
Mi accorgo ora di aver usato nell’ultimo post l’espressione “vuotare il sacco”. Non credo sia a caso: anzi mi è appena venuto in mente che una delle cose che ammiro di più in chi scrive un libro o anche un semplice post è proprio la capacità di vuotare il sacco, che poi significa essere generosi, comunicare tutto quello che si sa su un tema o un’idea, senza reticenze e senza paura. I libri di cui parlo qui appartengono in genere agli svuotatori di sacco ed ecco perché mi lancio sempre in recensioni entusiaste e sperticate. Sono semplicemente grata per quello che mi hanno regalato e ho voglia di dirlo a tutti.
Il libro che ho letto tra ieri e stamattina, invece, appartiene alla categoria dei reticenti. È Persuasive Copywriting di Andy Maslen, un copy molto noto in Gran Bretagna e autore di qualche libro niente male, compreso uno dedicato agli scrittori freelance che recensii tempo fa e mi aiutò molto a focalizzare chi ero e che cosa volevo.
In questo tutto vi è (credo consapevolmente) sorvolato e accennato, con un occhio ai temi più trendy: il ruolo delle emozioni (ma va!) , il cervello e il sistema limbico (quale argomento oggi più pop della nostra materia grigia? il Riccardo Falcinelli della scrittura deve ancora farsi avanti), la psicologia della persuasione, lo storytelling (ancora!)… il tutto completato da pochissimi e striminzitissimi esempi e dei test finali degni della più classica tradizione nozionistica. Non dico che non ci siano ideuzze sensate qui e là e qualche spunto di esercizio carino, ma certo non vale i 28 euro che l’ho pagato, ingannata dalle mirabolanti recensioni su Amazon (non devo cascarci mai più!).
La colpa è mia e del mio senso di inadeguatezza: penso sempre che gli altri ne sappiano mille volte più di me e che io abbia non si sa che cosa da scoprire e recuperare. Il che è verissimo, ma “gli altri” non sono tutti, sono pochi e so benissimo chi sono – visto che bazzico la scrittura professionale da un bel po’ e i libri più o meno li ho letti tutti.
Quindi il mio proposito professionale per il nuovo anno lo formulo adesso: tornerò a rileggere i classici, quelli che mi hanno insegnato tanto quando ho cominciato e che come ogni classico avranno ancora tanto da dirmi, soprattutto dopo anni di pratica scribacchina. Non ci sono solo quelli della letteratura, ma anche quelli della comunicazione e della scrittura professionale, a cominciare da un signore che viveva ad Atene 2.400 anni fa.
Come capire se un’idea è buona? C’è Made to Stick di Chip e Dan Heath.
La scienza della persuasione? Nessuno ancora batte Robert Cialdini.
Cos’è la creatività e come si esercita? Il libro più illuminante è La trama lucente di Annamaria Testa.
Come si scrive una storia? Ancora Annamaria Testa con i suoi intelligenti e divertenti Minuti scritti.
Che succede al nostro corpo e alla nostra mente mentre leggiamo? Ce lo spiega Maryanne Wolf in Proust e il calamaro.
Cosa impara lo scrittore professionale dai classici della letteratura italiana? Lo racconta Massimo Birattari in È più facile scrivere bene che scrivere male.
Perché le parole più efficaci sono quelle che ci fanno sentire e vedere? È la tesi di The sense of style di Steven Pinker.
Di classici da rileggere e di grandi vuotatori di sacco ce ne sono molti altri e nei post dedicati ai libri su questo blog direi che ci sono tutti.
Per il resto, leggere con consapevolezza quello che mi circonda, smontare quello che mi piace e non mi piace, capire perché, farne tesoro. Scrivere, con consapevolezza. Continuare a vuotare il sacco, che fa bene a me e agli altri. Può capitare di sentirsi vuoti ed esauriti, certo, ma con che energia, curiosità e leggerezza poi si ricomincia!
Grazie Luisa per questo suo articolo. E grazie perché, dopo aver ascoltato on line una sua intervista di alcuni anni fa, nella quale ribadiva l’importanza di leggere “Retorica” di Aristotele per chi si occupa di scrittura, ho cominciato a riprendere in mano i classici della letteratura latina e greca, da me sempre amati anche a liceo, ma mai compresi fino in fondo. Loro avevano già scritto tutto (o quasi). Non ci resta che rileggerli.
Anche io ho questo come proposito per l’anno nuovo. Grazie per avermi dato l’input con quella intervista. 🙂
Lavinia, allora auguriamoci vicendevolmente una bella rilettura dei classici. Ma qual era mai questa intervista?
Luisa
Mi correggo: era una lezione, non un’intervista. Questa, al minuto 42:45: https://www.youtube.com/watch?v=KW2h971ej38
Grazie ancora.
Lavinia
Io aggiungerei l’Eneide. I primi studi sul Copy li ho iniziati proprio da lì 🙂
rileggere i classici ottimo, ma anche qualcosa di attuale, tipo per imparare a scrivere per noi che scriviamo sempre, : Gianrico Carofiglio “Con parole precise” Laterza, il suo ultimo.
Io penso che nella scrittura, come avviene già nella moda, inventare sia difficile quindi il classico va sempre bene. La delusione di aspettarsi del nuovo e non trovarlo secondo me nasce proprio dal fatto che molti, con scaltrezza o ingenuità (andrebbe approfondito), non fanno altro che rimasticare e riproporre cose già dette, lette e sentite.
Io mi sto gustando, con deliberata lentezza, The Sense of Style, in cui Pinker ci accompagna per mano anche per i sentieri della varietà lessicale. E quando ciò avviene per una lingua straniera il piacere della scoperta è doppio.
Per riprendere l’idea del tuo senso di (immotivata, secondo me) inadeguatezza, credo derivi dal fatto che, come tutte le persone capaci e meticolose, sai bene che c’è sempre qualcuno che ne sa più di te. Beninteso, c’è anche una pletora dièpersone che ne sa molto meno! Forse ogni tanto dovremmo spostare l’attenzione più su ciò che siamo e sappiamo che su quello che ci resta da imparare.
Grazie comunque a te, guida… editoriale!
Marinella
[…] scorsa settimana ho letto un articolo di Luisa Carrada che elogiava i classici. La nota copywriter italiana faceva notare come molti testi di recente pubblicazione non abbiano […]
Grazie, grazie.io leggo libri di cultura orientale e libri storici,ma ogni tanto leggo Fabio Volo,De Carlo & co, ora dopo il tuo articolo lascerò quest’ultimi per leggere classici della letteratura.