Accanto alle mie tante scritture pubbliche pratico anche le scritture private. L’ho sempre fatto, fin da adolescente, ma lo faccio in maniera costante da più di sedici anni. Non scrivo tutto quello che mi succede, ma sicuramente quello che dal punto di vista emotivo mi colpisce, che sogno, che desidero, su cui rifletto o momenti che non voglio dimenticare.
Ho cominciato per necessità in un momento di crisi della mia vita, ma se continuo è perché quelle ormai centinaia di pagine mi hanno dato moltissimo dopo: connessione di elementi disparati che dopo mesi o anni acquistano un senso, comprensione di fatti e persone, ma soprattutto grande ottimismo, un atteggiamento che credevo molto lontano da me. Rileggere i grandi avvenimenti come i piccoli pensieri quotidiani mi dice che nonostante il mio carattere anticipatore del peggio, in realtà i momenti buoni sono sempre complessivamente molti di più di quelli cattivi. Anche se questa fosse l’unica ragione per tenere un diario, be’ ne vale sicuramente la pena.
Pur di contenuto diversissimo, le mie scritture pubbliche e professionali e le mie scritture private hanno una cosa in comune: hanno una struttura robusta, un’architettura direi, una progettualità, che fa sì che si tengano, che abbiano simmetrie interne, che siano compiute, che chiudano i cerchi che aprono. Per le scritture pubbliche questa robustezza è un requisito, un obiettivo e anche un pregio. Per quelle private no, ma anche quando la lettrice sono solo io, scrivo per capire, per connettere, per far tornare i conti, per incastrare in un disegno quello che mi sembra sperso e sparso. Metto al lavoro esclusivamente quella che Nicoletta Cinotti chiama la “mente narrativa”.
Non lo sapevo finché non ho conosciuto e cominciato a seguire questa psicoterapeuta tosco-ligure che ha unito in un percorso e in una proposta originalissimi la bioenergetica, la mindfulness e la scrittura. Siamo in tantissimi ad attingere ai suoi post quotidiani spunti, riflessioni, piccole illuminazioni e qualche volta anche necessarie consolazioni. Per anni ho integrato frasi e brani dei post nelle mie scritture private. Ma sentivo la grande mancanza della presenza viva.
Così, quando Nicoletta ha annunciato il suo primo ritiro dedicato a Scrivere la mente in un rifugio della Valsugana mi sono iscritta di slancio. Ed è stato lì, tra le montagne e le caprette, insieme ad altri 25 meravigliosi compagni di pratica, che ho capito davvero quanto fossi preda della mente narrativa, quella che sceglie, ordina, impone e soprattutto tacita la mente sensoriale, quella che invece parla con il linguaggio del corpo e delle emozioni, ed esprime i nostri bisogni più veri e profondi.
Io pratico yoga da tanti anni e quindi ho con il corpo e il suo linguaggio un rapporto di buona confidenza, ma non sapevo cosa vuol dire scrivere le parole e le emozioni che fa emergere. Scriverle con carta e penna, prendendosi il tempo e mettendosi nelle migliori condizioni per ascoltare, vedere “galleggiare” le parole sul foglio, osservarle con curiosità anche se appaiono strane e senza senso apparente, scambiarle con altre persone, metterle un po’ da parte, riprenderle per associarne altre, senza “incastrarle” alla ricerca di un significato.
In un susseguirsi di attività che ti spiazzano in continuazione, alla tua ricerca di struttura devi dire addio e lo fai volentieri appena ti accorgi che la tua mente narrativa e costruttrice in realtà racconta sempre la stessa storia. Rassicurante, ma ripetitiva, dalla quale è praticamente impossibile uscire. La mente sensoriale ti parla invece per emozioni e bagliori improvvisi ma illuminanti. Bagliori che balenano, pronti a scomparire se non li scrivi subito.
Se continuo, con fatica, a provare a scrivere la mente è per inseguire quei bagliori. A guidarmi, ora, c’è il libro di Nicoletta appena uscito: Scrivere la mente, ovvero come non lasciare che la mente scriva a caso la tua vita. Racconti personali, casi clinici, riflessioni e soprattutto tanti esercizi di meditazione e di scrittura. Tengo a freno la mia impazienza e me li faccio con calma, uno per uno. Le mie scritture private si fanno meno controllate e più illuminate, ma persino nelle scritture pubbliche ogni tanto mi sorprendo a notare i vantaggi del mollare la presa.
