Pablo Picasso, Donna che piange con fazzoletto
Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
A volte, nelle grandi tragedie, ti colpisce un particolare.
Io, nelle foto di questi giorni, sono colpita dai fazzoletti.
Quelli grandi e scuri delle nonne, che coprono i capelli bianchi e incorniciano i volti rugosi. Da noi li portavano le contadine per ripararsi dal sole. Ora è rarissimo incontrarne qualcuna.
Quelli più chiari e vivaci delle mamme: fazzoletti di festa per il primo giorno di scuola.
Quelli piccoli, stretti tra mani che non sanno più cosa stringere.
Quelli umidi che asciugano guance e accarezzano ferite.
Una bella nota – e un’immagine bellissima.
E’ l’immagine giusta per esprimere quello che le parole non riescono.
Te la rubo.
Bellissima immagine ma, soprattutto, bellissime parole.ciao
Sono alle prese con quelli umidi,i miei 19anni,il sogno di sempre di diventare copywriter e le lacrime x l’impossibilità economica di poterlo fare…buona vita
Io invece non riesco a provare niente. E mi sono accorta che questo “niente” è un sentimento che condivido oggi con tanti esseri umani. Troppi.
Claudia
ciao, scusami l’OT, ma stavo cercando nell’archivio un interessantissimo post in cui citavi esempi di errori di sintassi entrati ormai nell’uso comune. Mi ero ripromessa di leggerlo attentamente, ma ero di corsa 🙁
Ho praticamente sfogliato tutto il blog, ma niente…
Mi confondo? Esiste un altro pezzetto di archivio che mi sfugge?
Grazie per l’aiuto 🙂
Anna
concordo, a volte i particolari hanno una valenza simbolica enorme. Forse perchè la nostra memoria li prende come appigli su cui costruirsi.
Anche i lunghi scialli neri mi hanno ricordato il sud d’Italia (che non vedo da molto tempo).
grazie e complimenti per il bel blog
Ci terremmo ad avere la tua opinione su questa nuova iniziativa. Grazie
Lacrime e fazzoletti, muco e fazzoletti, presidente e fazzoletto.
Hai pienamente ragione. Il fazzoletto in testa è una abitudine molto russa. Io, invece sono rimasto colpito da una foto di un’aula massacrata dalla violenza con ancora appesi al muro i ritratti dei poeti russi, tra i quali un majakovski da realismo socialista. Il solito “giochino” per chi ha girato e amato quelle lande: sogno-incubo-sogno-incubo.