Avevo staccato tutto la scorsa settimana, dal cellulare al quotidiano. E anche ieri, tornata a casa, avevo voluto conservare intatto questo silenzio prima di reimmergermi nella rete.
Quindi è stato solo poco fa che ho saputo che Franco Carlini se ne è andato.
Ho provato un dispiacere enorme, anche se ho solo corrisposto con lui qualche volta e non l’ho mai conosciuto personalmente.
Mi è stato improvvisamente chiaro e nitido quanto gli dovessi.
Fu Lo stile del web a farmi ragionare sulla scrittura in rete: me ne ero già occupata, ma è stato lì che ho trovato gli stimoli e i dubbi che servono per pensare e non solo per imparare.
Ed è stato Franco a far conoscere veramente il Mestiere di Scrivere. Una mattina di maggio del 1999 trovai una sua email che mi comunicava di averci scritto su qualcosa sull’Espresso. L’email era laconica, ma la mezza pagina che dedicò al mio allora striminzito sitarello era piena di stima, ed io pensai che forse valeva davvero la pena di impegnarsi per essere all’altezza di quella stima. L’avventura vera cominciò lì.
Quella stima la ritrovai anche in Parole di carta e di web, che formulava così bene quello che io allora sentivo come inquietudine, ma non sapevo assolutamente esprimere da sola.
Ognuno di noi, quando scrive, pensa ai lettori più lucidi e severi, tra quelli possibili.
Io ho sempre pensato anche a Franco Carlini, quando mi decidevo a pubblicare qualcosa di nuovo.
Di recente qualcuno – credo Giacomo Mason – mi aveva detto che stava scrivendo un nuovo libro. Ricordo il senso di felice aspettativa che mi ha riempita all’improvviso.
Ora, invece, sono solo piena di una grande tristezza.
Solo per condividere la tristezza. Mi mancheranno molto i suoi pezzi sul Manifesto.
Mi auguro che prima o poi (ma dubito, conoscendo il mio Paese) che qualcuno renda merito all’incredibile lavoro che ha fatto per fare uscire il web dalle chiacchiere fumose e dalle polemiche stupide.