Per molti anni il problema dei generi nella scrittura non mi ha proprio sfiorata e ho scritto sempre “lettore” per rivolgermi a lettori e lettrici, pur sapendo benissimo che queste ultime sono molte di più. La mia sensibilità è cambiata da quando essere apostrofata come se fossi un maschio ha cominciato a darmi parecchio fastidio. A partire dal mio pc che quando lo accendo mi dice “Benvenuto”!
Il fastidio non è sempre lo stesso. È massimo in:
- testi brevi e in evidenza, che saltano subito all’occhio, quali titoli e sottotitoli
- testi che si rivolgono a te in modo diretto, dandoti del tu, quali newsletter, call to action, chatbot
- tutti i microcopy, che altro non sono che microconversazioni chiarificatrici e persuasive a tu per tu
- testi di aziende che vorrebbero coccolarti e fidelizzarti come cliente, che ti dicono che “il servizio è pensato per te”, che tu sei “al centro” e poi ti scrivono “Ciao Luisa, cosa ti sei perso nel 2019?”, come fa il mio gestore di telefonia.
Così ho cominciato a farci molta attenzione e a imparare una serie di strategie per aggirare il maschile il più possibile e scrivere testi in cui tutte ci possiamo rispecchiare senza sentirci deformate o escluse.
Ci sono riuscita in tutte le cinque Chiavi di Scrittura Zanichelli, dove “il lettore” è sempre diventato “chi legge”. Ci sono riuscita in un certo numero di libri altrui che ho avuto l’onore e il gusto di leggere prima che fossero pubblicati. Ci sono riuscita nel sito www.maam.life, dove era fondamentale rivolgersi senza alcuna differenza a donne e uomini, mamme e papà.
Ma abbiamo deciso che no, Assicurato o Assicurata era davvero troppo pesante per essere ripetuto decine e decine di volte in contratti assicurativi riscritti perché fossero ad altissima chiarezza e leggibilità, perché avrebbe aggiunto pesantezza, così si è consapevolmente mantenuto il “maschile inclusivo”. L’abbiamo però limitato al massimo nel testo, optando dove possibile per formule gender neutral.
Uso la doppia formula se posso distribuirla in maniera rarefatta lungo il testo: “lettrici e lettori,” “studentesse e studenti”, “bambine e bambini”, in modo che suoni naturale. Altrimenti metto in atto le strategie di aggiramento del maschile.
Apprezzo invece la scelta decisa ed esclusiva del femminile quando ci si rivolge consapevolmente a un target di donne, come nel caso delle bravissime redattrici del portale C+B o quando il pubblico femminile è prevalente, per esempio nelle newsletter di un grande magazzino. I maschi che leggono se ne faranno una ragione, come ce la siamo fatta noi per secoli, e comunque sono sicura che dopo un po’ non ci faranno più caso nemmeno loro.
È tutta questione di atteggiamento e di allenamento: una volta che si comincia, il maschile non si sopporta più e si trova sempre una soluzione. Ecco le mie principali strategie di aggiramento:
Per i lettori appassionati di gialli
Per chi legge gialli con passione
Le studentesse e gli studenti che scelgono la nostra università hanno a disposizione dieci sale studio.
Chi sceglie la nostra università ha a disposizione dieci sale studio.
Non sei riuscito a prendere il biglietto per il bootcamp?
Non ce l’hai fatta a prendere il biglietto per il bootcamp?
Un servizio dedicato a tutti coloro che hanno a carico un genitore anziano.
Un servizio dedicato alle persone che hanno a carico un genitore anziano.
Luisa, benvenuto tra noi!
Luisa, ti diamo il benvenuto tra noi!
Sei pronto per pubblicare?
Tutto pronto per la pubblicazione?
Riceverai gli aggiornamenti all’indirizzo email con il quale ti sei iscritto.
Riceverai gli aggiornamenti all’indirizzo email che ci hai dato all’iscrizione.
Se non fosse soddisfatto del suo acquisto può sempre cambiare l’articolo in ogni momento.
Ripensamenti? Può cambiare l’articolo in ogni momento.
Probabilmente se sei arrivato a leggere fin qui sarai curioso di sapere…
A questo punto, avrai la curiosità di sapere…
Come ti sei sentito quando hai capito di avercela fatta?
Cosa hai provato quando hai capito di avercela fatta?
Quando ti senti stanco, spesso non c’è niente di meglio di una bella corsa.
Quando ti coglie la stanchezza, spesso non c’è niente di meglio di una bella corsa.
Sarai felice di essere uscito dall’emergenza.
Sarai felice di essere fuori dall’emergenza.
L’importante è affrontare l’esame concentrato.
L’importante è affrontare l’esame con concentrazione.
Con la nostra polizza viaggi sempre sicuro 24 ore su 24.
Con la nostra polizza viaggi in tutta tranquillità 24 ore su 24.
Con la nostra polizza il tuo viaggio è sempre sicuro, 24 ore su 24.
