Pratico yoga da quasi vent’anni, quindi ho abbastanza chiaro il concetto − per molti astratto − di “energia”. Me ne accorgo, la percepisco quando mi attraversa, sento quando cala paurosamente, so anche come si fa a ricaricarla. Non sempre ci riesco, ma un’idea ce l’ho.
Avere una certa dimestichezza con questa cosa che non vedi ma senti è stato fondamentale per gestire i tanti alti e bassi, le euforie e gli imprevisti della mia vita da freelance. Un’alleata invisibile, ma potente.
Eppure in quello che ormai chiamo “l’anno strampalato”, e oltre, ho scoperto ancora qualcosa. Me ne sono accorta stamattina, con il caffé in mano. Come una piccola illuminazione. E ora sono qui a scriverne, per fissarla nella sua freschezza. Per me e per te che mi leggi.
Dopo decine di giornate e centinaia di ore di formazione online, sono piuttosto soddisfatta dei risultati. Per la scrittura l’online funziona, oso dire che in alcuni casi funziona persino meglio dell’aula perché c’è un’intimità particolare col testo, un’immersione più profonda, una concentrazione speciale sia da parte di chi insegna che da parte di chi è lì per sperimentare e imparare.
Però la formazione a distanza stronca la docente. Dopo un laboratorio di quattro ore alla mattina, il pomeriggio mi devo dedicare ad attività più che leggere. All’inizio pensavo fosse perché era tutto nuovo, e io particolarmente tesa, perfezionista e fifona come sono. Invece no, passa il tempo, aumentano padronanza e disinvoltura, ma stanchezza ed esaurimento permangono. Mi chiedo: come è possibile che prima facevo due giorni interi di laboratorio a Trento, prendevo il treno alle 17, arrivavo alla Stazione Termini alle 21, poi la metro, poi la macchina al parcheggio di scambio e nonostante tutto arrivavo a casa in condizioni più o meno normali?
Poi ho capito. In aula, con la presenza viva, butti fuori un sacco di energie, ma quelle energie ti tornano. Mi è capitato di percepirle fisicamente, come onde benefiche di una risacca incessante, che ti ricaricano in continuazione. Prendi, dai, riprendi, ridai.
Online non è così. Scambi tantissimo lo stesso, ma su un piano intellettuale, mentale. Delle conoscenze, anche dell’entusiasmo e della motivazione. Ma non sul piano energetico: l’energia esce, ma non rientra. Mi sono chiesta se è per il ritmo più serrato che teniamo online: non perché non ci concediamo pause, anzi, ma perché il silenzio pesa di più e lo temiamo. In aula faccio una domanda e aspetto pazientemente le risposte: intanto guardo le persone a turno, sorrido, faccio una delle mie tipiche smorfie, butto là un indizio, gironzolo tra di loro, senza imbarazzo da parte di nessuno. E intanto l’energia circola. Online si blocca.
Ecco, mai come oggi mi è stato chiaro cosa sia l’energia. Una qualità sottile legata alla presenza fisica, al corpo, allo stare insieme con tutto quello che siamo. Doveva mancarmi a lungo per accorgermene. E scrivo questo post perché non vorrei che, inebriata anch’io dall’efficienza della formazione online, alla fine mi dimenticassi di quelle onde vivificanti e meravigliose.
Anch’io, come te, cara Luisa, ho deciso di scrivere di getto, appena dopo aver letto il tuo post condivisibile in ogni sua parola, virgole incluse.
Come te avverto la mancanza della tangibilità umana. Ci riflettevo giorni fa, quando i ricordi della “vecchia vita” si sovrapponevano al vivere odierno.
Ci siamo illusi che qualche messaggino vocale e una manciata di videochiamate potessero supplire all’assenza dell’uomo in carne e ossa. Il grande bluff invece si sta disvelando in tutta la sua beffarda concretezza.
Non sappiamo quanto durerà questa fase di sospensione e ci disorienta non poter programmare, illusi come eravamo di poterlo fare sempre.
Dovremo trovare altre forme di esistenza, individuale e collettiva, perché l’energia di cui parli torni a circolare, benefica e catartica.
