Parecchi anni fa avevo nel mio set di slide anche questa, la slide del frullatore. Poi l’ho persa per strada, chissà perché. Nelle letture e navigate di questi giorni mi è tornata in mente perché sì, il web è più che mai un frullatore. E così sono andata a ripescarla.
Il frullatore riguarda senz’altro le parole, le immagini e i suoni, così come i luoghi dove i nostri contenuti dilagano continuamente – siti, social, app –, ma i frullati che mi sembrano più interessanti in questo momento sono quelli stilistici. Persino tra carta e web.
Il serissimo settimanale tedesco Die Zeit – destinato alle élite intellettuali e ai lettori fortissimi – questa settimana compie 70 anni e l’edizione cartacea è sorprendente! Uno dei giornali che più coraggiosamente è cambiato mantenendo la sua vocazione (non per niente si è affidato a quel geniaccio dell’information design che è Mario Garcia) ritraspone sulla carta tutto quello che intanto ha imparato sul web. E così realizza un vero paesaggio di parole e immagini che riassume i numeri dei suoi primi 70 anni:
O si ispira ai libri per bambini per il suo Lexikon, cioè Die Zeit dalla A alla Z:
Altre meraviglie le trovate nel post che all’anniversario ha dedicato Mario Garcia: Die Zeit celebrates birthday in grand style.
All’Economist sono sempre stati bravissimi a fare i frullati, ma ultimamente ne stanno producendo di gustosissimi, con mix audaci. Curioso, o forse no, che l’Economist, come la Zeit, è un settimanale antico, con una lunga tradizione. Nasce nel 1846 e affronta il digitale con piglio di ragazzino e risultati di vendita strepitosi.
Da sempre, i suoi giornalisti non firmano gli articoli, eppure ora ognuno ha la sua playlist su Spotify, ed ecco come raccontano la nuova avventura su Twitter:
Fantastici: mescolano e frullano le parole e la musica, Twitter con Spotify. E invitano noi a leggerli e ad ascoltarli. Cosa c’è di più “engaging”?
Chiusa la parentesi Gutenberg, che aveva confinato il testo nei libri e lo aveva separato dalle immagini, mi sembra che ora si apra l’era del grande rimescolamento. Mi sembra anche foriero di tanta nuova creatività.
perchè “la” Zeit? Vero che Zeit in tedesco è femminile ma non le sembra che stoni, quell’ articolo tradotto?
Interessante l’esperimento dell’Economista di fondere l’informazione con la musica! Credo che oggi ci sia davvero bisogno di testate che “pensano fuori dagli schemi”.