In vacanza e in parziale disconnessione, ho seguito molto di straforo le polemiche e le discussioni suscitate dall’articolo del vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri sull’inutilità delle lauree umanistiche.
Feltri ha scritto cose arcinote, con quale obiettivo non ho capito. Non condivido il suo articolo, ma nemmeno molte delle motivazioni di chi ha levato alti gli scudi. Non credo affatto che una laurea in storia dell’arte o in filosofia ti renda più aperto e duttile di una in ingegneria o in giurisprudenza, né che fare il lavoro dei propri sogni sia un diritto come molti oggi sembrano pensare. Quasi tutto dipende solo da te. Da come studi, da chi sei, da che esperienze fai oltre agli studi universitari.
Io non ho dati, ma solo la mia esperienza di laureata in lettere che dopo molti anni dalla laurea (ho finalmente l’età in cui non dire quanti diventa un vezzo) è contenta della scelta fatta. Sottolineo: da molti anni.
Eppure allora tutti mi sconsigliarono e fu un bene, perché mi avviai agli studi con la piena consapevolezza che facevo una scelta rischiosa, che magari avrei dovuto fare qualcos’altro per pagare le bollette, che quello che avrei imparato era solo uno dei tanti strumenti da affinare per affrontare la vita lavorativa. Insieme a molti altri che ancora non conoscevo.
Quel senso di gioiosa precarietà – perché ero felicissima di studiare intanto quello che mi piaceva – e qualche volta di paura per il futuro ha guidato tutte le mie scelte lavorative, anche quando sembravano portarmi molto lontano dal lavoro dei miei sogni. Che mi ha comunque aspettata e mi ha sorpresa perché diverso da quello della mia gioventù.
Nelle tante aziende che ho frequentato e che frequento ho incontrato – anche in posizioni importanti – classicisti, storiche dell’arte e un sacco di filosofi. Il lavoro per noi c’è, anche se non tantissimo. Ma gli studi universitari sono solo un mattoncino e qualche volta nemmeno il più importante.
Rispetto alla mia generazione, inoltre, quella che si affaccia oggi all’università ha un sacco di vantaggi in più: viaggiare costa pochissimo, imparare non costa niente se non tempo e passione, la vita lavorativa è lunga sì, ma presenta un orizzonte più vasto per cambiamenti anche radicali. Il mio consiglio: studiate quello che vi appassiona, coltivate voi stessi, pensate piuttosto che quel lavoro può non essere per sempre, ma lo studio sì. Lì, davvero, oggi chi si ferma è perduto. I ragazzi come le signore laureate un bel po’ di anni fa.
Su questo blog leggi anche:
[…] Io, laureata in lettere stagionata e felice. […]
Concordo con quello che hai scritto in questo tuo post, Luisa.
Ho ascoltato e ascolto tante persone che dicono “ho dovuto scegliere questa e non quella strada che mi sarebbe piaciuta” convinte di dire il vero, e forse lo è, ma quasi sempre non ammettono o non sanno che hanno scelto perché era la strada più semplice. Scelta leggittima, ma con un vero parziale.
L’impegno costa fatica, le scelte che vorremmo realizzare richiedono determinazione, lo studio costante e i dubbi che aiutano a crescere chiedono il coraggio di rischiare. Per fortuna sono tante le persone – giovani e meno giovani – che ancora ci credono, vanno avanti costruendosi mattoncino su mattoncino. Malgrado una laurea umanistica, che altri dicono serva a ben poco oppure a tanto, perché tutto serve per cominciare a investire su di sè.
Sto per laurearmi in lettere alla triennale e so che il percorso da fare per avere un lavoro è ancora lungo. Da sempre mi hanno sconsigliato quest’università, molti sono stati proprio degli insegnanti di lettere eppure…non riesco a pentirmi della mia scelta. Le ore migliori della mia vita le ho spese ascoltando professori appassionati parlarmi di scrittori e poeti, studiando poesie e leggendo libri non da semplice lettore ma da studioso. Ogni cosa che leggo e studio mi sta formando,sta diventando un pezzettino di me.
Grazie davvero per questo post!
Correvano i primissimi anni ’90. Dopo il liceo desideravo frequentare Lettere con indirizzo storico, ma non me la sentivo di essere un peso economico per i miei, sapevo bene che la disoccupazione post laurea aveva una probabilità assai alta, e così mi sono messa una mano sul cuore e mi sono iscritta a Chimica. Dove mi sono anche laureata.
