Ambrogio Fogar (13 agosto 1941 – 24 agosto 2005)
Enzo Baldoni (8 ottobre 1948 – fine agosto 2004)
Ambrogio Fogar (nel ricordo di Giangiacomo Schiavi):
“Ricordo i suoi occhi, i suoi occhi straordinari, che fissavano l’interlocutore e fissavano il cielo. Un cielo dipinto sul soffitto, un cielo pieno di nuvole. E pieno di sogni, diceva lui”.
Enzo Baldoni (nel ricordo di Till Neuburg):
“Il fatto è che per lui, scrivere bene significava solo scrivere bene. Stop. Non faceva differenza tra annunci, forum, poster, fumetti, articoli sui giornali, blog, calendari o lettere personali. Non voleva stupire a tutti i costi. Voleva solo essere letto. Per lui valeva in modo esemplare, la battuta del grande Howard L. Gossage: “La gente non legge gli annunci, la gente legge cio’ che gli interessa – e qualche volta è un annuncio.
… Se proprio vogliamo insistere sul suo modo di scrivere, proviamo a rileggerci uno dei suoi reportage dai vari fronti, da quelle persone lontane, dalle giungle, dagli alberghi, dagli avamposti di imperi del sole e di sogni dark. Se dico che nel panorama del nostro giornalismo ufficiale, oggi non c’è nessuna penna leggiadra e, allo stesso tempo, all’arrabbiata come la sua, non credo di forzare nulla.
Ma Enzo non si fermava alla propria bravura. Sebbene ricordasse di continuo che le nostre campagne sono “solo canzonette”, voleva che i giovani creativi ce la mettessero sempre tutta. Non accettava l’approssimazione. Proprio perché il mito del mondo della pubblicità è coperto da un sottilissimo, effimero strato d’oro, Enzo non voleva che quel scintillio seducesse troppa gente. Parlava con centinaia di giovani che miravano “a entrare nella pubblicità”. A quelle insolite verifiche attitudinali, psicologiche, culturali e passionali, dedicava molti pomeriggi – di solito di venerdi’. È una pesante ma fantastica eredità che l’ADCI farà ripartire da quest’autunno. “I venerdi’ di Enzo” non saranno solo un rito per onorare un amico, ma anche un investimento nel futuro dei nostri mestieri.
… Come accade a tutti i veri viaggiatori, la stessa importanza che metteva in quelle sue partenze, la trovavi poi anche nei suoi racconti.
Non erano saggi, giudizi, teoremi. Erano riprese in diretta. Ti faceva veramente stare lì. Pazzesco.
..bel post..qualcuno ricorda per fortuna
Che bello trovare articoli su Enzo girovagando per caso nel web…
Io non paragonerei i due. Per quel poco che li conosco da ciò che ho sentito dalla stampa (quindi conoscenza relativa), non mi sembra che Fogar sia stato molto coraggioso, più che altro autocelebrativo, mentre l’altro ha perso la vita per una giusta causa, non per fare pubblicità a sé stesso