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risali negli anni

20 Settembre 2021

Sintassi semplice, livello avanzato

Che la sintassi possa essere grammaticalmente impeccabile e al tempo stesso maledettamente complicata lo sappiamo per esperienza diretta. Accade quando, leggendo, dobbiamo rallentare e ci chiediamo dove mai stiamo andando. Che è buona cosa non scrivere periodi chilometrici pure lo sappiamo (a meno di essere molto ma molto brave o avere un’ottima ragione per farlo). Tutti i manuali di scrittura efficace ce lo raccomandano fin dalle prime pagine.

Quel che non sempre ricordiamo o di cui non ci rendiamo conto è che la leggibilità di un testo non dipende solo dalla lunghezza dei periodi, ma anche da quella che Steven Pinker chiama la loro “geometria”, cioè l’ordine delle informazioni, delle frasi e persino delle singole parole. Anche la geometria di una frase deve rispettare i bisogni e il modello mentale di chi legge.

La geometria conta soprattutto quando lo spazio è poco e la colonna di testo molto stretta: un popup, ma anche più semplicemente lo schermo dello smartphone, in cui ogni riga contiene pochissime parole.

Per questo negli ambienti digitali liberare il testo “dall’intrico” delle subordinate è d’obbligo, anche se per un grande linguista come Tullio De Mauro era d’obbligo comunque, anche sulla carta:

“Frasi brevi e limpide si capiscono bene. La mente del lettore o dell’ascoltatore non è tutta impegnata nello sforzo, a volte disperato, di uscire dall’intrico delle subordinate. Così la mente del lettore può correre alla sostanza concettuale.”

Quando la sostanza concettuale è bella densa e può mettere alla prova − testi tecnici o legali, per esempio − la sintassi lineare è un salvagente. Per chi scrive e per chi legge.

Nel tempo mi sono accorta di quali espressioni contribuiscono di più agli intrichi. Non perché abbiano qualcosa di sbagliato di per sé, ma perché sono spesso usate in modo improprio. Quasi sempre per darsi un tono, per il timore di apparire troppo semplici, per l’ansia di voler impacchettare tante informazioni in un solo periodo (ma perché a scuola non ci hanno insegnato il valore delle frasi brevi, fulminee, incisive, quelle che fanno fermare a riflettere?).

Ecco le espressioni foriere di complicazioni:

oltre a…

Se si hanno due cose da dire, la tentazione di un “oltre a…” è quasi irresistibile.
Qual è il problema? Che la cosa introdotta da “oltre a” dovrebbe essere teoricamente meno importante, oppure nota, o ancora ovvia o implicita. Però viene prima e quindi catalizza l’attenzione e “spreca” un po’ di energie cognitive prima che entri in scena la cosa più importante. Se poi la frase è lunga, arriviamo alla cosa più importante già un po’ esauste:

Oltre a frullare verdure e legumi in favolose vellutate, o tanti frutti in freschissimi smoothie, il nuovo minipimer tritura anche il ghiaccio, la vera novità della versione plus.

La cosa più importante, prima arriva, meglio è (a meno che vogliamo creare attesa):

La vera novità del nuovo minipimer plus è che tritura anche il ghiaccio, oltre a frullare verdure e legumi in favolose vellutate, o tanti frutti in freschissimi smoothie.

non solo… ma anche…

Il meccanismo è lo stesso anche qui. Cosa è più importante? L’informazione introdotta da “non solo” o quella introdotta da “anche”? A logica e buon senso, quella introdotta da “anche”, ma raramente è così; spesso invece le due informazioni sono collocate nelle due scatole un po’ a caso. Il risultato può essere un periodo lunghissimo:

Il B&B vi offre non solo una colazione luculliana, tutta con prodotti di stagione e a km zero, coltivati nei dieci ettari della proprietà, ma anche una piscina a bordo sfioro tra ulivi e piante di lavanda.

Due cose così appetibili forse meritano un periodo ciascuna, invece di una corsa a perdifiato:

Nel nostro B&B vi aspetta una colazione luculliana: tutti prodotti di stagione e a km zero, coltivati nei dieci ettari della proprietà. Poco più in là, la piscina a bordo sfioro, tra ulivi e piante di lavanda.

da un lato… dall’altro

Questa espressione dovrebbe contenere due cose correlate ma a contrasto, non due cose qualunque:

Da un lato la sua recensione ci rende felici, dall’altro ci dispiace che il pacco le sia stato consegnato con tanto ritardo.

Invece spesso è usata per mettere semplicemente insieme due cose non correlate:

Tra le attività del primo semestre, da un lato abbiamo implementato la nuova app, dall’altro abbiamo avviato una ricerca etnografica presso gli utenti.

Ma i lati non servono:

Tra le attività del primo semestre, abbiamo implementato la nuova app e avviato una ricerca etnografica presso gli utenti.

sia… che

Lo so che è correttissimo, ma io preferisco di gran lunga il sia… sia… La simmetria aiuta la chiarezza. La nostra vista laterale, che anticipa la lettura di quello che sta per arrivare, individua subito il secondo sia e lo collega immediatamente al primo, creando già una piccola impalcatura di senso:

Per creare questo abito in stile etnochic potete sia comprare un taglio di cotone sulla sezione Fabrics del sito, sia riutilizzare una tovaglia a colori vivaci, purché in ottimo stato.

rispettivamente

Questo avverbio è nella mia black list da tempo e non lo uso mai. Serve a chi scrive per “impacchettare” le informazioni, lasciando a chi legge l’onere di “spacchettarle” e di andare su e giù nel testo per collegarle:

Le startup hanno apprezzato soprattutto i programmi Smart, Activist e Disruption, di cui hanno usufruito, rispettivamente, per il 60%, 57,4% e il 42,3%.

Rimpacchettiamo:

I programmi più apprezzati dalle startup: il 60% ha usufruito di Smart, il 57,4% di Activist, il 42,3% di Disruption.

Rispettivamente è usatissimo nella presentazione dei dati: perché complicare inutilmente?

P.S. Su questo blog i post dedicati alla sintassi sono proprio tanti.

6 risposte a “Sintassi semplice, livello avanzato”

  1. D’accordo su ogni parola del post, cara Luisa.
    Ci hai insegnato che un testo possiede significato e forma, quella che cattura l’occhio in prima battuta.
    Quando leggo avverbi chilometrici, “zioni”, parentesi, una sfilza di “che” inanellati, vado in affanno.
    A volte mi sembra di partecipare a una estenuante caccia al tesoro in cui mi tocca cercare chi fa cosa. Mi chiedo se in fondo non ci sia una deliberata voglia di disorientare il lettore. Resto con i miei dubbi, augurandovi buona giornata.

    Marinella Simioli

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