Una volta cominciato a lavorare, un lavoro appagante e che mi dà molte soddisfazioni, lo ammetto, mi sono resa conto che ora, finalmente, potevo studiare per me, cose che mi piacevano davvero e che negli anni avevo comunque continuato a leggere e seguire.
Non ho avuto dubbi, mi sono riscritta all’università col piacere di studiare, senza assilli sulla possibilità di trovare un impiego: laurea in Storia e successivamente in Antropologia Culturale
Fu giusta la scelta fatta 25 anni fa? Non lo so, ma di certo c’è che se tornassi indietro, rifarei quella scelta. E non perchè fu la strada facile ( le facoltà scientifiche non sono facili), e la facoltà di Chimica è chiamata Scienza Dura ( insieme a Matematica e Fisica), ma perchè mi ha aiutato ad essere economicamente indipendente per poter poi seguire le mie altre passioni.
Bell’articolo, condivido. Anche io ho una laurea umanistica e, invecchiando, ne sono sempre più contenta.
I miei studi universitari (Pedagogia) sono stati intensi e interessanti. I miei professori, soprattutto di Filosofia, eccellenti. Tutto in piena contestazione nel 1968. Studiavamo moltissimo a differenza del mantra sulla contestazione.
Anche io dico sempre di scegliere per passione allo studio o al lavoro per cui si sta studiando.
Mio figlio ha seguito i nostri consigli: medico per passione. Certo l’idraulico guadagna di più, ma il suo obiettivo NON erano i soldi *_))
grazie per la serenità della lettura della attuale realtà sociale.
“Gli studi universitari sono solo un mattoncino e qualche volta nemmeno il più importante.” Condivido tutto il tuo articolo. Sono una laureata in lettere antiche e il mio lavoro non comprende il greco… per lavorare ho dovuto affinare tante altre conoscenze che all’università proprio non ti insegnano ma… nessun rimpianto, anzi, molta gioia per quei fantastici 5 anni di università.
Concordo sul fatto che questo articolo non aggiunge nulla di nuovo a ciò che la realtá evidenzia quotidianamente.
Sono molto d’accordo su ciò che sostieni. Molto, se non tutto, dipende dalla persona. Se io voglio, allora ottengo risultati. Con più o meno fatica, ma alla fine riesco.
Certo, si aggiunge a volte la variabile Italia e allora diventa necessario partire, per andare in posti dove le competenze acquisite all’Universitá e soprattutto nella propria carriera professionale vengano riconosciuti maggiormente.
Interessante riflessione.
“Se io voglio, allora ottengo risultati”. Dove? In te stesso, certo. Cos’è, altrimenti, un mondo di automi? L’Altro è sempre la nostra risposta. Da soli non si ottiene proprio alcunché…
Certamente, il mio “ottenere i risultati” non implica il fatto “ad ogni costo”. Dal post, secondo me, emerge un concetto di fondo, cioè che se ci si impegna, se si crede in se stessi e nelle proprie passioni, si raggiungono le mete che ci si è prefissati. Non mi sembra di aver mai detto (nè sottinteso) “asfaltando gli altri”.
Ciao Luisa,
parto dalle ultime righe del tuo bel post.
Sì, l’università oggi offre vantaggi enormi. Per motivi differenti mai avrei immaginato di iscrivermi all’università poi, oggi, mi ritrovo a dover affrontare il terzo anno in modalità FAD (a distanza) in Scienze della Comunicazione, nonostante il lavoro, la famiglia , i figli, l’età, l’elasticità mentale ridotta e tutto il resto.
Imparare costa tempo e passione, ma soprattutto volontà, determinazione e voglia di rimettersi in gioco.
Per quanto riguarda i costi … dipende: per la modalità FAD ad esempio è richiesto un extra costo annuale non indifferente, ma un corso di laurea costa (in proporzione) molto meno di tanti corsi di formazione della durata di una manciata di ore.
Internet offre opportunità non indifferenti in modo rapido e a costi molto ridotti, spesso però occorre tempo per scremare e selezionare il tanto materiale recuperato.
La vita lavorativa più lunga può favorire o incentivare cambiamenti anche radicali che, da un lato spaventano, ma dall’altro possono rivelarsi addirittura salutari.
Non ho mai smesso di coltivare me stesso e, negli ultimi anni, ho cercato di aggiungere “fertilizzante” di qualità giorno dopo giorno, magari rallentando in qualche occasione, ma senza fermarmi.
“Domani” molti di noi faranno probabilmente un “mestiere” che oggi non esiste o non è ancora pienamente riconosciuto, non facciamoci cogliere di sorpresa … con o senza laurea …
[…] Io, laureata in lettere stagionata e felice. di Luisa Carrada […]