Come forse si è capito dai post di quest’anno, sono tornata a leggere molti libri. Qui parlo di quelli belli, che vale la pena di segnalare, condividere e ricordare. Gli altri finiscono nella mia libreria, e sono tanti. Da alcuni imparo comunque: perché mi insegnano con chiarezza cosa non fare e cosa non scrivere, o perché sono talmente brutti e inefficaci da rinsaldare la mia autostima (dai, Luisa, non sei poi così male!).
Leggo molti libri anche per arginare la dispersione che sento sui social. Belli, utili, divertenti anche, ma in un buon libro l’autore ha fatto uno sforzo di connessione e organizzazione diverso e da questo impegno scaturiscono sempre nuove idee. Vale per me e vale per molte altre persone: si scrive un libro per strutturare, imparare, fare un salto verso un nuovo livello di comprensione.
Per me leggere è sottolineare e annotare. Nel mio astuccio ci sono sempre un paio di matite belle appuntite, un righello lungo più o meno la larghezza di una pagina e un pacchetto di post-it colorati. Con i libri di carta, che per lo studio e il lavoro tuttora prediligo, tutto fila liscio ed è facile ritrovare una citazione, un’annotazione. I libri su Kindle soddisfano molto meno la mia foga di appuntatrice: annoto, sì, ma è come se l’annotazione scivolasse via subito, inghiottita in una specie di nulla.
Così ho preso l’abitudine di trasferire in un file le annotazioni scivolose. Ma che fatica! Così ho cambiato metodo e l’ho esteso anche ai libri su carta. Funziona benissimo, mi aiuta a ricordare e a mettere via in forma ordinata i miei takeaway su ogni libro, una cosa preziosa per i post di questo blog, ma anche se hai in mente un altro libro tuo.
Eccolo:
1. leggo velocemente, come sempre, ma annotare mi fa fermare su quanto mi ha colpito e voglio ricordare; a volte è soltanto un’espressione particolarmente felice (e in quel caso metto sul margine un grande punto esclamativo); se leggo sul kindle mi accontento di evidenziare
2. a libro finito lo ripercorro piano piano di nota in nota, ma lo faccio rileggendo a voce alta davanti a un traduttore voce-testo. Scandire e “sentire” la mia nota mi costringe a rallentare e a pensare, spesso dando vita a nuovi pensieri che annoto anch’essi. Ma intanto “vedo” sullo schermo la mia voce prendere forma. Ho provato anche programmi molto costosi, come Dragon per pc, ma li ho trovati terribilmente macchinosi per l’uso che ne faccio io; poi ho scoperto TalkType, che funziona con Chrome. Semplicissimo, devi solo parlare e lui scrive, per di più capendo molto bene, anche se ci sono nomi propri stranieri o parole in inglese. Il punto debole è la punteggiatura, ma nel passo successivo diventa quasi un punto di forza.
3. infatti la copia finale è tutto fuorché perfetta e ha bisogno di un editing energico: punteggiatura, spaziature, grassetti, virgolette, corsivi. Rileggo di nuovo e provvedo. E mentre leggo, connetto con altre idee, integro, inserisco titoletti.
Per far questo ci vuole veramente poco e il risultato sono appunti ragionati e ordinatissimi, ricchi di spunti e pronti per la cartella “libro_a_venire”. Se poi verrà, non si sa, ma intanto sento di preparare un terreno fertile per quando vorrà fiorire.
La verità è che sono una gran smemorata e tutto questo smuovere, concimare e seminare mi aiuta a ricordare. È una mobilitazione di tutti i sensi: sfioro le pagine con matita e righello, vedo le annotazioni e la mia voce farsi testo, ascolto con lentezza la mia voce che risuona e a volte cambia e personalizza il testo originale, riesco persino a esprimere a voce i pensieri nuovi che emergono, ri-vedo e trasformo mentre faccio l’editing. Quanto al gusto, è quello di vedere il succo personalissimo del libro pronto per fluire da qualche altra parte. Un post o il capitolo di un libro di cui quasi quasi riesco persino a sentire il profumo.
Anche a me piace molto annotare, e confermo che evidenziare frasi su kindle dà l’impressione che siano effimere… Mi piace il tuo metodo di annotarle in un file, tutte assieme, così sono più facili da ritrovare. Grazie come sempre per gli spunti interessanti 🙂
Infatti più che sostituire metodi, la chiave è integrarli.
E questo è un punto interessante… “Leggo molti libri anche per arginare la dispersione che sento sui social”.
Le case di chi scrive devono per forze essere piene di appunti, cartacei o virtuali che siano 🙂 Bellissimo il primo paragrafo: come emozione opposta, leggere Borges o Fruttero e Lucentini mi fa sentire così piccolo e incapace!
io sono un altra persona che ama leggere praticamente da sempre, ho diversi libri ancora da leggere, spesso,causa anche contesto sociale che non offre niente di interessante,mi rifugio nella lettura dato che dove mi trovo non c’è mai niente di stimolante per le persone come me, anche io sottolineo libri articoli leggo anzi leggevo velocemente ora non più da mesi, avevo una capacità di immagazzinare milioni di info in breve tempo…buona giornata!
condivido tutto. e grazie per lo spunto del traduttore vocale per conservare le note: non ci avevo mai pensato!
Io ho ancora la necessità di scrivere manualmente su un taccuino. Molto vintage e poco moderno. A volte ricopio interi brani, altre volte mi limito alle mie considerazioni. Ho provato a scrivere su un file ma niente. E come se non riuscissi a concentrarmi e i concetti mi scivolano via. È un mio limite?
[…] rubrica di Constance Hale sul New York Times. Pochi post fa ho segnalato il primo, dedicato alle frasi. Ora prosegue con le parole e la metafora della […]