Se in seguito all’incidente lei venisse ricoverato, può contare su un aiuto per le faccende domestiche.
Se all’incidente dovesse seguire un ricovero, può contare su un aiuto per le faccende domestiche.
Con i nostri treni ad alta velocità è certo di arrivare sempre in orario
Con i nostri treni ad alta velocità la puntualità è una certezza.
PS Il maschile inclusivo ci viene così automatico che ne ho scovati almeno un paio rileggendo questo post per l’ennesima volta.
Grazie Luisa grazie grazie!
Grazie!
Però ho visto già l’asterisco invece della -o / -a
esempio:
Se in seguito all’incidente lei venisse ricoverat*, può contare su un aiuto per le faccende domestiche.
In un caso così preferisco il maschile anche se il messaggio è rivolto a me.
Maria
(e qui sotto: Avvertimi…. invece di: Desidero essere avvertito … 😉
Ottime considerazioni e ottimi gli esempi su come “schivare” l’uso del maschile 😛
Ottimo, credo anch’io sia la tecnica più corretta per evitare di appesantire con lo sdoppiamento sistematico e scrivere testi sessualmente corretti. Ma, quando volendo redigere un testo perfettamente gender neutral ci si rivolge a un target composto per metà da donne e metà da uomini a chi dare la palma? Scrivereste ad esempio “cara lettrice e caro lettore“ o „caro lettore e cara lettrice“?
Grazie! Davvero a volte per cambiare le nostre abitudini basta solo un po’ di iniziale atenzione. Terrò conto di queste indicazioni
Buongiorno, Luisa. Interessanti e abili “raggiri”.
Buona giornata 🌸
Ottimi esempi, per niente sforzati. Grazie!
Utilissimo anche per le traduzioni! 🙂
Buona sera,
leggo sempre con piacere gli articoli del Suo blog, che trovo sempre interessanti e ricchi di spunti per affrontare le quotidiane fatiche di stesura di testi scritti (sono un avvocato e scrivo con il fine costante di convincere chi mi leggerà – sia esso un giudice o un collega di controparte – della bontà delle ragioni dei miei assistiti).
Devo purtroppo constatare che, con lo scritto di oggi, anche Lei è caduta nella imperante volontà di “rieducazione” della nostra lingua, in nome dei principi del politicamente corretto, e di una presunta rivalsa femminista che, a mio modesto avviso, appare inutile e che non coglie nel segno.
Infine poi, mi permetta, “gender neutral” non serve, esiste l’italiano “neutro”.
Le auguro comunque buon lavoro
Gentile avvocato, per fortuna la lingua non ha alcun bisogno di essere rieducata da noi. Perché è così meravigliosamente versatile e duttile, capace di seguire tutte le evoluzioni della società. Una cosa che ha molto a che vedere con la libertà e il rispetto, molto poco con le rivendicazioni 🙂
Buon lavoro anche a lei!
Luisa
Assicurato o assicurata? Perché non la persona assicurata?
Ci avevamo pensato, ma ricorreva davvero troppo, anche tre volte in un paragrafo. Allora meglio una sola parola di due.
Argomento non semplice, soprattutto di questi tempi, dove l’attenzione al genere (femminile, solitamente) è diventata estrema, quasi inibitoria.
Il linguaggio è lo specchio della società ed è conseguenza naturale che si modifichi in determinati contesti storici, come quello attuale.
Trovo la tua soluzione, cara Luisa, snella e pratica. Soprattutto ci libera da prolissità e (a volte superflue) specifiche (v. telespettatrici/telespettatori).
Grazie sempre per i tuoi post, che ci stanano dall’ordinario.
Buona lettura a tutti.
Marinella Simioli
Mi aggancio a un commento letto sopra: non si tratta di politicamente corretto o tantomeno di “rieducazione”, ma di semplice mimesi del parlato. Se parlo con mia sorella in una conversazione faccia a faccia, certo non le dirò “Sei arrivato?” o “Benvenuto”. Sottovalutare questo aspetto è un grosso errore comunicativo perché fa cadere la scenografia, è l’equivalente del buco di sceneggiatura che rovina il film.
Ottimo articolo, condivido anche le virgole.
Ottimo post, come sempre.
Si direbbe che questi siano i sempre più impellenti limiti del nostro linguaggio, più adeguato per i tempi passati.
Poi ci sono i problemi di comportamento, l’educazione…
Insomma tutte cose che complicano la vita di chi scrive.
Ricordo, con un sorriso, quando da ragazzino amici di mio padre mi incitavano a dargli del tu.
Io mi sprofondavo nella vergogna, incapace di adempiere a quella assurda richiesta.
Così, quando affermavo qualcosa, invece di rivolgere il consueto: “Che ne pensi?”, scivolavo vilmente su un salvifico “…vero?”
Grazie, perché l’asterisco proprio non si può reggere.