Buon tutto a tutti
Marinella Simioli
“In aula, con la presenza viva, butti fuori un sacco di energie, ma quelle energie ti tornano. Mi è capitato di percepirle fisicamente, come onde benefiche di una risacca incessante, che ti ricaricano in continuazione. Prendi, dai, riprendi, ridai”. Sai che è lo stesso modo in cui gente abituata a suonare in grandi stadi come San Siro spiega il meccanismo grazie al quale non solo si riesce a salire sul palco, ma anche a riversare energia sul pubblico, farla rimbalzare, recuperarla e non rimanerne schiacciati? Bello!
Bellissimo per me quello che scrivi tu, Luca!
Cara Luisa ti seguo dai tuoi albori con il MdS… parole che condivido appieno. Mi
Mancano gli umani in carne ed ossa, I loro umori e sudori, gli spostamenti d’aria e di energie che essi provocano nello spazio in cui prima si condividevano attimi di vita. anche inconsapevoli di chi ci circondava, ne respiravamo quelle energie non richieste e non cercate….ora tutto filtrato nel respiro che si agita dietro le maschere che ci hanno tolto la faccia.
Cara Luisa, condivido l’idea di energia e del suo ricircolo, la cosa bella è che, dopo un anno di pratica, sto cominciando a sentirla anche online, in particolare se uso Zoom o piattaforme che mi permettono di vedere le persone.
La sento anche da discente, per esempio nella mindfulness o facendo yoga: a volte, anzi, mi sembra di sentire gli altri e l’insegnante pure di più 🙂
condivido davvero tutto di questo articolo sull’esperienza di formare a distanza e mi conforta oapere che la sensazione di essere quasi stremata alla fine di una giornata con 4, 5, 6 ore di connessione e di formazione e consulenza a distanza, non è solo mia. Dopo … l’unica cosa che mi fa bene è uscire nei campi intorno a casa e camminare.
Ho sempre pensato che la bellezza di questo lavoro è che dopo una giornata sei stanca, ma carica come una pila e puoi ancora studiare e scrivere. Ora con la formazione a distanza no. Tuttavia io sento che anche così le relazioni hanno il sapore dell’autenticità, anche solo perché sei talmente concentrata nel dare il massimo di te, che sei comunque autentica e in qualche modo senti la presenza degli altri, anche senza vederli.
Abbiamo credo imparato a cercarci anche così, perché noi umani abbiamo bisogno di essere “insieme”.
Cara Luisa, bellissima riflessione. Che risuona molto, soprattutto per chi come questa formazione online è chiamata spesso anche a progettarla. Il mio impegno è, per quanto possibile, tenere l’onda, dell’energia e delle emozioni, dentro la linea dell’online. Per creare qualche risonanza umana in più!
Ciao, Luisa. Seguo da anni, nella Libreria Nuova Europa di Roma, Laboratori di Filosofia o Storia.
Con la pandemia da due anni i Laboratori sono in remoto.
Quello che scrivi lo vivo anche in questo frangente. Certo con Zoom vedi gli amici di letture, forse si è più concentrati sui concetti da sviluppare, ma sei comunque sola nel tuo studio e quella energia salutare non ti accompagna.
Non parliamo poi degli abbracci, delle strette di mano… Ad maiora 🌸
Cara Luisa,
scrivo da nerd. Ho un’anima nerd che va al di là dell’età. Non sono nativa digitale eppure il computer mi è diventato amico. È vero, ci si stanca. Ma per me, timida e vergognosa, quello schermo è il mio mantello. Un mantello che non copre ma svela qualcosa che di persona ho timore a mostrare. Credo si chiami anima. Non anima nerd. Anima e basta. Allora, in quel varco, altre anime compaiono. Incorporee. O, come dice Oskar Hahn “…riappariamo entrambi tenendoci per mano nello spazio dove coincidono tutti i nostri luoghi”
Nessun posto è qui o lì
Ogni luogo è proiettato dall’interno
Ogni luogo è sovrapposto allo spazio
Ora sto creando un punto all’esterno
sto cercando di metterlo qui in alto
sopra lo spazio dove non sei
per vedere se da tanto sforzo sì da tanto sforzo
tu appari sorridendo un’altra volta
Appari qui appari senza timore
e da fuori entra qui
e usa abbastanza forza abbastanza forza
per vedere se appaio ancora se appaio ancora
se riappariamo entrambi tenendoci per mano
nello spazio
dove coincidono
tutti i nostri luoghi
Come quando si sale sul palco per recitare: si sentono i respiri del pubblico. E questo senso di compartecipazione che dà energia all’attore. Online è difficilissimo, ovviamente.
