Se essere chiari è raccomandabile sempre, oggi è obbligatorio, soprattutto per i giornalisti, i divulgatori, i comunicatori pubblici alle prese con i temi complessi della pandemia e dei suoi mille impatti sulle nostre vite. Per questo Roy Peter Clark — grandissimo docente di scrittura — la definisce “chiarezza civile” e propone una checklist ai lettori di Poynter.org, il sito di riferimento per i giornalisti di tutto il mondo. Semplice, praticabile, dritta al punto, si compone di 20 domande, che ho deciso di tradurre. Eccole, da tenere sempre con noi:
1. Come spiegherei il mio tema a una persona che conosco, intelligente ma NON esperta?
2. Quali sono le tre cose più importanti che ho imparato e che devo disimparare per evitare la “maledizione della conoscenza”? Quel fenomeno che Steven Pinker — psicologo cognitivo, linguista e divulgatore — definisce l’incapacità a cominciare non con ciò che sappiamo, ma con ciò che i lettori ancora non sanno?
3. Quali sono i punti di maggiore complessità, dove posso rallentare il ritmo informativo?
4. In questi punti di maggiore complessità ho usato parole, frasi e paragrafi più brevi?
5. Quali dati sono necessari? Quali invece no e possono essere evitati?
6. C’è del “carico pesante” — dati tecnici, numeri — che può essere tolto dal testo e collocato in un’illustrazione, un grafico, una lista?
7. Dov’è il gergo, il linguaggio tecnico degli esperti? Quali termini gergali possono essere evitati? Quali devono essere tradotti perché i lettori si impadroniscano dei codici segreti per la comprensione?
8. Conosco un esperto che può dare spiegazioni con un linguaggio semplice, che posso citare senza sacrificare l’accuratezza tecnica?
9. Posso affermare con certezza di aver trovato il focus — l’elemento chiave che voglio comunicare? Se sì, è sostenuto da tutti gli altri elementi ?
10. Posso trovare un “esempio maestro”, un microcosmo o un piccolo mondo che rappresenta una realtà più ampia, una unità di terapia intensiva invece che un intero complesso ospedaliero?
11. C’è una scena che posso osservare direttamente per creare un’esperienza capace di parlare ai lettori?
12. Se sto scrivendo di una policy, ho esplorato i suoi impatti, l’effetto che il cambiamento può avere sui principali portatori di interesse?
13. Posso spiegare qualcosa concentrando l’attenzione sull’esperienza di una sola persona? O di un piccolo gruppo?
14. Ho attinto a fonti abbastanza varie da poter informare in maniera esaustiva sui portatori di interesse e offrire diversi punti di vista?
15. Quali elementi del racconto — personaggi, dialoghi, scene, aneddoti — contestualizzano bene l’informazione?
16. Se sottoponessi chi legge a un test a sorpresa, riuscirebbe a passarlo basandosi solo sulle informazioni che ho fornito?
17. Il testo è abbastanza chiaro da permettere al lettore di comunicare l’informazione più importante a un’altra persona?
18. Posso farmi aiutare da un’analogia per rendere più chiaro e accessibile un concetto complesso o poco familiare?
19. Quali informazioni meno utili posso cancellare per far risaltare le più utili?
20. Se il testo è chiaro, l’ho reso anche interessante agli occhi di chi leggerà?
Grazie per averlo condiviso. È un richiamo importante per tutti quelli che – come me – scrivono e informano per mestiere
Ho divorato “Writing Tools”, di Roy Peter Clark, un libro tanto utile quanto scorrevole. C’è essenzialità e pragmatismo nelle parole dell’autore, e la struttura del libro risulta agevole.
Mi accompagna sempre l’idea della “curse of knowledge”, che elenchi al punto due della checklist, Luisa. Credo che tutti più o meno ne siamo affetti, quando ci capita di mostrarci compiaciuti di ciò che sappiamo e vogliamo divulgare al mondo, senza preoccuparci minimamente se chi ci ascolta riesca a seguirci, o se invece non si senta imbarazzato di fronte a conoscenze che non possiede.
Ho scritto a Pinker, dopo aver letto il suo libro. Nella risposta mi ha confermato che applica i criteri che divulga!
Buona lettura a tutti e grazie sempre a Luisa
Marinella Simioli
Quanti spunti interessanti in questa checklist!
Ma soprattutto mi trovo vicina all’aspetto etico della scrittura chiara che hai messo in luce. Applicare delle regole “per scrivere semplice” è solo un rimedio di breve durata se non si dà valore all’inclusione anche nella comunicazione. Mi occupo di scrittura da tanti anni, ma vedo dare il giusto spazio a questo aspetto solo recentemente. Grazie per aver condiviso questa risorsa.
Siamo al di là dell’utilità del flusso 24/7 del informazione secondo me. Fa male tanta gente. Parlo come lettore pensando che la quantità più della chiarezza dovrebbe essere civilizzata.