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risali negli anni

30 Gennaio 2021

Fate il vostro gioco!

Mentre studio, preparo, scrivo, vivo un grande isolamento (non solitudine!). Quando mi confronto, faccio riunioni o insegno online, vivo invece una grande immersione, a volte con decine di persone. Due poli opposti tra i quali all’inizio ho faticato a muovermi, ma con i quali sono sempre più familiare e disinvolta.

Una delle cose che ho notato ultimamente, anzi, è che online si vive una maggiore concentrazione e quasi intimità, che compensano la mancanza di presenza. No, non è la stessa cosa, proprio per niente. Io l’aula me la sogno di notte. Però sto imparando a trarre il meglio da questa concentrazione. Per “concentrazione” intendo l’attenzione alle parole, alla loro scelta, ai tempi, sia da parte mia sia da parte di chi è al di là dello schermo. Stiamo tutti attenti a non sprecare. Online si fanno sicuramente meno chiacchiere, forse per il fatto di gesticolare meno e di puntare lo sguardo decisamente verso il volto di un altro: io mi accorgo di ripetermi raramente, le persone nei loro interventi sono più stringate e accurate. Un piccolo vantaggio, anche se sospetto che tanta concentrazione sia alla base di tanta Zoom Fatigue.

L’individuo e il gruppo. Ma ogni gruppo è fatto di tanti individui, e più sono ricchi di diversità più il gruppo funziona, a dispetto di quello che si potrebbe pensare. A patto di conoscersi molto, ma molto bene. Me lo ha ricordato l’ultimo post di Maria Cristina Lavazza, l’experience designer del nostro DiG (Designer in Gioco). Il titolo: Identifica e coltiva ciò che ti rende speciale e irripetibile. Chi di noi non lo vorrebbe?

La proposta di Maria Cristina è di incrociare le 20 capacità proposte da Ideo (la design company più famosa del mondo) con le 30 carte di DiG. Non ho resistito. Tra le capacità ho scelto:

  • l’energia non mi manca mai
  • armonizzo e incastro

L’energia non perché sia instancabile, tutt’altro, ma perché nonostante sia una persona con alcuni lati profondamente pessimisti, so di trasmettere energia, passione ed entusiasmo negli altri. Ci sono voluti anni per rendermene conto, e con un certo stupore, ma oggi so che da questo punto di vista faccio un gran buon effetto.

Armonizzo e incastro: lì si mette al lavoro la mia anima di editor, quella che toglie, aggiunge, lima finché un testo non è liscio come una superficie intarsiata. Il disegno è nitido, ricco di sfumature, ma se lo tocchi ci scivoli sopra. Ci vuole un’attenzione ossessiva per le minuzie, e io ce l’ho.

A questo punto ho scelto la carta. Non è stato facile, perché quei 30 mestieri li ho visti nascere e sono tutte persone di famiglia. Ma se l’energia si sprigiona dall’attenzione ai dettagli, allora non ho dubbi: il mio mestiere è l’insegnante di yoga.

Così ho riletto le 5 domande che accompagnano ogni mestiere e ho risposto così:

  1. I miei piedi-radici, ciò che mi dà stabilità, è la preparazione, lo studio. Non è stato facile accettarlo, soprattutto quando vedi la creatività dirompente di altri, ma io sono secchiona e tenace. Mi immergo totalmente nel contesto (1 fase del Design Thinking!): leggo, cerco, parlo, prendo una marea di appunti.
  2. Con i miei utenti e clienti sviluppo empatia facendo miei i loro obiettivi, sul serio. Anche qui, non è sempre stato così, ma uno dei lussi dell’esperienza e dell’età è che i clienti ti scelgono per quello che sei e finalmente sei anche tu che scegli loro. Quindi lavorare all’unisono diventa naturale.
  3. Certo che conosco lo stato di flow! Uno dei pochissimi motivi per i quali ho scritto tanti libri: quello stato di grazia in cui la scrittura diventa godimento puro, il tempo si ferma, le parole sgorgano e tu non devi fare altro che rincorrerle.
  4. Se potessi inventare una nuova posizione yoga, che incarni ed evochi una qualità che non possiedo e che vorrei, sarebbe la posizione della libellula o della farfalla, con la loro leggerezza svolazzante. La immagino con le braccia alzate come ali, il torace aperto ad accogliere l’aria e un respiro pieno e naturale.
  5. Se e quanto mi muovo nel mio lavoro: mi muovevo tanto, e adoravo il mio nomadismo. Ora viaggio in un altro modo, ma la raccomandazione del maestro vale anche per il nomadismo mentale: “Quello di cui il mondo ha bisogno è di più movimento consapevole, di più azione”.

Oggi è l’insegnante di yoga, domani sarà un altro mestiere, e scoprirò altre capacità, altri superpoteri come scrive Cristina nel suo post. Quelli che fanno la mia unicità e che posso portare in un gruppo perché dia il meglio di sé attraverso ciò che ciascuno ha di speciale.

Se ti va, puoi fare lo stesso gioco. Oltre alle domande, su DiG trovi 5 link per esplorare il mestiere. Però le risposte, scrivile! Puoi anche pensarle, ma non è la stessa cosa. Hai più tempo per riflettere ed esplorare, e quello che scrivi lo puoi ritrovare a distanza di tempo.

Una risposta a “Fate il vostro gioco!”

  1. Sarei interessata al corso: “Lavoro, dunque scrivo”. La ringrazio per questa sua energia che mi entusiasma e che trova approvazione e mi sostiene.

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