Oggi, sulla prima pagina del supplemento Affari Privati del Sole 24 Ore, c’è un articolo sul silenzio e l’ascolto, due parole che si stanno facendo strada nel concitato mondo dei media e della comunicazione.
Scrive Claudio Achilli: “Nel mondo di oggi, fatto di comunicazione frenetica, c’è forse, in modo imprevisto, uno spazio per un nuovo silenzio. La gran parte della nostra comunicazione oggi si attua nel silenzio delle email e degli sms: un tipo di comunicazione più discreta e silenziosa nella quale le persone possono leggere, rispondere, pensare, immaginare nei tempi da loro scelti e possono vedere volti, espressioni, ed anche emozionarsi. Paradossalmente, il mondo rumoroso e ultratecnologico offre spazi per il silenzio, l’immaginazione e la riflessione solo se impariamo a coltivare il silenzio.
Fisiologicamente parlando il silenzio non vuol dire annullare il proprio rapporto col mondo, ma semplicemente viverlo in un altro modo. Proviamo a stare in silenzio, immersi nello spazio vivo di questa dimensione, meditando di più e trovando più silenzio dentro di noi e intorno a noi. Le pratiche orientali di meditazione zen o yoga si nutrono di silenzi profondi e incredibilmente leggeri.”
Qualche mese fa, durante un seminario di formazione yoga, ho fatto l’esperienza del silenzio per dodici ore. Un’esperienza sorprendente per me, abituata a esprimermi con le parole. Sorprendente perché la comunicazione è stata intensa e ricchissima, fatta unicamente di sorrisi e di sguardi.
Bel post, grazie!
Non condivido l’approccio yoga, ma il silenzio va certamente riscoperto, per sfuggire ai bla-bla inutili e alle ormai onnipresenti suonerie e butta-la-pasta da cui siamo nostro malgrado circondati. Le e-mail, se correttamente gestite, sono un’ottima alternativa al telefono, poiché danno il tempo di p-e-n-s-a-r-e la risposta. Saper ascoltare è un dono piú grande che saper parlare. Il silenzio, al pari dell’aria e dell’acqua, comincia ad essere un bene prezioso, e forse “non rinnovabile”. Sarà per questo che il Signore, insegnando il “Padre nostro”, in contrapposizione alle inutili parole con cui i greci stancavano gli dei, ha insegnato “ma tu quando preghi va nella tua cameretta”. Ciao, Ardovig
..mi sembrava riduttivo, scrivere anzichè parlare, mancava il suono della voce che comunica oltre le parole.
nel tempo ho imparato ad apprezzare la riflessione imposta dalla lettura e successiva scrittura , ho apprezzato questa nuova forma di comunicazione che mi ha permesso di arricchire il linguaggio e il pensare divenuto più attento
Oggi sento il bisogno anche di avere la possibiltà di richiamare un sms come già avviene per le e-mail se scritto troppo in fretta
ciao grazie
gdellaguardia@libero.it
Molto giusto, almeno per me.
Fino a quando il silenzio non rimbomba, però.
Il nostro corpo dice molto di più delle nostre parole.
Tuttavia, le parole sono e restano il mio amore più grande.
L’Amore della mia vita mi ha lasciato pochi giorni fa.
NON ero un tipo che parlava molto, ero contento di stare con Lei, abbracciarla in silenzio e comunicare il mio amore in questo modo.
Mi manca, mi manca tanto…
Amo le parole e non potrebbe essere diversamente, ma il silenzio del pomeriggio, dopo l’infuocata mattina a scuola, è un’esperienza inebriante. Patrizia.
Yup, that’ll do it. You have my apraceiption.
se il silenzio va a favore del pensiero, del reincontro con parti di sè profonde e spesso inascoltate, certo
e perché no, il silenzio può anche voler dire maggior ascolto/attenzione per l’altro da sè
ben venga il silenzio anche se va a favore del vuoto inteso come svuotamento dal superfluo, preparazione all’accettazione tout court…
invece mi fa paura il silenzio della mente che si sente sempre di più nonostante le parole, anzi spesso attraverso di esse, così banali, così ovvie, così svuotate di significato e forza…
buona giornata Luisa
chubbyhuggs
E’ vero! è difficile descrivere cos’è la comunicazione “non-verbale”, che può avvenire nel silenzio tra due persone non necessariamente vicine. Come dire che,… se vuoi sapere quanta autenticità vi è nel nostro interlocutore, osserva meglio il “non-detto!”.
Grazie, bel proseguimento…