Il “territorio delle parole” è il titolo un po’ misterioso del quinto articolo dedicato da Roy Peter Clark alla cassetta degli attrezzi dello scrittore. L’argomento è di quelli particolarmente sentiti da tutti noi: la ripetizione. Quella specie di incubo di quando scrivevamo i temi a scuola. L’altro era la lunghezza.
Due falsi problemi che hanno funestato generazioni di poveri studenti e mai che uno dei miei professori abbia provato ad affrontarli. Né in modo serio, né ironico (che poi è serissimo).
Per capire che le parole ripetute possono risuonare quasi magicamente ho dovuto aspettare di scrivere in radio. Per capire i pregi della brevità, ci è voluta l’azienda, piena di manager frettolosi e distratti.
E in azienda anche le ripetizione hanno finito di costituire un problema. Le parole devono essere precise e ogni ricerca di sinonimi porta inevitabilmente fuori strada. Devono essere precise e in un’azienda di informatica quelle importanti sono anche poche: sistemi, servizi, soluzioni, prodotti, tecnologie.
Così ho imparato a usare la ripetizione piuttosto che ad evitarla. Non conto più, come facevo a scuola, quante righe più sopra o più sotto ho usato quella stessa parola, ma cerco di spostarla fino a ottenere il
Uno dei metodi migliori è l’uso dell’anadiplosi, cioè la ripresa, attraverso la ripetizione, di un’espressione o una parola contenuta nella frase precedente. Fa risparmiare parole e il suono ne guadagna.
Rubo un esempio di G. Beccaria al bellissimo Prontuario di punteggiatura di B. Mortara Garavelli:
“Questo libro ricostruisce un quadro sociale della memoria. Si inoltra in una selva di parole appartenenti a un non lontano passato, ma che hanno attraversato i molti secoli dell’era cristiana: parole che hanno, alcune, definitivamente attecchito in lingua o nei dialetti.”
E un altro al sito internet della mia azienda:
“La vera specializzazione delle nostre persone : esperti in contabilità, sanità, scuola, beni culturali, agricoltura, ambiente, lavoro e previdenza, trasporti, sistemi bancari.
Esperti che possono suggerire un cambiamento organizzativo, anticipare necessità che nascono da una nuova legge o da un’evoluzione tecnologica, aiutare a focalizzare un problema.”
Se invece dobbiamo scrivere un discorso per il nostro amministratore delegato o un editoriale a sua firma sull’intranet aziendale, la ripetizione ci è quasi indispensabile:
“Il nostro primo impegno per i prossimi sei mesi deve essere l’efficienza. Efficienza sui costi ed efficienza nella gestione. Primo impegno, perché solo così riusciremo a arrivare in salute alla ripresa che tutti gli analisti di mercato danno per certa all’inizio del 2005″.
E in una brochure:
“Le aspettative dei cittadini nei confronti della sanità pubblica stanno crescendo: non solo prevenzione e cura in caso di malattia, ma anche benessere fisico e psicologico, secondo una più ampia concezione della salute che investe anche gli aspetti e i servizi sociali. Tutto questo mentre è sempre più pressante l’esigenza di migliorare il rapporto costi/benefici con la razionalizzazione della spesa e la progressiva attuazione del cambiamento dell’organizzazione della sanità.
Cambiamento legislativo, con il decentramento verso le Regioni, l’aziendalizzazione delle strutture sanitarie e degli ospedali, la definizione dei livelli essenziali di assistenza.
Cambiamento organizzativo, con una sanità che dagli ospedali si diffonde sul territorio, coinvolge sempre più la medicina di base, l’emergenza, l’assistenza specialistica, l’assistenza socio-sanitaria.”
Insomma, non tolgo, ma sposto (soprattutto all’inizio e alla fine di una frase), finché la lettura ad alta voce non mi restituisce un testo armonico e convincente.
PS Tra le cose che vanno ripetute, anche se in maniera non ossessiva, ci sono i nomi dell’azienda e del prodotto o servizio di cui si sta parlando, meglio se in neretto, meglio se sempre nello stesso punto, per esempio ad apertura di frase. Non “l’Azienda”, ma il suo nome, non “il succitato prodotto”, ma il suo nome.
A tal proposito (e a proposito di scrivere in modo comprensibile ai lettori comuni) ho scritto una cosetta sul mio blog:
http://corpoanimaefrattaglie.splinder.it/1084807472#2109811
Yeah, that’s the tietck, sir or ma’am