Ho osservato e letto i blog per circa quattro anni prima di decidermi ad aprirne uno.
Se nella mia vita non fossero successe certe cose, probabilmente non lo avrei mai fatto e oggi la mia scrittura e la mia sensibilità sarebbero diverse da quelle che sono.
Con l’audio e i podcast mi sta succedendo la stessa cosa: osservo, ascolto, a volte ne registro anche qualcuno, ma poi non li metto mai online. Non ancora.
Eppure ho imparato a scrivere scrivendo parole che sarebbero state pronunciate. Un po’ di dimestichezza dovrei quindi averla e comunque il blog mi ha abituata a uno stile di scrittura abbastanza “conversational”, per usare una parola di moda.
Piuttosto, l’idea che mi sto facendo è che il file audio non serve affatto a “fare prima” rispetto alla scrittura, come ho letto da svariate parti, ma è un prodotto editoriale a sé, con le sue esigenze di progettazione, tempi, ritmi, stili. Un prodotto che esige ancora competenze di scrittura, se per “scrittura” intendiamo prima di tutto pensare, progettare e realizzare un “discorso”, che poi potrà anche essere recitato, letto, interpretato. Un nuovo campo di sperimentazione e lavoro per gli scrittori professionali, insieme al blogging.
Oggi mi sono imbattuta in due usi diversi dell’audio su internet. Con esiti diversi.
1. La metropolitana di New York ha un nuovo servizio, dal nome indovinatissimo: TransitTrax, minifile audio da scaricare su temi di pubblica utilità e di forte interesse per i viaggiatori: sicurezza, notizie, promozioni, nuovi progetti, oggetti smarriti, difendersi dai borseggiatori, ecc. Scritti benissimo, divulgativi e divertenti, comprensibili da tutti, introdotti da testi brevi e altrettanto chiari. Un esempio da seguire per amministrazioni ed enti pubblici.
2. Il sito della mostra di Raffaello in corso a Roma alla Galleria Borghese, che andrò a vedere in questi giorni.
Ho sempre seguito con moltissimo interesse le possibilità di divulgazione multimediale dell’arte, fin dai primi (orrendi) noiosi e presto obsoleti cd-rom, e sono convinta che ora immagini e audio insieme possano fare davvero tanto per “preparare il terreno” a un godimento più diffuso e diretto delle opere d’arte. Per questo, quando ho visto la cuffietta accanto alle opere, mi sono lanciata. Ma la delusione è arrivata subito: testi riciclati tratti evidentemente da cataloghi per specialisti, con complesse questioni attributive, vicissitudini interminabili di passaggi di collezione in collezione, opinioni di critici lette una dietro l’altra, compreso il riferimento bibliografico, che in un testo scritto è tra parentesi, ma che letto di seguito risulta incomprensibile, linguaggio antiquato.
Certo, molto meglio del testo interminabile da far scorrere con la freccetta, ma comunque un’occasione persa. Sul catalogo vanno benissimo, su internet hanno solo un effetto scoraggiante.