Da quattro anni a questa parte per me giugno è il “mese Zanichelli”, cioè quello che precede i corsi ai redattori e agli autori della casa editrice che pubblica i miei libri dal 2014. Scavallati i primi due anni, in cui l’asticella mi sembrava sempre disperatamente troppo alta per le mie competenze e le mie forze, poi ci ho preso gusto e oggi vivo il mese di giugno come una specie di operosissima vacanza. “Vacanza” dal mio tran tran di scrittura, editing e docenze per le aziende; insomma non me ne vado al mare, ma verso altri lidi e con altri ritmi sì.
Anche una casa editrice è un’azienda, e una casa editrice scolastica è un’azienda davvero particolare. Non avrei mai pensato che ragionare sui libri di testo, studiare la concorrenza, immaginare come migliorarne ancora scrittura e leggibilità mi avrebbe insegnato così tanto per tutte le mie altre attività. È perché lì ritrovi, ma tutti insieme e altamente concentrati, gli stessi temi e problemi con cui ha oggi a che fare qualsiasi organizzazione:
- chiarezza e leggibilità: tutto si deve capire alla prima lettura, i concetti più alti come le indicazioni per fare un esercizio
- integrazione tra micro e macrocontenuti: titoli, sottotitoli, didascalie, etichette, note a margine, mappe sono fondamentali per guidare e far studiare attraverso centinaia di pagine
- capacità persuasiva: solo i testi più chiari, piacevoli e coinvolgenti possono fare concorrenza allo smartphone
- coerenza del tono di voce: ogni libro deve averne uno, riconoscibilissimo
- armonia tra testo e immagine: come dappertutto, anche lì le immagini sono sempre di più e devono servire a imparare e ricordare, esattamente come i testi
- precisione e accuratezza: è impossibile che in libri spesso molto lunghi non ci sia neanche un errore, ma ce ne devono essere il meno possibile
- la concorrenza è dura e i numeri delle adozioni parlano subito.
Così, oggi guardo sempre con timore ma anche con simpatia a quell’asticella che ogni anno Zanichelli mi pone bella alta con un tema nuovo. E ho imparato il gusto e la bellezza dell’allenamento con il quale mi preparo a saltare. Mi lascio quindi il mese di giugno il più possibile libero da altri impegni per poter leggere, navigare, esplorare e spaziare à gogo, senza il fiato delle scadenze sul collo. In questo tempo lasco faccio tante scoperte, leggo tutto quello che mi va, connetto i puntini, getto le basi di nuovi progetti e quasi sempre di un nuovo libro.
Tra le mie letture degli ultimi giorni ci sono tre libri sulla scrittura che mi sento di definire “fuori dal soliti giri”, cioè altri da quelli che ritrovi ovunque sui social italiani. Non lo dico con snobismo, perché quelli dei soliti giri li leggo anche io e qualche volta nei soliti giri ci sono anche i miei. Questi tre sono un po’ eccentrici semplicemente perché uno lo ha scritto una traduttrice, uno è un’antologia per le scuole e uno è uscito negli Stati Uniti da pochissimo.
Seguo molte traduttrici soprattutto sui social; il loro sguardo così vicino e così distante mi insegna sempre qualcosa, ma La voce del testo di Franca Cavagnoli è stata una fascinosa immersione nel suo laboratorio mentale. E cosa siamo anche noi editor e copywriter se non degli speciali traduttori verso destinatari, ambienti e situazioni sempre diversi? Non è traduzione il nostro continuo modulare registro, lessico e tono?
L’autrice esamina brevi brani dalla letteratura in lingua inglese – da Joyce a Hemingway, a Stephen King –, ce li fa assaporare parola per parola, propone traduzioni e alternative motivando ogni scelta. Cambia una sola parola, e cambia tutto: il periodo crolla o si rialza, il ritmo diventa quello di una nevicata invernale o della risacca marina, decelera o si mette a correre.
Questo soppesare le parole e il loro ordine lavorando sui testi dei grandi serve a tutti: editor, copy, giornalisti, business writer. Mi hanno colpito soprattutto due cose:
- la fedeltà alla “dominante” del testo, cioè “la componente attorno alla quale si focalizza il testo”: c’è sempre e può riguardare il piano semantico come quello espressivo; un traduttore deve prima di tutto individuarla, perché poi detterà tutte le sue scelte, ma chiunque di noi quando scrive dovrebbe avere sempre presente la sua piccola dominante
- il “corpo sonoro” del testo, che deve essere tutt’uno con il “corpo semantico”: è l’armonia tra cosa si dice, come lo si dice e l’effetto di “ascolto” su chi legge.
Ecco perché chi lavora con l’italiano – come me e tanti di noi – deve leggere tanto anche in altre lingue:
“Tradurre insegna a essere più consapevoli della lingua madre, a conoscerla più in profondità, a confrontarsi con parole ed espressioni che non si sono mai usate.”
Per il corso zanichelliano ho sfogliato, letto e analizzato una quantità di libri, e ancora non ho finito. Quando sono molto belli diventano avvincenti e faccio fatica a staccarmene per passare oltre. Quello che mi ha calamitata per un giorno intero è sottile, meno di 200 pagine: La seconda luna. Scrivere. Parole: istruzioni per l’uso.
Uno dei migliori libri sulla scrittura che abbia letto negli ultimi anni è quindi un libro per le scuole superiori, un manuale-antologia realizzato per Zanichelli dalla Scuola Holden. Un libro capace di avvilupparti e non mollarti fino alla fine per la sua struttura sorprendente e rigorosa, lo stile da vera conversazione in cui chi legge e studia è una persona alla pari con quella che scrive e insegna, un linguaggio contemporaneo nell’accezione migliore del termine.