Dicevo di quanto sia determinante in questo percorso la presenza viva. Il convegno La bellezza delle parole: il viaggio interiore, il percorso professionale, che si tiene a Milano sabato 30 novembre e la mattina di domenica 1 dicembre è l’occasione per cominciare ad addentrarsi con Nicoletta Cinotti e tutti i suoi tanti ospiti nella terra sconosciuta della nostra interiorità guidati dalle parole.
PS Domenica mattina, dedicata al percorso professionale, ci sono anch’io. Ma da partecipante ci sarò anche sabato e ho già scelto il workshop da seguire.
Va da sé, cara Luisa, che alla velocità della luce ho già messo in acquisto il libro di cui parli: non vedo l’ora di leggerlo. So già che lo amerò, perché grazie alle tue parole entusiastiche vedo il fil rouge che unisce tutti gli elementi che si danno la mano: la scrittura, la mente, la ragione, il cuore, le emozioni, la nudità interiore. Tutti insieme… appassionatamente!
Ciò che mi affascina ogni volta è scoprire nuovi territori dove può condurci la scrittura. La nostra scrittura. Frutto di ciò che siamo e siamo stati fino a ora.
Grazie anche a Nicoletta Cinotti, che imparerò a conoscere attraverso i suoi post.
Buona lettura a tutti
Marinella Simioli
Marinella, ti piacerà.
Ma seguila sul blog e iscrivi alla newsletter della domenica, che è fantastica. Mi dirai 🙂
Luisa
Lo sto leggendo anche io. Di corsa, ma lentamente. Per arrivare alla fine (che ho già sbirciato) ma godendomi il percorso. Veramente super e super accessoriato.
È sempre un piacere trascorrere del tempo sul tuo blog Luisa (mi permetto di darti del tu) e leggere le tue riflessioni sulla scrittura privata è uno spunto di riflessione anche per me.
Ho scritto molto privatamente per lunghi anni, abbandonato la penna, ripreso la tastiera per la scrittura professionale e poi ho preso coraggio per la scrittura pubblica, ma da quando ho abbandonato la penna ho sempre avuto un rapporto difficile con la scrittura privata, sentendomi “un po’ infantile” nel praticarla di nuovo.
Forse ci voleva questo articolo e il consiglio per una bella lettura come quella di Nicoletta Cinotti per guardare le cose da un altro punto di vista.
Grazie! 🙂
Amando la scrittura e avendo già partecipato ad alcuni corsi tenuti da Nicoletta, ho colto subito l’occasione e mi sono iscritta alle due giornate. E conoscendoti indirettamente attraverso il tuo blog, cara Luisa, non vedo l’ora di ascoltarti dal vivo. A presto, Silvia
Cara Luisa, complimenti per il blog e l’articolo che offre molti spunti di riflessione, nei quali mi ci ritrovo anch’io, amando moltissimo la scrittura.
Veder “galleggiare” le proprie parole sulla carta, nonché “scrivere” le proprie emozioni prima che fuggano via, sono sensazioni che condivido moltissimo.
Ottimo, il suggerimento per il libro e il blog di Nicoletta Cinotti.
Grazie.
Grazie per questo interessantissimo spunto, ti seguo da tempo. Senz’altro mi iscriverò alle newsletters della Dr. ssa Cinotti.
Un caro saluto.
Se ti va di curiosare, ti lascio il mio sito internet: http://www.aduabiagioli.it
A presto,
Adua
Cara Luisa, grazie di cuore per gli spunti preziosi. Il tema di questo post mi interessa particolarmente, perché anch’io da anni pratico lo yoga, diventato ormai “struttura portante” e rifugio nella mia vita. Ho una domanda in merito: riallacciandomi al tuo post precedente sui termini inglesi evitabili, quando esiste un corrispondente italiano, ti chiedo se esiste una parola italiana che renda il concetto di “mindfullness”. Io vivo in area germanofona e qui il termine, a mio avviso molto bello, c’è: Achtsamkeit. Un termine italiano su libri e blog dedicati all’argomento, non sarebbe più immediato?
Mindfulness ormai si è affermato e non farei la purista a tutti i costi. Noi abbiamo “consapevolezza”, ma certo il tedesco Achtsamkeit è molto bello perché c’è il fare attenzione.
Luisa
Segnalo a chi fosse interessato ma non informato l’esistenza di un’istituzione “che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche”: http://archiviodiari.org/ .