Sintassi più semplice, lessico più ricco era il titolo di un mio post di un po’ di tempo fa e un consiglio con cui spesso concludo i miei laboratori di scrittura nelle aziende. È praticone e casareccio, lo so – e in questo mi assomiglia – ma credo compendi bene la chiave di una semplificazione intelligente e quindi di una maggiore leggibilità dei testi.
Ieri l’ho in qualche modo ritrovato in un articolo di Roberto Casati sulla Domenica del Sole 24 Ore (se riuscite a recuperarlo, è un numero fantastico): Non bastano 500 parole.
No, non bastano per niente, soprattutto quando abbiamo a disposizione poco spazio e poco tempo, condizione permanente nella comunicazione professionale di oggi. Anzi, più dobbiamo essere fulminei, farci capire o catturare l’attenzione all’istante, più parole dobbiamo conoscere.
“Un buon lessico ti fa risparmiare” scrive Casati e cita una ricerca di Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia Sperimentale a Roma 3 e grande esperto di sistemi educativi:
Benedetto Vertecchi, che ha analizzato il corpus linguistico nei documenti degli studenti intorno ai 14 anni di età dal 1966 al 2006, sostiene che nel corso del tempo si nota un’evoluzione netta: a minor lessico, testi più lunghi. Se nel 1966 i testi erano di cento parole, nel 2006, a parità di contenuto, ne contavano 120. Se non hai le parole per dirlo, devi inventarti una perifrasi. Il lessico povero ti fa assomigliare a chi non parla una lingua straniera e si trova costretto a fare dei giri di parole. Ti tocca usare quello che hai. E dato che la perifrasi va generata sul momento, fai molta più fatica. È come se dovessi utilizzare un cacciavite come un martello; magari alla fine il chiodo lo pianti, ma a che prezzo?
La risposta migliore è dunque che disporre di un buon lessico non è un lusso. Al contrario! Offre un modo vantaggioso ed economico di esprimersi, risparmiando sulle inevitabili e costose perifrasi chi deve dedicarsi chi un buon lessico non ha. Non c’è bisogno di scomodare il vocabolario tecnico o accademico. “Frullare” è una parola, “ridurre in poltiglia” ne contiene tre; e se non sai cos’è la poltiglia?
Su questo blog leggi anche:
Sintassi più semplice, lessico più ricco
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Meditazione sulle parole, lì dove capita
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Le ristrettezze della rete e gli orizzonti del vocabolario
Ti ringrazio per il post e per la segnalazione dell’articolo di Roberto Casati che recupererò. Mi hai ricordato passi del libro di Gianrico Carofiglio “La manomissione delle parole” che descrivono le estreme conseguenze della povertà lessicale (che può causare alessitimia=non avere parole per le emozioni). Ricopio alcune sue frasi: “Il rapporto fra ricchezza delle parole e ricchezza di possibilità… è dimostrato anche dalla ricerca scientifica, medica e criminologica: i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci sul piano del lessico, della grammatica e della sintassi… Non sanno sentire, non sanno nominare le proprie emozioni. Spesso, non sanno raccontare storie… una carenza che può produrre conseguenze tragiche nel rapporto con l’autorità, quando è indispensabile raccontare, descrivere, dare conto delle ragioni, della successione, della dinamica di un evento.” Grazie anche per avermi ricordato questo libro che mi piacque molto 🙂
Anna, l’articolo te lo passo io.
Coincidenze (o sincronicità): Carofiglio pubblica un libro sul linguaggio tra qualche giorno. Di alessitimia parlava ieri Recalcati sul Corriere (è online).
Luisa
Adoro le sincronicità…
Grazie, Luisa, generosa come sempre, e mi dai anche due belle notizie!
A buon rendere 🙂
Anna
Articolo illuminante. Scrivere “in poco spazio e in poco tempo” non vuol dire scrivere in maniera semplicistica (che non vuol dire semplice)… anzi…. e per questo disporre di un lessico il più possibile vario è fondamentale
“i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci sul piano del lessico, della grammatica e della sintassi… Non sanno sentire, non sanno nominare le proprie emozioni. ” Una volta la pensavo anch’io così – e citavo Umberto D., del grande De Sica, che alla servetta rimasta incinta del militare di passaggio diceva – Queste cose non succedono a chi sa la grammatica! (cito a memoria, potrei sbagliare). Ora non mi convince del tutto, e ci trovo quasi un vago sapore … – forse “razzista”?, no, è eccessivo, ma magari un retrogusto di casta? (Non dimentichiamoci che la carenza di strumenti linguistici è spesso l’esito di uno svantaggio sociale; e da qui a dire che lo svantaggio sociale è causa di violenza il passo è breve).
Gentile Aurelio, è sempre un po’ rischioso estrapolare passi, me ne rendo conto. Ho ripreso le frasi di Carofiglio perché le considero efficaci per riflettere su quanto la ricchezza lessicale offra vantaggi o, meglio, possibilità per poter comunicare in modo efficace, esprimersi. Chi non la possiede – come esito di un svantaggio sociale, per riprendere la sua definizione – non riesce a spiegare o difendersi, ricostruire i fatti, la sua storia. Forse l’esempio dei “ragazzi più violenti” è estremo, ma non cambia la sostanza del concetto espresso da Carofiglio che condivido, e cioè che “la ricchezza delle parole equivale alla ricchezza di opportunità.” E questo credo valga per tutti.
Sì, mi rendo conto di essere stato un po’ frettoloso, o magari eccessivo. Il mio è solo un invito alla cautela; un invito a non dimenticare i contesti sociali che accompagnano le difficoltà lessicali; e una riflessione su quelle persone in grado di esprimere un’emozione a dispetto della povertà lessicale, grazie alla propria sensibilità. Ma sulla sostanza concordo: la ricchezza delle parole – se non proprio “equivale” – certo favorisce la ricchezza di opportunità.
Lusa grazie per questa tua segnalazione, cercherò di recuperare l’articolo e per la frase che apre il tuo post che mi piace molto.
Quanti spunti interessanti! Stavolta, oltre a leggere, approfitto per chiedere: allora, come arricchire il proprio lessico?
Grazie,
Ilaria
Parlare con consapevolezza 🙂
Luisa
Ciao Luisa. Peccato scoprirti solo adesso (meglio tardi che mai).
Sono d’accordo sul lessico: ti permette di avere più strumenti per esprimerti in meno parole e il dono della sintesi, almeno nel web (il mio campo di battaglia quotidiano), paga sempre.
Credo sarà un bel posto dove confrontarsi su ciò che ci piace di più: “il mestiere di scrivere”.
Ciao e a presto
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