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risali negli anni

5 Marzo 2008

A tappe, o tutto d’un fiato

La gestione del tempo lavorativo è problema di tutti e vi fiorisce una ricchissima manualistica, compresi blog dedicati solo a questo.
Per i freelance il problema è ancora più serio, perché l’orario lavorativo se lo fanno da soli.
Per i freelance che scrivono è serissimo, perché non sai mai quanto ci metterai a scrivere un testo o a elaborare un buon titolo.
Oggi alla fine di parecchie ore di scrittura, messo il punto con soddisfazione a una brochure, ho capito che c’è anche una gestione dei tempi che dipende dal testo con cui abbiamo a che fare.

Ci sono i testi cui si può lavorare a pezzi, che anzi si giovano delle interruzioni: per me rientrano in questa categoria tutti i tipi di editing, i testi dai contenuti molto ripetitivi in cui però devi introdurre il massimo della varietà, quelli dal campo lessicale ristrettissimo (l’informatica è un vero incubo), quelli che devono avere rigorosamente la stessa lunghezza e struttura, ma dare al lettore l’impressione di leggere sempre qualcosa di diverso.
Se li scrivi tutti di seguito, rischi di usare sempre le stesse parole e le stesse strutture sintattiche.

E poi ci sono i testi per i quali ti devi ben scaldare, allenarti un po’, prendere la rincorsa, il ritmo, e non fermarti finché non hai finito.
Sono quelli in cui lavori su un brand, in cui devi evocare un’atmosfera, suscitare dei desideri, raccontare un modo di lavorare. Col tempo ho capito che spesso è proprio quella corsa solitaria di parola di parola il segreto per trascinare anche il lettore con te.
Sono i lavori che temo e che rimando di più, ma alla fine della corsa tiro sempre il fiato sollevata e contenta.
Riuscire ad alternare i due tipi di scritture sta contribuendo non poco all’equilibrio delle mie giornate.

PS C’è un terzo tipo di testi: i post come questo. Interrompono il tran tran, rilassano, chiariscono le idee.

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8 risposte a “A tappe, o tutto d’un fiato”

  1. Se avessi letto i testi della collezione Illy senza conoscerne l’autore, probabilmente avrei riconosciuto tra le righe la tua firma, Luisa, che sai esprimere con parole leggere emozioni profonde e non ti fermi mai alle apparenze in ogni cosa di cui ti occupi. Ti ammiro davvero tanto e il tuo blog, insieme al tuo sito e ai tuoi libri, sono per me un continua fonte di curiosita’ intellettuale e culturale.

    Elisa – Torino
    Elisa da Torino.

  2. Grazie e complimenti per la tua serietà, semplice e professionale: mi sono formata anche seguendo il tuo sito, prezioso e ineguagliabile!
    La descrizione delle tazzine di Illicaffè è diretta, sobria ma efficace.
    Ti segnalo un refuso:nel titolo, “me” al posto di “le”. E poi un quesito, a proposito di “ad illy”: la “d” eufonica non si aggiunge solo quando la vocale dell’articolo è uguale a quella iniziale della parola seguente? Si tratta di una regola o la scelta è lasciata al gusto personale di chi scrive?
    Altro quesito: non andrebbe una virgola nel secondo paragrafo, dopo “disegnata da Matteo Thun e icona di illycaffè”?
    Buon lavoro e complimenti di nuovo!
    Caterina M.

  3. sono pienamente d’accordo con Elisa di Torino,avevo letto il post ma non il rimando ad illy..adoro come scrivi..semplice, chiara, precisa, ma calda e… profumata!!!(nel caso specifico arriva l’aroma..:-) )leggendoti sempre spero che qualcosa del tuo stile mi rimanga addosso…io sono una sparaparole..sic
    constima e affetto simonetta

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