Lo so che per molti è una gran seccatura, che magari delegano ad altri, ma a me fare le slide piace. E non per il gusto delle immagini, degli abbellimenti e degli effetti speciali, ma perché vi riconosco due tratti che mi appartengono profondamente:
- il gusto artigianale del mettere le mani in pasta, del veder crescere un manufatto, proprio come un falegname o una sarta
- la mia anima di editor, che orienta qualsiasi cosa faccia − una conferenza, una lezione, una consulenza. Parlo di anima perché non si vede, ma io la sento e la abito: è quel tendere incessante alla migliore essenzialità e necessità delle parole, dove la forma si allinea alle intenzioni tanto da diventare trasparente e il messaggio arriva nitido, senza alcun disturbo.
A me fare le slide piace perché in ognuno di quei rettangoli devo filtrare il succo, renderlo autonomo e parlante. Ma poi quei rettangoli − decine, qualche volta anche centinaia − devono comporsi in un itinerario coerente, fatto di cornici, priorità, picchi, pause, happy end. Storytelling, lo chiamano in molti.
A me fare le slide piace, perché ho da tempo uno stile molto sobrio, anche se credo elegante e riconoscibile. Posso quindi dedicarmi completamente alla ricerca e alla selezione dei materiali, alla progettazione, alla fluidità al ragionamento, alla solidità dell’argomentazione, alla leggerezza dell’insieme anche se le slide sono tantissime.
La presentazione cui sto lavorando in questi giorni mi ha richiesto di guardare tanti materiali, tutti dello stesso tipo ma tutti dai contenuti diversi. Il punto di arrivo sarà una presentazione di circa tre ore di esempi e suggerimenti su come affrontare la scrittura di un’applicazione molto di nicchia in campo editoriale.
Ora sono nel felice momento in cui è terminata la salita di ricerca, lettura e documentazione e comincia la discesa del dare forma al prodotto finale. Una forma che non ha tanto a che fare con l’aspetto visivo e l’estetica, quanto con il ragionamento e l’andamento di quello che dirò e farò vedere.
Anche questa volta termino la salita strapiena di slide: sono quasi 300 e devono diventare meno della metà. Perché caricarsi così? Perché solo nel tripudio dell’abbondanza si sceglie bene: sposto, raggruppo per temi, poi per esempi simili. Quando ne vedo ben quattro uno dietro l’altro, il migliore spicca da solo. In tutto quello spostare, succedono due cose che di solito rafforzano la mia sicurezza e la mia scioltezza espositiva:
- le idee con cui ero partita si consolidano, diventano un edificio stabile, in cui è facile muoversi, sia per me sia per chi mi ascolterà
- nascono nuove idee e nuovi stimoli, come quello a scrivere questo post di cui un paio d’ore fa non avevo la più pallida idea. Per alcune di queste idee faccio delle nuove slide. Anche nella scrittura di una presentazione il testo continua a suggerire.
D’altronde, ci sarà un motivo se in sessioni di co-design la parte che preferisco è quella in cui si riempiono pareti di post-it e altrettanto quella in cui si fanno i clustering, aggregando e scartando. Le cose migliori, soprattutto quelle minuscole, concentrate ed essenziali nascono dall’abbondanza, non dalla penuria. Per questo le 200-300 slide mi sono care e le conservo sempre. Anche quando ne mostro solo 60, loro continuano a sostenermi.
Quando so di aver scelto il meglio possibile, anche le operazioni di lucidatura delle mie pur sobrie slide mi danno gioia. E questo anno e mezzo di lavoro online mi ha insegnato quanto la precisione formale e l’eleganza visiva contino ancora di più quando la slide occupa tutto lo schermo di chi ci ascolta.
PS Questa volta darò al mio cliente, con cui ho una felice consuetudine di anni, anche la versione bulk. Meno lucidata, ma utile credo proprio di sì.
Complimenti Luisa!
Hai ben colto la complessità di una buona efficace presentazione da cui, lo vedo nel mio lavoro di organizzatrice eventi, nascono allineamenti tra cliente e fornitore che facilitano ulteriormente l’inizio, li stile e lo svolgimento del lavoro effettivo!
Una buona presentazione per me equivale ad una “stretta di mano”
Buon lavoro!
Buongiorno Luisa la sua descrizione del lavoro e delle emozioni se vogliamo che si celano dietro la preparazione delle slide mi permette di osservarle con occhi diversi. A me che non le amo particolarmente. Grazie come sempre utile e stimolante.
Grazie! Avrò la fortuna di partecipare all’incontro di cui parla, come collaboratrice del suo cliente. Ero da subito entusiasta di avere l’occasione di vivere un momento di formazione così importante e ora che leggo questo testo la trepidazione cresce a dismisura (conterò con attesa i pochi giorni che mancano ☺️). Nei microtesti e nelle note si vede la professionalità di un prodotto editoriale che abbia grande attenzione verso il lettore, la stessa attenzione che emerge in questo articolo: il corso per me è già iniziato.
Buongiorno e grazie per la condivisione delle regole, della fatica, del senso del suo lavoro. Mi riconosco in molte delle cose descritte e ne capisco il senso. Anzi dirò di più, il fatto di leggerle narrate da lei che è maestra in questa arte, mi permette di legittimare dubbi e idee, che accompagnano il mio lavoro e alimentano una certa insicurezza. Mentre, in fondo, appartengono a tutti e sono importanti. Grazie!
Post che ho letto e riletto perché temevo di essermi persa qualcosa di prezioso, nella foga di finire in fretta. I tuoi post, cara Luisa, vanno letti almeno due volte, o almeno è ciò che faccio io. La prima per cibarsi famelicamente del contenuto, e la seconda per godersi paciosamente la forma.
Amo la profonda bellezza del tuo modo di spiegare ogni cosa, che trasuda passione, cura, pazienza, studio.
Le slide sono un arduo esercizio di pensiero condensato, dove si maneggia la stringatezza solo se si è padroni sicuri delle parole. Creare delle slide significative è una sfida per chi divulga e comunica. Grazie per averci fatto sedere alla tua scrivania. Mi è sembrato di vederti mentre lavoravi…
Marinella Simioli
Io, da anni, sono sempre stato dell’avviso che al termine della partecipazione ad un convegno o ad un meeting, delle p.es 10 relazioni ascoltate/viste, solo 2 o 3 restano impresse molto positivamente dentro di noi. Queste ultime hanno avuto 3 caratteristiche: l’interesse del tema suscitato, la padronanza del relatore ma soprattutto l’efficacia espositiva. Se si riesce a catturare l’utente/discente/cliente alla sola vista di una efficace slide, più di metà lavoro è gia fatto.
Matte
Ho trovato una casa.
Ho viaggiato da solo in una Terra nuova, da scoprire, con attenzione, passione e perseveranza, piena di angoli vivi da addolcire e convertire in archi accoglienti.
Arrivo da una valle dove chi legge o ascolta ha il peso di seguire. Ho cercato di conformarmi; non ci riesco.
L’attenzione per le parole è un’attrazione troppo forte. La cura per i dettagli visivi ancora di più.
Ho trovato una Guida – finalmente ! – che conosce alla perfezione questa Terra.
Una Guida che svela le emozioni di chi si avventura: “salire e scendere”, sensazioni tante volte provate con testi e slide. Grazie per tener accesa la luce del faro. Noi esploratori inesperti riusciremo, forse, a trovare una strada, larga e alberata, dove continuare a giocare con parole, punteggiatura ed elenchi al ritmo del suono dei tasti, come bambini felici.
Francesco Rizzo