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13 Giugno 2004

Vanno e vengono: i prestiti di ritorno

Ieri, sabato, Gianluigi Beccaria si è occupato dei “prestiti di ritorno” sulla sua rubrica Parole in corso del Tuttolibri della Stampa:

“Non tutto quel che dall’anglo-americano oggi ci arriva ha aspetto straniero. Molta parte indossa panni nostrani. Ci arriva con un’aria di famiglia o perché si tratta di un viaggio di andata e ritorno, o perché si tratta di “anglolatinismo”.

Tra gli “anglolatinismi” ricordo habitat, referendum, sponsor, impatto, deterrente, digitare, missile, symposium, editor, esaustivo, video, audio. Anche charter (1964), propriamente “documento, impegno, contatto”, è il latino chartula. È certamente l’origine latina di congenial, depression, pervasive, supersonic, viaduct, ecc. ad aver favorito l’acquisizione di congeniale, depressione, pervasivo, supersonico, viadotto.

Tra i “prestiti di ritorno” ricordo il caso della parola graffiti, che nell’Ottocento passa all’inglese nel significato artistico tradizionale; poi nel tardo Novecento in America il significato si allarga ad indicare disegni e scritte murali di protesta eseguite con vernice spray nella metropolitana di New York; con questo significato l’inglese graffito, in seguito anche al successo del film American graffiti di George Lucas, 1973, torna all’italiano (trascinando con sé altri anglismi diffusi oggi nell’italiano giovanile come writer, 1997, chi sui muri, vagoni, metro, esegue disegni, scritte contraddistinte da uno stile molto elaborato e personale che ne individuano l’autore, oppure crew, attestato dal 1997, nel senso di gruppo, banda, che esegue disegni sulle pareti esterne degli edifici con bombolette spray, oppure tag, 1997, la scritta murale dall’aspetto di grafia araba, fatta con lo spray).

Con aria di famiglia ci è ritornato studio (cinematografico o televisivo), parola di base latina; prestito di ritorno è pure camera “cinepresa” (latino camera obscura), penetrato già come italianismo nell’inglese del Settecentesco per indicare una “sala con soffitto a volta”.

PS E che dire di medium, media e di chi dice o scrive “un media”?

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