Tra non molto arriva Play Copy 2022 e io mi accorgo di non aver ancora pubblicato le slide del mio intervento all’edizione 2021, come mi ero ripromessa di fare da tempo. Eccomi a rimediare con questo post.
All’inizio il tema – i superpoteri – mi mandò un po’ in crisi, perché io tutto credo di avere fuorché dei superpoteri. Anzi, mi sento sempre un’artigiana, pure un po’ arrancante. Ma poi pensai che per età ed esperienza potrei tranquillamente essere una specie di fata madrina, quella che nelle fiabe più classiche salta fuori nel momento di disperazione o difficoltà e fornisce all’eroe o all’eroina alcuni oggetti semplici, ma dotati di poteri magici. Gherigli di noce che diventano scialuppe, piume capaci di trasportare oltre le montagne e cose del genere. Talismani, insomma.

Mi vennero in mente un sacco di oggetti. Poi ne scelsi cinque. Eccoli, così potete inquadrare meglio i contenuti delle slide e seguire il filo del mio discorso:
Una chiave, per entrare nel testo
La chiave per me è un buon incipit: tira dentro chi legge e fa cominciare chi scrive con il piede giusto. Un concentrato di aspettative: se riusciamo a cominciare con una frase breve, anzi fulminea, meglio. E ancora meglio se non cominciamo dall’inizio, ma da un punto inaspettato, magari da un dettaglio, come una macchina da presa che zoomma e poi si allontana.
Un set di righello e compasso, per creare geometrie
Le più classiche figure retoriche, anzi le “figure del discorso”, negli ambienti digitali sono più preziose che mai: perché racchiudono idee, suscitano immagini e stimolano la curiosità anche con testi brevissimi. Lo mostro con una strepitosa campagna abbonamenti del New York Times e con altri esempi tratti da qualche testo anche scritto da me.
Una perla, per illuminare e impreziosire
Una perla può essere una sola parola, capace di dare consistenza e colore a un testo anche molto semplice: una piccola ricercatezza linguistica, una parola che non ti aspetti, ma appropriata e pertinente.
Un libro, per il gusto della profondità
Il modo più naturale per noi umani di metterci nei panni di qualcuno, di un’altra età, di un altro genere e di un altro tempo è vivere e respirare con lui o con lei e vedere con i suoi occhi nello spazio e nel tempo di una storia. Lo possiamo fare anche con un audiolibro, una pièce teatrale, un film, una serie tv, ma queste ci impongono i loro tempi, i loro volti, la loro voce; un libro chiede a noi, al nostro cervello, di trasformare le parole in realtà visiva ed emotiva.
Un cuore, da gettare oltre l’ostacolo
Scrivere significa osare, scrivere insegna a essere audaci, temerarie. Gettare il cuore oltre l’ostacolo ripaga non solo con nuove competenze, ma anche con botte di autostima immense.
E ora, sfoglia le slide:
Per fortuna – mia – hai dimenticato di pubblicare l’intervento allora – non mi serviva – e lo hai fatto adesso, che ne ho bisogno.
Idee preziose, merce rara in questi mesi terribili.
Grazie e Buona Fortuna, a tutti.
Grazie!
Luisa,
sei un mito.
Grazie, fata madrina.
Piera
Nella scrittura tre è maggiore di quattro: un gran bel paradosso.
In questo post, cara Luisa, mi hai spinto a risfogliare il dizionario di retorica, ricordato l’efficacia delle slide, ravvivato il senso profondo della scrittura.
Che dirti se non grazie, ancora una volta?
Saluti a tutti.
Marinella Simioli
Sito bellissimo, mi ha tenuto (e mi sta tenendo) incollato allo schermo, nonostante l’ora tarda.
Ancora complimenti