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risali negli anni

23 Agosto 2004

Tutto inizia con un taccuino blu

Ho appena iniziato il nuovo romanzo di Paul Auster, La notte dell’oracolo.
Per tutti i fanatici della cancelleria, per chi ama i rituali della scrittura, per chi pensa di aver bisogno di un quaderno nuovo per scrivere nuove parole, ecco cosa succede già a pagina 6:

Percorsi il corridoio fermandomi ogni due o tre passi a esaminare i prodotti sugli scaffali. In gran parte si trattava di comuni articoli per l’ufficio o la scuola, ma il campionario era davvero ampio per uno spazio così angusto, e mi colpì la cura posta nell’ammassare e disporre in bell’ordine così tanti articoli, che sembravano comprendere tutto: dai fermagli di ottone di sei lunghezze diverse, a dodici modelli di graffette da carta. Quando girai l’angolo, passando nell’altro corridoio che riportava alla cassa, vidi che uno scaffale era riservato a numerosi prodotti esteri di classe: blocchi in pelle importati dall’Italia; rubriche francesi, fini cartellette giapponesi in carta di riso. C’erano anche taccuini per gli appunti: una pila di fabbricazione tedesca e una portoghese. Trovai particolarmente accattivanti quelli fabbricati in Portogallo, con le copertine rigide, i quadretti e le segnature cucite, e la robusta carta a prova di macchia. Nell’istante in cui ne presi uno e lo tenni in mano fui sicuro di comprarlo. Non c’era frivolezza in quei taccuini, nessuna ostentazione. Erano pratici ferri del mestiere – banali, ordinari, robusti, ben diversi dai moduli in bianco che può venirti in mente di regalare. Però apprezzai la legatura in tela, e anche la forma, ventitré centimetri e mezzo per diciotto e mezzo, cioè appena un po’ più bassi e larghi della media dei taccuini. Non so dire perché, ma quelle dimensioni mi diedero una sensazione di profondo appagamento, e tenendo per la prima volta il taccuino tra le mani provai un che di simile al piacere fisico, un’espansione di benessere istantaneo e inspiegabile. Solo quattro taccuini restavano nella pila, ciascuno di un colore diverso: nero, rosso, marrone e blu. Scelsi quello blu, che casualmente era anche il primo in alto.

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5 risposte a “Tutto inizia con un taccuino blu”

  1. Lo ho letto anch’io. In effetti quella del taccuino e la cosa piu’ interessante (l’unica?) di tutto il libro.
    Pero’ il libro mi sono gia’ reso conto che non lo dimentichero’ piu’. Ogni libreria dove capito, se l’occhio cade sui blocchetti….

  2. è la stessa cosa che faccio io: devo toccare fisicamente blocco e penna per “sentirle”. Sono parte dell’ispirazione quando scrivo. Un blocco non “sentito” equivale a non scrivere bene. Deve “appartenermi”. è una sensazione strana: annuso addirittura la carta. Il suo odore. La sua matericità.

    Sono da ricovero… :))

    peste

  3. Nuovo taccuino…nuova vita. A volte ci perdiamo in dettagli inutili…che aiutano.
    Andrea

    P.S.
    Cara Luisa, hai cancellato il mio commento al post sul glossario della Regione Sicilia. il Blog è tuo e io avevo solo fatto una battuta…
    ( avevo scritto che speravo non avessero speso 100.000 euro come per l’inno regionale).
    Saluti ;-))

  4. E’ il fascino delle Moleskine, che è poi è il fascino che subivo da bambino dei quaderni con la copertina nera: mio nonno nel vecchio magazziono del Sud che conservava cio’ che rimaneva del suo emporio ne teneva diversi pacchi.

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