi della vicina università di Padova: allusioni e simbologie difficili da decodificare oggi.
Altri vincoli se li imponeva da solo, e li imponeva ai suoi committenti: non amava le “historie” profane, tanto care al cognato Mantegna, e non dipingeva per principio ciò che non conosceva, nemmeno se a chiederglielo era Isabella d’Este. Alla fascinosa e influente duchessa di Mantova disse di non poter dipingere una veduta di Parigi, perché non c’era mai stato.

Se ci si stupisce a ogni sala, a ogni nuova opera, è perché entro quei vincoli così ristretti Giovanni Bellini innova in continuazione. Variazioni sottili di composizione, di colori, di architetture, di paesaggio.

Prendiamo le madonne col bambino. Giovanni ne ha dipinte circa ottanta lungo tutta la sua vita.
Tutte si rifanno alla tradizione dell’icona bizantina: sono piccoli altari privati, pensati per la preghiera e la meditazione, con la vergine consapevole del destino del suo bambino e il piccolo interrogante su quello stesso destino. Rientrano quindi in pieno nella categoria “pittura devozionale”. Ma nulla è più lontano dal santino: nessuna è uguale all’altra e ognuna diventa il luogo di una nuova invenzione.
Tanto più originale perché si esercita sempre sullo stesso semplice tema.

Giovanni Bellini, Presentazione di Gesù al Tempio (1465-1470). Venezia, Fondazione Querini Stampalia.

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5 risposte a “Vincoli e libertà: da Munari a Giovanni Bellini”

  1. ciao Luisa,
    io ho visto la mostra di Munari… e anche io tornata a casa ho iniziato a disegnare, tracciare linee e curve, in realtà. Per completare l’opera ho fatto collages e usato pure il DAS. Insomma, tornare bambina mi ha fatto crescere un po’ di più! Ciao, a presto Alessia

  2. Sono l’ideatore di una community che raccoglie circa 500 artisti e si chiama Progetto Cicero (http://progettocicero.ning.com).

    Stiamo tentando un esperimento di comunicazione on-line basato sulla creazione di comunità piccole ma dotate di una forte coesione tra i membri che viene ottenuta sia con regole di comportamento (nominalità, tolleranza, proattività ed educazione) sia con la condivisione di discussioni e ragionamenti.
    Allo scopo di alimentare la discussione tra di noi e trarre ispirazione dalla stessa, abbiamo dato il via ad un’attività che si chiama “Quindi-Ci” (http://progettocicero.ning.com/group/quindici).

    In soldoni, ogni 15 giorni ci diamo un tema e lo trattiamo con diversi linguaggi.
    In una sorta di gioco/concorso, passata la quindicina, scegliamo l’intervento più interessante.

    Il tema attuale è ” Arte patrimonio dell’Umanità ed arte professione dell’artista “.

    Ti scrivo in quanto, nel documentarmi, ho trovato il tuo blog ed ho pensato di invitarti ad alimentare con essa la nostra discussione nella convinzione che, quello che per te sarebbe un secondo di taglia ed incolla, per noi potrebbe essere la fonte di spunti interessanti e la possibilità di aggiungere nuove menti brillanti al nostro gruppo.
    Tu potresti pubblicizzare il tuoi scritti e trovare persone interessanti con cui discutere.
    Spero che considererai il mio messaggio come il complimento che esso è.

    Una cosa importante: ognuno di noi ha i suoi siti, il suo blog, i suoi spazi e non li abbandona.
    Il Progetto è un luogo dove discutere o presentare questi tuoi lavori (oppure semplicemente le tue idee) e non per fa alcuna concorrenza a blog siti e comunità che già li contengono.

    Un saluto
    Guido Mastrobuono
    (Direttore del Progetto Cicero)

    PS.

    Coerentemente con i nostri obiettivi, per l’accesso alla comunità, richiediamo una registrazione nel sito all’indirizzo http://progettocicero.ning.com/?xgi=db6QQdU , per la quale sono richiesti i seguenti dati: Nome, Cognome, Età, Residenza ed una foto del viso.

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