Quando quasi tre anni fa mi decisi ad aprire un blog, la vera molla fu l’insofferenza verso le regole che mi ero autoimposta sul Mestiere di Scrivere. È vero, il sito era casa mia, potevo farci quello che volevo, ma il suo stile editoriale pian piano si era venuto definendo e in fondo mi piaceva.
Non solo sentivo il bisogno di giocare di più con gli stili e di ampliare i miei temi, ma anche quello di scrivere ciò che mi passava per la mente, un dato giorno a una data ora, senza che venisse preso per oro colato. Qualcosa su cui potessi tornare il giorno dopo, per dire che mi ero sbagliata. Qualcosa di più vicino al flusso dei pensieri.
Stilare regole su “come si scrive un blog” non mi è quindi mai passato per la testa. In questo luogo scrivo quello che voglio, che sento, che mi va. Non posto per giorni e poi scrivo cinque post tutti assieme, senza alcuna strategia.
Paradossalmente, pur sapendo bene che il blog è per sua natura uno strumento interattivo, qui del lettore mi preoccupo molto meno. Scrivo leggera e deresponsabilizzata.
Scrivo cose che mi interessano e che voglio ricordare. Certo che voglio condividerle, ma le scrivo soprattutto per me, lasciando che incrocino spontaneamente interessi ed emozioni negli altri.
Per questo mi becco ogni tanto dei commenti tremendi, in cui vengo accusata di fregarmene della “community”. Ma commenti e community meriterebbero un altro post-fiume che prima o poi scriverò.
Tutte queste cose mi sono venute in mente perché invece Jean-Marc Hardy ha appena pubblicato l’articolo Ecrire pour les blogs sul suo favoloso Redaction.be. Detta regole intelligenti con il suo consueto garbo e tocco leggero, nelle sue pagine scritte sempre secondo le migliori regole del web writing: indici, paragrafi tutti della stessa lunghezza, frasi brevi, titoli chiarissimi e informativi, numero giusto di link, né troppo né pochi.
Mi domando come scriverebbe se scrivesse su un blog, luogo in cui noi precisini riusciamo a fare continue scoperte interessanti su noi stessi.
è arrivato anche a me via mail. trovo redaction.be favoloso.
e anche questo blog!
complimenti.
Esiste una traduzione di questo sito … purtroppo non conosco il francese
🙁
Gianluca
Mi pare proprio che tu abbia ragione, sulla sregolatezza del blog e sulla sua funzione (prevalentemente per chi scrive); sono cose che senti ma quando le vedi scritte ne acquisti consapevolezza.
Ciao, sono Claudia. Ho sempre apprezzato le tue opinioni e i tuoi libri e in quanto al tuo desiderio di vivere il blog come una valvola di sfogo alternativa al sito ufficiale ti dico… che fai bene. In fondo il blog è nato o no come diario personale, solo da pochi anni è diventato un ulterire terreno per sperimentare la community. Io in verità sperimento solo questa modalità con lo scopo di creare apprendimento condiviso e collettivo (è un blog universitario), ma l’idea del blog come bacheca di pensieri personali è sempre corretta e interessante. In sintesi: continua così, in fondo il blog è tuo! Ciao
Ho sbagliato la punteggiatura ma non riesco a rettificarla. ciao
Vai avanti così, il tuo blog è sincero e ti esprime fino in fondo. Lo dice uno che ti segue da molto tempo e non si è stancato, né si stancherà di seguirti.
…non avrebbe senso un blog “non vero” proprio per lo spirito che lo anima e per il senso che racchiude la parola stessa… Ciao mapi
E’ vero, i blog (un certo tipo di blog almeno) vengono aperti proprio con lo scopo di esercitarsi con la scrittura, e insieme di immortalare momenti e sensazioni importanti, o speciali, o curiosi…un piccolo laboratorio ed uno sfogo personale, un diario e un ripostiglio in cui riporre idee e link interessanti, senza doversi preoccupare troppo del successo di quel che si scrive. Io ad esempio il mio blog l’ho chiamato freewriting, proprio per superare il blocco dettato dalla paura di scrivere cose brutte e poco interessanti. Ed ha funzionato: è una sana palestra che aiuta a scrivere meglio.
Studio Discipline semiotiche, e son venuta al seminario di lunedì: complimenti, molto interessante. Bello scrivere per le aziende…è un mestiere difficile da intraprendere? Come si comincia?
Scusa se ne approfitto, ma avrei il piacere di invitare tutti gli amici di questo blog che abitano a Roma e dintorni, o che avranno l’occasione di essere nella capitale il 15 giugno, all’evento «Fantasy D.O.C.» in occasione della presentazione del mio primo romanzo, «La Lama Nera», edito da Armenia. L’evento vedrà anche un’esposizione di alcune tavole di fantasy dell’illustratrice Michela Cacciatore e un dibattito organizzato da FantasyItalia sul tema: «La Fantasy in Italia: leggerla, scriverla, disegnarla».
L’evento si terrà giovedì 15 giugno 2006 alle ore 21:00 a Roma, presso la libreria ARION VIAVENETO, in via Vittorio Veneto 42, a 50 metri dalla fermata della metropolitana «Barberini» (linea A).
L’evento è aperto a tutti, ovviamente. So che la fantasy non è un genere molto popolare in Italia, ma è comunque narrativa e a me piacerebbe farla uscire dalla nicchia degli appassionati per farla conoscere a tutti quelli che amano leggere. Anche per questo ho deciso di pubblicare col mio vero nome e non con uno pseudonimo anglosassone: credo sia arrivato il momento per gli scrittori italiani di farsi conoscere e apprezzare anche in questo genere letterario. So che è rischioso, commercialmente parlando, ma ne ho fatta una questione di principio.
mi rivolto vs i blog, non mi danno nulla di diverso….anzi quelli che pensano al come scrivere un blog e regolamentarlo,oltre ad essere schiavi di egli,si sentono avvolti da un’aura che li rende sacri e ben introdotti nella società globale…preferisco masticare nell’ombra una mela !
mi vado a leggere l’articolo! io adoro haemingway come linearità stilistica ma poi magari mi perdo nei miei svarioni mentali…
complimenti per il blog!