Cercherò anch’io di tener presente i suggerimenti, credo che alla fine diventi un habitus
Capisco di adeguare al femminile quando ci si rivolge direttamente al lettore, che sia col “tu” o con il “lei” di cortesia, per non leggere assurdità come :
“Ciao Luisa, cosa ti sei perso nel 2019?”
e se proprio il sistema non permette di adeguare in base al genere, ricorrere ad espressioni neutre è l’unica soluzione:
“Ciao Luisa, ecco cosa hai perso nel 2019!” (anche se certe volte questo può comportare una perdita di espressività), ma trovo assurda la fobia del “maschile inclusivo”:
– Per i lettori appassionati di gialli
– Un servizio dedicato a tutti coloro che hanno a carico un genitore anziano.
Perché le soluzioni proposte costringono a ricorrere o a perifrasi o a giri di frasi che spesso appesantiscono la lettura:
– Per chi legge gialli con passione
Grazie concordo completamente, a Milano abbiamo approvato una delibera di giunta sul linguaggio di genere ad agosto 2019, stiamo facendo corsi di formazione perché la grammatica è chiara, ma cerchiamo di approfondire il senso e la consapevolezza sull’uso corretto. E anche oggi purtroppo siamo sui giornali perché purtroppo c’è ancora chi sostiene essere una perdita di tempo occuparsi di linguaggio
Grazie Luisa, i suggerimenti proposti sono sempre fonte di ispirazione.
Sono d’accordo con Aldo, in nome di questa compressione del linguaggio tra paletti di “correttezza”, dovendo trovare stratagemmi per non nominare il genere, ci priviamo della gamma completa delle possibilità espressive della nostra lingua.,
La lingua inglese non ha di questi problemi, avendo sostantivi e aggettivi unici e adatti ad ogni genere, ma il nostro bell’italiano è più complesso ed ha, sin dalle sue origini latine, assegnato un genere a nomi di cose, di concetti, di professioni, etc. Ora, mi domando, arriveremo a togliere il maschile da “sole” e il femminile da “luna”? Inventeremo nuovi articoli determinativi e indeterminativi che non lascino trapelare un’attribuzione di sesso al sostantivo che segue?
Non ho ancora una posizione definita in merito alla questione, ma alle mie orecchie di boomer suona ancora male, per esempio, la nuova dizione di tante professioni, come sindaca, avvocata, ministra.
Buongiorno gentile signora Carrada,
spesso mi trovo a scrivere email a un reparto di colleghe e colleghi (ecco … ;-)) ,
con cosa posso sostituire il “Buongiorno a tutti” ?
Alle volte scrivo “Buongiorno a tutte e a tutti”, ma mi sembra pesante …
Grazie se vorrà suggerirmi una soluzione.
Gentili colleghe e colleghe.
Ciao a tutti,
….
Luisa
Grazie.
Siccome ci diamo tutti del “tu”, tengo la seconda soluzione che però ha il “maschile inclusivo” … ma se alle signore non pensa che disturbi, meglio così.
Io asterischi e schwa non li digiterò mai. Piuttosto farò un “ciao a tutte” e che gli uomini si sentano “offesi” loro !
Io la penso come PaoloM – mi dà MOLTO Più fastidio l’asterisco del maschile inclusivo.
Sinceramente, e per quello che posso dire a quest’ora, mi è piaciuto. Finalmente una soluzione che ritengo argomentata, facile e pratica.
L’asterisco, la chiocchiolin@ o storpiare la lingua non erano per me la soluzione a nulla, anzi, creavano problemi (per esempio: ai non vedenti costretti a sentirsi dal loro programma di lettura cosa tipo “ragazzchiocciolina”, “ciao a tuttasterisco” e roba del genere). E non credo che si dovrebbe prendere come una forma per non offendere, ma per correttezza. In un testo (ora non ricordo se spagnolo o catalano, giusto per far capire quanto il problema non sia solo italiano), c’era una frase davvero emblematica, che non ricordo a memoria ma più o meno diceva: “il corpo dell’uomo è formato da uno scheletro che regge la muscolatura”. Le donne siamo di gelatina? 😃 Non credo che nessun occhio avrebbe cominciato a sanguinare se nel testo avessero messo “il corpo umano”, dico io.
E queste cose son così dannatamente normalizzate (come tristemente molte altre), che quando si menzionano vengono subito etichettate “le vittime” come “offese”.
Non credo proprio che la correttezza abbia molto a che vedere con l’offesa…sempre non ci si offenda quando qualcuno alza la voce contro una cosa che si potrebbe fare meglio.
*pensiero personale delle 5 del mattino*
Grazie per questo articolo, mi ritrovo su tutto. Sto ancora cercando una degna sostituzione per “Benvenuto!”. Lavoro in un contesto trilingue e spesso abbiamo brochure o pagine del sito che suonano “Welcome”, “Wilkommen” e, appunto “Benvenuti” o al singolare. In una brochure ho messo “Un benvenuto” ma non mi convince per tutti gli usi, per esempio sul sito “Benvenuti da XY/al XY”. Ha qualche consiglio? Grazie mille!