Our complex media day intitolava qualche giorno fa il Poynter Institute un articolo sui media che “consumiamo” ogni giorno, spesso in contemporanea. Dal grande televisore al piccolo lettore di mp3.
Quest’ultimo mi accompagna spesso nei miei viaggi in metropolitana. Mi sembra sempre un po’ miracoloso e stregonesco poter stipare nel volume di un rossetto tante parole tra cui scegliere esattamente quelle che ti servono in quel momento.
Di solito ascolto musica o interviste che mi scarico da internet e che non ho tempo di sentire a casa, ma ieri ho sentito un gran bisogno di Dante. Così, da Saxa Rubra a Piramide mi sono ascoltata i primi sei canti dell’Inferno.
Strano, ma la metro si addice a Dante. Perché in mezzo alla gente e ai suoi discorsi senti che la Commedia contiene già tutto quello ti separa da essa e anche tutto il linguaggio che senti intorno a te appena togli le cuffie: i modi di dire che ormai usi senza pensarci, la “dolce stagione” di Leopardi, le foglie che tremano su un ramo di Ungaretti, le metafore più calzanti, le parole più semplici e quotidiane.
Dante, queste parole così semplici, te le fa riscoprire per il solo ordine in cui le dispone:“Temp’era dal principio del mattino,/e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino/mosse di prima quelle cose belle”. Mattino, cose, belle, stelle.
già… sembra una favola.. un mondo orami sconosciuto e che non tutti considerano oramia.. ma la divina commedia ha con se del magico.. Anna è un piacere leggere queste cose..
…c’è poi questa curiosa somiglianza tra la metro al mattino e l’inferno che aiuta l’ascolto di Dante in tale luogo 🙂
Fra
io invece a volte mi vado a rileggere il passo del conteugolino.
un saluto di note.. a presto phx
ma guarda…