In questo faticoso e torrido luglio, in cui non sono proprio riuscita a postare, mi sono occupata di testi del tutto nuovi per me: i libri scolastici. Libri in cui comprensibilità, chiarezza e memorabilità sono tutto.
La qualità di un libro di testo è fatta di moltissime cose, alcune palesi o facilmente intuibili, altre davvero molto sottili. Scoprirle e indagarle è stato interessantissimo (e comunque non è finita qui!), così come capire la complessità, i rischi, le innumerevoli scelte che ci sono dietro un libro ben fatto.
Tra le cose sottili c’è l’ordine delle informazioni all’interno di un periodo o di un paragrafo. E qui il professor Pinker mi è stato ancora una volta d’aiuto. La nostra mente che legge, e intanto impara, procede “filling the gaps”, riempiendo i vuoti, connettendo quello che ha appena imparato da una parte con quello che già sa, dall’altra con quello che manca. Lo fa meglio, in maniera fluida e spedita, se mette in fila le informazioni con ordine, cominciando da quella più semplice per andare verso quella più difficile.
Save the heaviest for the last! è per Pinker un principio “monumentale” della composizione di un testo, raccomandato già nel IV secolo a.C. dal grammatico sanscrito Panini.
Nell’arco sintattico – microcosmo di un intero paragrafo e di un intero testo – si comincia con ciò che il lettore già sa, con la frase breve, con il concetto più semplice, con l’informazione. Così sarà più facile portare i lettori verso la novità, la frase più lunga e distesa, l’idea più complessa, il commento.
È ovvio che questa non è una regola e io sono la prima a fare spesso diversamente, ma è un ottimo riferimento quando la chiarezza viene prima della curiosità e della sorpresa. Vale per i libri di testo, ma anche per una procedura aziendale, un’informazione importante per i cittadini, una notizia sull’intranet.
Devo impadronirmi anch’io di questo Pinker 🙂 Ho la tendenza a lasciarmi imbrigliare da periodi lunghi e contorti. Solo dopo aver letto Borges riesco a contenermi, ma dura poco 🙂
Come ti capisco Luisa! Parlo della calura: per scrivere il diario di viaggio su Berlino ho impiegato 10 giorni e ancora non lo licenzio.
Come sempre i tuoi commenti sono preziosi. A quanto scrivi mi permetto di aggiungere una parolina desueta: RIDONDANZA. Penso che il suo uso aggiunga chiarezza soprattutto nei testi scolastici.
Che dici?
Alla prossima *_))
Io sono in partenza per Berlino 🙂
Cara Luisa, sei preziosa. Motivo per cui, da tempo, ho messo il tuo blog tra quelli che seguo.
Ne sono contenta 🙂
[…] gli spazi bianchi devono dare respiro alla lettura. Interessante anche il concetto lasciato da Luisa Carrada in uno dei suoi ultimi […]
Parole da scolpire nella pietra 🙂 E paradossalmente, ancora di più, nelle lettere commerciali, nelle Squeeze Page, nelle Sales Page, eccetera. In un testo letterario o, come in questo caso, nei libri scolastici una frase complessa la puoi spezzare o dividere (magari con un punto e virgola), in un testo pubblicitario no. Maggiore semplicità vuol dire maggiore persuasione.