Nei giorni scorsi non ho fatto altro che scartabellare la rete inseguendo le parole “innovazione”, “competitività”, “sistema Italia”, “competenze”, “conoscenza” e sinonimi per preparare un intervento dell’amministratore delegato della mia azienda a uno dei convegni dello SMAU. Ne sono uscita piena di dati e di scoramento:
- quest’anno il World Economic Forum ci ha collocati al 47° posto nella classifica della competitività a livello mondiale, al 50° per l’innovazione tecnologica
- produciamo ogni anno 800 brevetti, l’Inghilterra 20.000, il Giappone 100.000
- solo il 9% della popolazione attiva italiana è laureata
- abbiamo ancora due milioni di analfabeti veri e propri, 15 milioni di semianalfabeti e altri 15 milioni che non hanno le competenze numeriche minimali indispensabili per orientarsi di fronte all’innovazione tecnologica
- ad acquistare almeno un libro al mese è solo il 6% della popolazione adulta
- incrociando questo 6% con il 9% dei laureati, risulta che il 25% degli insegnanti e il 30% dei manager non legge mai un libro.
Ah, dimenticavo: come scriveva Altan in una vignetta sull’Espresso di un paio di mesi fa, “ogni telefonino possiede un italiano”.
E se un numero tira l’altro come le ciliegie, dove andiamo a finire? Piantiamo una tenda in Cina o in Armenia? C’è qualcuno tra i miei amici con fior di titoli accademici e post, che sta facendo più di un pensiero sull’emigrazione. Il mio migliore amico se n’è già volato a Londra. Il futuro pare un po’ grigio. 🙁
Finding this post has anwrseed my prayers
Ciao cara Luisa,
complimenti, mi sono permessa di citare il tuo interessante articolo su alètheia.
Ti ringrazio per la segnalazione fra i blog, ne sono oltremodo onorata (mi permetto di segnalarti l’inversione fra il mio blog e quello del caro Burp, se apri il mio vai da lui e viceversa…).
Scusa l’invadenza.
Un saluto affettuoso, Clelia
Già, cara Luisa, “ogni telefonino possiede un italiano”, gli porta via attenzione e gli modifica il linguaggio in un modo che sta diventando insopportabile. Le nuove generazioni non sapranno più scrivere in lingua (e non ne avranno bisogno, visto che invieranno solo messaggi vocali o video), non sapranno più concentrarsi sulla lettura di un testo lungo (abituati a quei frammenti di scrittura che sono gli sms), non avranno più molto interesse a laurearsi (perché la laurea non paga quanto un lavoro precario che consente di acquistare subito l’ultimo gadget elettronico alla moda), svilupperanno tendiniti per l’uso continuo di tastiere inadeguate…. Chissà quanto tempo ci vorrà per ritornare ad un rapporto naturale con il mondo. 😀
….certo che questi dati, letti così, fanno impressione ma se pensiamo al livello di elasticità mentale, fantasia e capacità di collegare cose diverse (che sono, secondo me, le cose che la lettura ti regala) che si incontrano in giro, specie per lavoro….bhe, non sono sorpresa!!
mi impressiona invece l’analfabetismo vero e proprio…..due milioni?!?!
un saluto a tutti
Tiziana
Oltre a piangersi addosso e ad ipotizzare l’espatrio, che fare ?
Investire, realmente, nella scuola, non vedo altre strade. Grazie a Luisa per il suo blog: un raggio di sole.
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“- ad acquistare almeno un libro al mese è solo il 6% della popolazione adulta
– incrociando questo 6% con il 9% dei laureati, risulta che il 25% degli insegnanti e il 30% dei manager non legge mai un libro”.
La conclusione mi sembra capziosa: si possono leggere libri anche senza acquistarli, per esempio prendendoli in prestito da una biblioteca o…