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risali negli anni

18 Ottobre 2015

Giotto e il naturalese

Giotto, Polittico di Badia, 1300 c.

“Rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi mai più nessuno.”

Questa famosissima frase che Cennino Cennini scrisse sul suo Libro d’arte alla fine del Trecento è riportata in tutti i libri di storia dell’arte, e con ragione. Due righe che dicono tutto sulla rivoluzione che in pochi decenni sconvolge l’arte occidentale e apre l’età moderna. È citata anche nella bellissima mostra Giotto, l’Italia ospitata al Palazzo Reale di Milano fino al 10 gennaio 2016.

Bellissima perché ci sono le opere su tavola, tra cui i grandi polittici. Alcuni, quelli che sono stati portati nelle sale di Palazzo Reale dalle chiese, di solito si possono vedere, ma lontanissimi e da un lato solo. Cogli la composizione, i bagliori dell’oro, ma non i dettagli. Invece Giotto va visto proprio così, da vicino vicino. Perché ogni personaggio è diverso dall’altro, anzi è una persona, unica e inconfonfondibile, anche se è un angelo tra decine di angeli.

Sono persone anche i santi e soprattutto le madonne con il bambino. Madonne? Prima di tutto mamme, tenerissime con i loro bambini prima di tutto bambini. E lo vedi dalle manine che si infilano nella scollatura della mamma e la tirano verso di sé. E dalle mani della mamma, che accolgono schiene e sederini veri e pesanti. Non c’è niente di più umano e più vero dei giochi degli occhi e delle mani di Giotto.

Giotto, Cappella degli Scrovegni, 1303-1305.

Questa verità incanta noi moderni, ma per i contemporanei era qualcosa di mai visto. Su Giotto pesavano secoli di pittura bizantina, durante i quali gli artisti avevano rappresentato santi e madonne fermi e immobili, stagliati su un fondo dorato che li isolava dal mondo degli uomini. Figure dipinte sempre secondo gli stessi schemi, con piccole varianti introdotte di tanto in tanto, senza confronto con la realtà. Da questi limbi dorati la storia era esclusa, e con essa il paesaggio, i sentimenti e la quotidianità dell’uomo. Giotto riporta nella pittura umanità, storia e natura. Il cinguettìo degli uccellini, il canto a squarciagola, un bacio vero e amoroso tra coniugi.

In questo sta il suo “tradurre dal greco al latino e ridurre al moderno”. Perché, allora nell’audioguida e nei pannelli – pur ben fatti nei contenuti – ci dobbiamo sorbire un linguaggio artificiale, falsamente aulico, pomposo, così lontano dalla modernità e dalla naturalezza del linguaggio giottesco? Non solo la sintassi involuta da libro stampato, ma “dinanzi! invece di “davanti” e poi “capacità somma”, “il successo da lui ottenuto”, “l’arcadica popolazione”, la “scelta del tutto inusitata”. La mostra era piena di ragazzi, e meno male. Sarà per strizzare l’occhio ai più giovani che nei pannelli fanno capolino un anglosassone “brainstorming” con i committenti e un “vero e proprio specimen”?

Quanto sarebbe stato più bello e godibile ascoltare e leggere dell’arte di Giotto in un contemporaneo, semplice e preciso naturalese! Che ci vuole? Ci vuole coraggio, ecco che ci vuole. Distogliere lo sguardo dall’accademia e dalla tradizione e puntarlo sulle persone. Proprio come Giotto.

Giotto, Polittico Baroncelli, 1328 c.

7 risposte a “Giotto e il naturalese”

  1. Forse c’è ancora un timore reverenziale degli autori trattano alcune discipline, ad esempio l’arte e il diritto, come se svecchiare la lingua riducesse l’importanza dell’oggetto. Invece credo che sia vero il contrario, e cioè che la semplificazione della lingua conduca a una maggiore diffusione e quindi a una maggiore comprensione.

    Non ha senso scrivere per pochi eletti.
    Marinella

  2. Sono completamente d’accordo. Un linguaggio fatto per avvicinare e non per tenere distanti da un’aulicità sacra costruita, l’arte, la cultura, dalla gente. Quanto sarebbe bello capire che il rispetto non è nella distanza ostentata ma nella capacità di un’opera d riuscire a “rifare” la gente. L’arte è al servizio degli uomini non sono gli uomini al servizio di un’opera d’arte. E aggiungo che anche gli utilissimi cartelloni informativi che si trovano presso i siti archeologici o fuori le chiese, quanto sarebbe bello che si capisse qualcosa!

    • In realtà il titolo del post mi aveva inizialmente bloccata, ma poi mi sono detta che se lo avevi scritto tu ci doveva essere una buona ragione per leggerlo. E infatti così è stato: mai fermarsi ai preconcetti!

      Marinella

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