Comincia con la domanda che una geniale poetessa polacca si fa sull’essenza della scrittura e si conclude tra i ghiacci di una celebre spedizione in Antartide, finita bene soprattutto perché guidata da un uomo tenace che anche nei momenti peggiori non ha mai smesso di scrivere sul suo diario. In mezzo, brani bellissimi, esercizi originali e intelligenti che chiunque vorrebbe fare e consigli che magari ti sono già noti ma ti appaiono freschissimi nella loro vivida semplicità:
“Le parole – tutte quante le parole – sono come scatole: bisogna aprirle e vedere come sono fatte, come suonano, che temperatura hanno, quanta ricchezza e quante sfumature possono contenere.”
“Proprio in quanto non necessarie, le parole ancelle vanno usate solo quando ci sembrano davvero necessarie. Sempre per lo stesso motivo, le parole ancelle devono essere, per così dire, ancora più esatte di quelle cui prestano servizio, ancora più giuste.”
Quali sono le parole ancelle? Gli aggettivi e gli avverbi.
8 euro benedetti.
Trish Hall è una giornalista e scrittrice statunitense che ha lavorato al New York Times per vent’anni come op-ed, cioè curatrice dello spazio in prima pagina che ospita l’opinione di una persona esterna, anche divergente rispetto alla linea del quotidiano. A lei la ricerca, la scelta, il rifiuto, la revisione dell’articolo, che fosse di un personaggio famoso o di una persona come noi. Ha quindi tantissimi consigli su come scrivere un pezzo da prima pagina per il più importante quotidiano del mondo, ma soprattutto su come ottenere dagli altri quello che si desidera o di cui si ha bisogno. Solo attraverso le parole.
I consigli sono tutti nel suo libro Writing to persuade: how to bring people over to your side. Non vi inganni il titolo, che ricalca i mille manuali con il magico verbo persuadere. Glielo avrà imposto la casa editrice, probabilmente a ragione, ma dentro è tutta un’altra storia, fin dalla prima riga. È il racconto appassionante di una vita dedicata al giornalismo e alla missione di riuscire a far raccontare un’esperienza, un’idea, un punto di vista perché tutti possano rispecchiarvisi e trarne qualcosa di bello e di buono per sé. Ci troverete dentro tutto quello che avete già letto sulla persuasione: l’ascolto, le emozioni, l’empatia, Cialdini, Kahneman, le storie e la scrittura. Però tutto senza elenchi puntati, ricette, checklist e “come fare per”; intessuto invece in una biografia ricchissima, piena di racconti e personaggi, che si snoda dalla piccola e provinciale Dallas, Pennsylvania, all’ufficio del NYT dal quale si domina il New Jersey.
Trish è una signora gentile ma rigorosa, che ha saputo dire di no all’ufficio stampa di Hillary Clinton, ha convinto Mark Zuckerberg a riscrivere sostanzialmente il suo articolo, ha accolto senza cambiare una virgola la testimonianza di un giovane medico sconosciuto e malato, ha apprezzato l’umanità generosa delle parole di Angelina Jolie. Solo in nome dei diritti e degli interessi dei lettori del suo giornale.
“If editing is the path for you, it’s probably because like me, you enjoy the challenge of making something as clear and as simple as possible without distorting the meaning. It’s fun.”
Da leggere anche se vogliamo crogiolarci in un inglese rigoglioso e raffinato, che ci costringe a fermarci per controllare qualche parola più rara, come l’aggettivo maudlin (sdolcinato, stucchevole) o il verbo to hector (intimidire con arroganza), e chiederci come lo tradurremmo in italiano. Tanto per mettere in pratica quanto ci raccomanda la maestra di traduzione Franca Cavagnoli.
Ogni volta che apro il tuo blog ci resto incastrato per ore. Ne esco visibilmente malconcio, assetato e stanco. Perché è una cosa mostruosa, fitta fitta , impensabile e immensa.
Sergio, devo prenderla bene o male ?
Luisa
Bene! Ovviamente.
So dire solo grazie. Seguo il tuo blog e ne sono affascinata.sei veramente brava e sono contenta di leggerti.Un grazie sincero per quello che fai.
Grazie a te, Tina.
Luisa
Ora sono molto più tranquilla. Ho odiato i libri di testo delle medie e superiori adottati dai professori dei miei figli, libri inutilmente prolissi, barocchi, oscuri, vecchissimi come concezione. Se qualcuno ha capito la necessità di catturare l’attenzione dei ragazzi senza perdere in profondità ne sono felice. E ancora più felice che abbia affidato a lei il compito
Per fortuna, oggi la stragrande maggioranza dei libri di testo, di tutte le case editrici, sono fatti molto bene.
Luisa
Bellissimo articolo… e bellissimi testi… “La seconda luna” è già sulla scrivania e da domani in lettura. A lato della scrivania, sin dal momento della loro pubblicazione, ci sono i cinque manualetti (il diminutivo è solo riferito alla loro dimensione fisica…) di Luisa…
Grazie!
Se ti piace, poi ci sono anche altri volumi di antologia, sempre curati dalla Scuola Holden:
Luisa
Luisa cara
Lontane da tempo ma vicine nell’animo e negli interessi. Ti scrivo da Parigi, sono a casa di Franci e la lettura di questo ultimo articolo per il blog ha allietato l’attesa di uscire di casa. 🙂 Ti abbraccio e continua a coltivare il tuo sguardo positivo, profondo e generoso con il tuo pubblico. Ti abbraccio
Che bello, una boccata d’aria ai miei soliti giri super tecnologici
Molto interessanti, sicuramente prenderò “la seconda luna”
E forse anche “writing to persuade” 🙂
Luisa Carrara, seguo da anni il suo competente blog di scrittura, in tutte le salse, grande!
Luisa Carrada, scusa errore!