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risali negli anni

22 Febbraio 2005

La business writer non butta mai niente

Il titolo di questo post mi accompagna da molto tempo, è anzi una delle mie massime preferite. Me ne sono ricordata in questi giorni leggendo il writing tool n° 44 di Roy Peter Clark sul Poynter. Il quale Peter distingue due modalità per conservare tutto ciò che può tornare utile al giornalista e allo scrittore professionale: il metodo del concime e il metodo della scatola di spaghi.

Nel primo caso si conserva memoria dentro di sé di idee, spunti, suggestioni, testi. Tutto a strati, ben mescolato, darà un giorno vita a un bell’albero di testi. Nel secondo, si conservano in una scatola tanti pezzetti di spago sparsi, finchéFetishturgy, di Joseph Cornell daranno vita a un nuovo gomitolo. Dei creativi l’uno, dei metodici l’altro.Io faccio senz’altro uso di entrambi i sistemi: ci sono temi e idee che “covo” dentro finché il fiore esce dalla terra all’improvviso in forma di pagina web o di post, ma sono anche una maniaca conservatrice di link, articoli, citazioni, libri, post-it… le mie scatole degli spaghi sono file, cd, cartelline di cartone di vari colori. Su ognuna il titolo di un tema che sto seguendo e sul quale vorrei scrivere qualcosa. Man mano che trovo spunti, archivio e quando la cartella è bella gonfia, la riprendo in mano e comincio a scrivere. Quella che ha dato origine al Quaderno sull’email è cresciuta per ben due anni prima di maturare in un testo vero e proprio.

Fin qui la carta. Quello che invece trovo navigando sul web cerco di catturarlo in forma di link, “copia e incolla”, file dedicati… ma non sono mai soddisfatta… i link sono da una parte, i pdf da un’altra, i testi catturati da un’altra ancora.

Di molte cose perdo memoria o traccia e non riesco mai a ritrovarle quando mi servono davvero. Il formato elettronico è apparentemente leggero e maneggevole, facilmente archiviabile, in realtà sfuggente ed evanescente. Qualche volta mi prende una terribile nostalgia dei tempi passati in biblioteca con il mio schedarietto di carta e il quaderno con i fogli mobili: i libri non li prestavano, le fotocopie erano dispendiose in termini di soldi e di tempo, restava solo da prendere appunti precisi e strutturati. Compito lungo e noioso, ma al termine del quale avevi le idee già belle organizzate dentro la tua testa, pronte a dare vita ad altre idee e a testi originali e finalmente tuoi.L’unica cosa che mi consola è che è il mio è un problema ampiamente condiviso. C’è chi organizza tutto in un archivio cartaceo, chi in mappe mentali, chi con comodissime app, che ti permettono pure di condividere i bookmark commentati con altre persone in rete, chi registra tutto nel suo blog. Io faccio ancora di tutto un po’.

L’altra cosa che non si butta mai sono i testi “prima versione”, quelli che al capo non sono piaciuti, quelli che non sono piaciuti a noi, le scalette, le bozze, i discorsi in cui l’amministratore delegato non si è riconosciuto, i progetti di comunicazione troppo audaci e prematuri. Meglio tenere tutto, con la sua bella data. Arriva sempre il momento in cui si cambia capo, idea, amministratore delegato. Arriva il momento in cui ogni nuovo progetto è il benvenuto. Arriva il momento brutto, in cui non riusciamo a buttare giù una riga o quello bello, in cui abbiamo molto di meglio da fare che metterci seduti a scrivere. Allora si può andare a frugare nella dispensa del computer, nel retrobottega dell’archivio, nella scatola dello spago per ricostruire il nostro gomitolo.

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7 risposte a “La business writer non butta mai niente”

  1. Grazie, Luisa.
    Per la tua chiarezza espressiva, per la tua generosità culturale e professionale.
    Ogni consiglio, diretto o indiretto che sia, mia aiuta a sciogliere i nodi del mio ingarbugliato gomitolo. Eli

  2. Cara Luisa,
    bellissimo questo post.
    Io sono una metodica della scatola e delle cartelle e spesso vivo questa condizione con delizia e “sofferenza”. Conservo troppe cartelle traboccanti di stampe, un numero sproporzionato di link nei preferiti – che mi impedisce poi di capire quale dovrei preferire di più e quale di meno – troppi CD, tanti libri.
    Ho bisogno di tutto questo perché per concimare e veder crescere la mia conoscenza, purtroppo, ho bisogno di prendere sempre appunti, leggere, rileggere e ancora rileggere gli stessi testi, ed ho bisogno di sapere che quello che ho appreso è fisicamente al sicuro da qualche parte… Dico purtroppo perché penso che se fossi più attenta nell’ascolto o nella prima lettura riuscirei a conservare più velocemente le idee dentro di me, a farle mie senza scrivere troppo di tutto, senza rileggere e conservare sempre, e riuscirei a leggere di più il “nuovo”. Ma l’ascolto o la prima lettura non mi bastano mai, prima o poi devo scrivere, rileggere e quindi conservare e poi rileggere ancora.
    A volte mi chiedo se la passione per la lettura non giochi strani scherzi 🙂
    E a volte gestire le informazioni mi costa fatica… perché mi sembra di non avere più spazio né fisico né mentale.
    Forse dovrei trovare il coraggio di fare più spesso un po’ di buona e sana pulizia 🙂

    Ciao, grazie.
    Buon lavoro
    Gabry

  3. io cito sempre borges: la mia memoria signore è una discarica…
    🙂
    ho anch’io questo bisogno quasi nevrotico di conservare – non si sa mai cosa possa tornare utile – che poi tanto in genere me lo dimentico e/o non lo trovo più…
    però trovo sia tanto consolante e quindi importante, scoprire che non succede solo a me
    personalmente spero sempre che dal letame nasca qualche fior, e poi mi colpevolizzo per la mia disorganizzazione… ma la vedo dura, cambiare… e non so nemmeno quanto poi lo vorrei davvero…
    salvo avere i momenti catartici di tipo zen (furore di eliminazione) e quano mi riesce poi respiro meglio
    esattamente come nella vita, credo…
    ciao
    c.

  4. Grazie per queste riflessioni.
    Io sono uno che il testo lo sente nascere dentro e poi quando è maturo sgorga fuori di getto e si concretizza sul monitor e poi sul foglio.
    Grazie anche ai tuoi suggerimenti, ho imparato che non basta, che poi è utile un serio e rigoroso lavoro di editing. Ma se il testo non è “nato dentro” lo sento meno mio.
    E poi conservo v.0, v.1, v.2 ecc. con il rischio di fare un po’ di confusione.
    E che dire di quando un testo o un’idea che erano stati rifiutati li ritrovi nei discorsi o nei prospetti di altri?
    Provo un misto di orgoglio e di rabbia..
    Buona giornata a tutti.
    Matteo

  5. Trovo molto interessante questo post: personalmente mi ritrovo nel metodo del concime. Letture varie e variegate, musica, arte, fumetti e film… metto tutto da parte sperando che un giorno o l’altro nasca qualcosa di buono e di mio.

    Grazie per questo blog e per il sito.
    Ottimo lavoro ^__-

    Elfuccia

  6. Dopo anni di sofferenze, catalogazioni, tassonomie e cartelline a centinaia, adesso solo più file txt con note sparse (spesso solo un “amo” verso ciò che mi serve) e poi LUI : Google Desktop. La stessa potenza di Google (meno i file pdf, acc!) sul tuo PC. Sono il tuo schiavo Google Desktop! giorgio

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