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risali negli anni

22 Novembre 2021

Le vie del senso sono infinite

Negli anni ho letto e riletto tutti i libri di Annamaria Testa. Li ho sottolineati furiosamente, per usare un avverbio che lei ama, li ho riempiti di post-it, ne ho tratto slide che propongo sempre nei miei laboratori di scrittura. Queste, per esempio:

Fin da La parola immaginata ho costruito sulle sue parole tutto quello che ho imparato anche in seguito leggendo altre autrici e altri autori. Perché fin da quel libro, che ora ha i bordi tutti ingialliti, Annamaria è stata la mia maestra non solo per cosa diceva, ma soprattutto per come lo diceva. Quello stile essenziale e rigoroso, eppure leggero e allegro, mi conquistò, mentre da business writer per caso cercavo la mia strada.

Tra i tanti, posso oggi dire che il preferito è rimasto Le vie del senso: il più esile, il più rivelatore, dove le parole venivano stiracchiate, modificate, rivoltate, spostate, ricolorate, accostate a qualcos’altro. Tutti quei piccoli e apparenti maltrattamenti mi aiutarono a guardare i testi miei e altrui con meno timore, a incoraggiarmi a strapazzarli un po’ anche io, per vedere cosa succede quando ne modifichiamo la forma, fosse anche un virgolina, uno spostamento verso l’alto o il basso. Succede di tutto, fino a far dire ai testi “cose opposte con le stesse parole”, come recitava il sottotitolo.

Titolo e sottotitolo sono gli stessi anche nella nuova edizione, che Annamaria ha ampliato e riscritto dopo ben diciotto anni dalla prima. Per me è stata una sorpresa: mi sono tuffata nel nuovo libro proprio come i tuffatori che sulla copertina si tuffano nella bocca del vulcano. E ho ripreso a sottolineare furiosamente.

Il libro, infatti, è nuovo. Riparte dalla frase breve e semplice di tanti anni fa, “Bella giornata oggi”, ma subito sale vertiginosamente verso una prospettiva amplissima che comprende studi, ricerche e libri successivi di Annamaria, e la rivoluzione della comunicazione che tutti stiamo vivendo:

“Da verticale che era, la comunicazione diventa orizzontale e disintermediata. In meno di vent’anni le interazioni tra grafica, immagini, testi assumono un’importanza inedita. Arrivano a riguardare tutti quanti, non solo come fruitori, ma anche come produttori di testi e immagini.

E io ho il tempo necessario a rendermi conto che ciò di cui, quasi vent’anni prima, sono andata in cerca con tanta furia è esattamente la molteplicità e la multidimensionalità delle strutture che legano quanto sta dentro e quanto sta attorno a un testo. La sua apparenza alla sua sostanza.”

Le strutture: quello che il nostro cervello cerca avidamente quando legge, quando guarda. Non le nostre parole infilate l’una dopo l’altra, ma schemi, ricorsi, parallelismi, contrasti. La visione di insieme vince sul dettaglio, l’immagine vince sulle parole, l’analogico vince sul digitale.

Dalle strutture, verbali e/o visive, il cervello ricava il senso. Ma le strutture, questa volta, sono talmente ampie da diventare senza confini. Perché anche una piccola frase si può leggere davvero solo alla luce di quello che sta “dentro” il testo (il cotesto: frase prima, frase dopo, intero paragrafo, intero capitolo…) e di quello che sta “fuori”, cioè il suo contesto, che va dalla vita dell’autore al clima culturale dell’epoca, in un gioco di rimandi continuo.

Insomma, le parole sono “porose”: si imbevono di tutto quello che sta dentro e attorno al testo. O meglio, è porosa la loro manifestazione fisica, il significante, la loro faccia sensibile.

“L’espressione – la parte materiale, e variabile – del segno è chiamata il significante del segno. In sintesi: significato e significante vanno insieme e sono la parola, così come le due facce di un foglio sono il foglio. Ciò che noi percepiamo di una parola è il significante. Ciò che noi ne sappiamo è il significato.”

Il significato è stabile. Il significante è variabile. E il libro ci mostra come, di variazione in variazione, la forma del testo ne cambia o ne orienta continuamente il senso. Un viaggio inebriante: lungo la strada incontriamo la punteggiatura, il colore, i caratteri, Ginger Rogers e Fred Astaire, il verdeazzurro Tiffany, la visualizzazione dei dati, Barack Obama, Donald Trump, il giornalismo visivo, il format, l’impaginazione… “

“Perfino mentre siamo immersi nella lettura, un intero mondo continua ad agitarsi ai bordi del nostro sguardo, integrandosi o interferendo con le parole che stiamo leggendo.”

Un mondo che invita al viaggio anche noi, alla scoperta di quante variabili possono influenzare la percezione.

Alla fine, mi sono chiesta se ci fossero ancora le parole che concludevano la prima edizione e che conoscevo a memoria. Ci sono, eccole:

“Il grado superiore del leggere, forse, oggi potrebbe coincidere con il saper leggere sia i testi sia la forma dei testi. Il grado superiore dello scrivere potrebbe coincidere con il saper concepire testi che per quanto è possibile comunicano, nella sostanza e nella forma, secondo le intenzioni di chi li ha progettati. Questo significa leggere e scrivere – e anche parlare e ascoltare – esplorando un universo del senso in cui le parole non sono sempre e necessariamente centrali, e soprattutto non sono più ‘solo’ parole.”

In questo blog ho spesso parlato di Annamaria Testa e dei suoi libri. Leggetevi i tanti post, se vi va.

3 risposte a “Le vie del senso sono infinite”

  1. Se “le vie del senso” lo hai letto e riletto, cara Luisa, sarà bene che mi affretti a comprarlo, questo libro, per colmare le mie lacune.
    Da tempo grazie a te ho apprezzato delle parole il loro aggregarsi creativo e la bellezza generata dalla fusione di forma e contenuto. Prima ero selettiva e chirurgica.
    All’inizio mi è sembrato di snaturare la funzione essenziale della scrittura e della lettura. Sentivo di distrarmi dal fine primario del testo: quello di dire qualcosa. Di dirmi qualcosa.
    Poi mi sono lasciata affascinare dall’armonicità del nero su bianco, fatto di agglomerati densi o di superfici semidesertiche.
    Le parole hanno smesso di essere semplici messaggere di contenuto ma sono diventate paesaggio da ammirare, che transita dall’occhio per approdare alla mente.

    Grazie sempre, Luisa, per ciò che scrivi, ma soprattutto per come lo scrivi.
    Buona lettura a tutti
    Marinella Simioli

  2. Continuerò a sottolineare anche io furiosamente i libri di Annamaria Testa. Questa nuova edizione del libro “Le Vie del Senso” mi manca e provvederò subito.
    Luisa per quanto riguarda i tuoi post sono sempre così leggeri e attenti. Grazie

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