Sono stata arcicontenta di rispondere alle domande di Marzia Tomasin su come sono nati i miei libri e come li ho scritti.
Primo, perché non me lo ha mai chiesto nessuno e invece è una componente fondamentale della mia professione.
Secondo, perché è stata una chiacchierata vera e anche un po’ lunghetta, non l’elenco di domande cui rispondi per email.
Terzo, perché ho scoperto il suo splendido sito Per Iscritto, fatto di interviste lunghe e accuratissime a scrittori e professionisti della comunicazione che hanno scritto un libro. Ce ne sono tanti e interessantissimi e mi sono fatta già la lista di quelli che voglio ascoltare (praticamente tutti).
Già, perché il bello è anche la molteplicità dei formati che Marzia ci propone: una sua ricca introduzione, il podcast da scaricare e da ascoltare, il video da vedere.
Io come al solito straparlo, mi muovo e gesticolo troppo, ogni tanto volgo gli occhi al cielo come una santa del Perugino. Ma sono io, prendetemi così.
Eccomi qua.
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risali negli anni
25 Maggio 2017
Come ho scritto i miei libri? Già, come?

Buonasera Luisa, guarderò la video intervista con calma nel fine settimana quando le tensioni lavorative si attenuano, i nipoti se li godono i genitori, il cane ruzza con gli amici suoi e c’è una sorta di armistizio socio-familiare.
Però devo dirti subito una cosa. Da anni, per passione o deformazione professionale, vado schedando (meglio, schedulando) speaker di ogni tipo: formatori, comunicatori, docenti, politici, scienziati, conduttori, divulgatori… Un giorno forse tutto questo diventerà un saggio, un manuale, un romanzo della comunicazione; o le tre cose insieme.
Anche tu sei stata inventariata. Però è terribile ‘sto verbo burocratico; diciamo che ti ho analizzato perché speaker interessante, ricca di contenuti e fonte di ispirazione.
Faccio un’eccezione al riserbo totale sui singoli casi, perché troppo sollecitato dalla tua autoanalisi e contando sulla tua autoironia: “ogni tanto volto gli occhi al cielo come una santa del Perugino”.
No Luisa, secondo me, il riferimento iconografico più pertinente non è Pietro Vannucci, bensì un pittore seicentesco. Infatti a suo tempo avevo annotato: “mimica facciale controllata, con periodici lampi di estasi mistica: volge lo sguardo verso l’alto come una Madonna di Carlo Dolci”.
Dopo quello che hai scritto, potevo non dirtelo? Un abbraccio!
Caro Marco,
hai ragione: per i miei gesticolamenti sono più barocca che rinascimentale 🙂
Un abbraccio a te.
Luisa
Cara Luisa,
ho ascoltato con molto piacere l’intervista, frizzante e utile. Con così tanto piacere che ho subito avuto voglia di ascoltare ancora la tua voce. Quale occasione migliore del bis della Lesson che hai tenuto a Ferrara nel 2012?
Ascoltarti mi rimanda a una ovvietà, e cioè che la parola è anche parlata. Nello scritto si lavora di cesello, e si ha il tempo di ripescare imprecisioni e trasformarle in chiarezza. Nella comunicazione orale ci si lancia senza rete, e correggersi non è sempre facile. Tu riesci magistralmente in entrambi i casi.
Per tornare a quanto hai detto sui post del tuo blog, ti dico che una delle cose che apprezzo di più è proprio l’effetto sorpresa, il non sapere mai quando ne scriverai uno. Di contro ho una certezza assoluta, quella di sapere che se ti sei seduta alla tastiera è perché hai qualcosa di significativo da condividere. Grazie per la tua onestà intellettuale.
Ora non ci resta che aspettare il tuo prossimo libro (o libri?)
Marinella Simioli
Grazie Marinella,
tu veramente meriti il premio fedeltà!
Un saluto affettuoso.
Luisa