Roma, fermata della metropolitana Cipro – Musei Vaticani, ore 17.30.
Oggi, nel sonnacchioso e borghese quartiere in cui lavoro, si è svolta la prima edizione romana dell’Illegal Art Show. Una mostra a cielo aperto dove gli artisti possono portare le loro opere di tutti i tipi: multimediali, tradizionali, installazioni, murales, oggetti, foto. Senza chiedere il permesso a nessuno, ma solo mettendosi d’accordo tra loro per gli spazi espositivi.
Si trattava in gran parte di ragazzi giovanissimi, ma non mancava una tranquilla signora che dipingeva fiori e ritratti in mezzo alla confusione. E infatti molte opere venivano create lì per lì, con collage, spray, computer, ma anche con tradizionali pastelli e prospettiva rigorosa.
Io e le mie colleghe siamo scese per toglierci di dosso un po’ di polvere comunicativa e farci venire qualche buona idea. Idee che davvero non mancavano: dalle “poesie a portar via” ai collage. Tra questi, “software of the soul”, ironico e scanzonato, che avrei visto molto bene a illustrare il sito aziendale. Al posto dell’altisonante Mission, l’astronauta col suo scafandro sulla sommità di una piccola luna. E invece dei clienti sorridenti, tre inquietanti figurette che sembrano uscite da un quadro di Egon Schiele…
La mostra avrà luogo tutti i mesi. Sempre in quel luogo di passaggio che è la stazione della “metro” Cipro.
“Perché l’arte ha bisogno di aria nuova magari con un retrogusto di smog. Perché non c’è nulla di più brutto di vedere un opera imprigionata in un museo. Perché la città è un ambiente con cui giocare. Perché se l’arte ha senso, non dovrebbe volere mediazioni. Per dare a tutti il diritto di mostrare le proprie opere senza passare per le mafie delle gallerie e dei critici d’arte.
Oppure semplicemente: perché?”
[dalla “chiamata alle arti” di Guerriglia Marketing]
Luisa, grazie del’informazione e peccato non essermi trovato da quelle parti, ma il mese prossimo…
ci vado anch’io! le idee ancora ci sono e comunicano!evviva-simoff