Da “amore-odio” a “vivibile”, passando per “coniugare”, “contesto”, “segnale forte”, “sostenibile”, “territorio”. Sono una quarantina le Parole paravento analizzate da Claudio Nutrito (Alberto Perdisa Editore, 14 euro). Parole utili quando non si ha niente da dire, le definisce l’autore.
Ognuno vi troverà le sue e anche io mi sono divertita a individuare quelle in cui casco più spesso. La palma la riceve “consapevole”, aggettivo che mi piace molto.
A dire il vero, siccome più che parlare scrivo, riesco a evitare quasi sempre la trappola della parola facile. Parole come “contesto” o “coniugare” non mi escono praticamente più dalla penna, anche se mi passano spesso per la testa.
Però c’è stato un periodo, un po’ di anni fa, in cui scrivevo un sacco di discorsi per l’alto management. Discorsi rituali, in occasioni rituali in cui nessuno si aspettava niente di originale (anzi), non legati alla personalità dell’oratore, ma interscambiabili e smontabili, pronti per il riciclo.
Spesso dovevo scrivere sul nulla. Dopo i primi scoraggiamenti, diventai bravissima e producevo discorsi in un paio d’ore, proprio grazie alle parole paravento. Ne avevo un vastissimo repertorio, non solo di parole, ma anche di frasi, incipit e chiusure.
La lettura di questo piccolo libro me le ha ricordate all’improvviso. Lettura utile, perché le parole paravento a volte le devi evitare come la peste, ma a volte ti ci puoi aggrappare come a un salvagente. Dipende dal “contesto”, tanto per usarne una.
Fai sempre segnalazioni interessantissime.
Certo che impressiona vedere che, nel link, la presentazione del libro inizia con “L’assunto di base…”. Spero sia ironico.
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