Simonetta
Grazie Luisa!
Grazie per aver dato parola ad un mio sentimento che provo dall’inizio di questo anno strampalato. Le conferenze online hanno innalzato il mio livello di partecipazione alle comunità. Vivendo in periferia stavo perdendo molti contatti. L’onlife ha migliorato questo pezzo di vita. Lavoro da anni sul web, ma ciascun lavoro iniziava o finiva sempre con un incontro. In quell’incontro fisico evidentemente c’era sempre stata quell’energia che “ripagava”.
Mi manca.
Cara Luisa
Anche io vivo lo stesso dilemma. Ma l’energia di ritorno la sento, anche se non come prima, durante gli incontri in presenza.
Per me l’annullamento di tempo e fatica di viaggio hanno l’effetto di una ricarica naturale. E ho iniziato a praticare Qi Gong x assorbire meglio le energie umane sottili che filtrano comunque tramite lo schermo di zoom.
Ne apprezzo la varietà geografica: lavoro con toscani, pugliesi, slovacchi. Ne assorbo le diverse cadenze e qualità.
Faccio di necessità virtù. Colgo il buono e lascio andare il disagio.
Imparo ad evolvere.
Ho letto l’articolo tutto d’un fiato e sono d’accordo con quello che scrivi sullo scambio di energia.
Lavoro da casa da oltre un anno ma quello che mi pesa di più è fare le sessioni di formazione online; come scrivi tu sono comunque produttive ma alla fine ti senti svuotato proprio perché non c’è il ricircolo di energia dato dall’interazione anche fisica con i partecipanti.
Comprendo anche lo stato d’animo degli studenti imprigionati nella didattica a distanza e dei docenti confinati in lezioni remote.
Grazie per aver condiviso questa tua sensazione.
Bello … una nuova forma dello ‘stare insieme’ per condividere sentimenti, passioni, saperi … saverio
Grazie Luisa,
nelle tue condivisioni sei sempre illuminante e (ma non occorre esplicitarlo) ricca di energia positiva.
Anna
Grazie, anche a me qualche settimana fa e’ arrivata forte e chiara questa mancanza.. la reciprocità, lo scambio, la complicità, l’adrenalina anche, perché ogni aula e ogni giornata di formazione hanno la loro speciale alchimia. Faccio fatica, so che anche i partecipanti fanno un po’ fatica, ce lo diciamo e troviamo, con ogni gruppo, il “trucco del giorno” per sentirci nella stessa stanza. Grazie di questa bella condivisione.
Nell’uniformità dell’etere, sulle onde dei bit nell’alieno silenzio ciberneutico. No è per me. Vado su un’isola..iniziato a praticare Qi Gong.
Stuart
Buongiorno Luisa,
lei ha detto in modo semplice e chiaro quella che è stata l’esperienza di tutti noi nella formazione on line: manca quello scambio, che non solo permette di prendere fiato, ma anche di ricaricare ed arricchire nel contatto fisico e mentale con l’aula.
Forse siamo ancora “inesperti” enon sappiamo (parlo per me) ancora usare tutte le potenzialità che le piattaforme mettono a disposizione: lavagne comuni, stanze separate ecc
Ma sicuramente manca quello scambio immediato che è nel discutere insieme, nel mettere in comune riflessioni, esperienze, prospettive personali, tutto quello che nell’aula fisica è ricchezza messa in circolo, sguardi che si incrociano, chimica che ci trasforma, docenti e discenti. Quel flusso ininterrotto di dare e ricevere che è l’aula di formazione.
Dopo aver letto il suo blog mi sento un po’ meno sola e un po’ meno obsoleta.
grazie