“Everything is content. And very often the core of that content, that user experience, is writing. Sometimes is literally the experience – in the case of a blog post, e-book, white paper, Twitter post, or website text. And sometimes it’s the basis of a visual experience – like that video or that SlideShare or PowerPoint presentation that began its life as a script, or that infographic that likely knits together data and text.”
Ann Handley, Everybody writes
Sempre più video, sempre meno testo. Perché parlare e guardare sono azioni naturali, leggere lo è molto meno, così come scrivere. Ce lo spiegano molto bene neuroscienziati quali Maryanne Wolf e psicologi del linguaggio quali Steven Pinker. Però è vero, come scrive Ann Handley, che la scrittura è comunque al cuore di tutti i contenuti. Anche quando è nascosta ai nostri occhi.
L’ho sperimentato direttamente negli ultimi due mesi, quando un’azienda molto attenta alle sue parole e alle sue persone, con cui collaboro da diversi anni, mi ha chiesto di realizzare un ciclo di webinar sulla scrittura. Non dirette in streaming, ma singoli webinar di una mezz’oretta, da seguire in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo. A me i contenuti – parlati e visuali –, a un’agenzia specializzata in prodotti formativi la regia del tutto.
Io sono una che può parlare a braccio per ore, ma ho deciso di progettare ogni webinar fino alla singola pausa e all’ultima virgola, scrivendo tutto, ma un tutto destinato a essere pronunciato con naturalezza davanti a una telecamera.
Bene, è stata una delle esperienze a più alta densità scrittoria che abbia mai fatto: progetto, scaletta dei contenuti, stesura del testo, elaborazione delle slide, ottimi titoli e sottotitoli per ogni webinar (la fruizione non è obbligatoria, per cui suscitare curiosità è fondamentale), più un notevole numero di revisioni. Oltre a quella consueta, anche quelle per il tono di voce (coerente con lo stile aziendale, ma anche con il mio, il mio corpo e la mia faccia), per la sintonia script-slide (nei contenuti e nella forma), per la lettura ad alta voce (cosa ben diversa dalla lettura silenziosa), e infine per la naturalezza (cosa impalpabile ma decisiva).
Ho lavorato su temi che conoscevo molto bene, per cui mi sono potuta concentrare con gusto sul “come” trasmettere i contenuti attraverso un medium diverso, che mi metteva in gioco in prima persona e in modo così forte. E così, ora che sono in dirittura d’arrivo, mi trovo a riflettere su quanto ho imparato:
- la progettazione minuziosa paga: ogni cosa è al posto giusto e al momento giusto, senza nemmeno una ridondanza; io sono così tranquilla e sicura di quello che dico che posso concentrarmi bene sullo sguardo, il tono di voce e la gestualità, con un effetto naturalezza assicurato, persino con una bella voce di pancia invece che di testa
- l’attacco è fondamentale: ho sempre scelto qualcosa di eccentrico, divergente, inaspettato, che sorprendesse all’inizio ma di cui si capisse il senso lungo tutto il webinar, come una chiave di lettura
- alla mia voce la cornice molto personale di interpretazione e commento, alle slide le indicazioni, le citazioni, gli esempi
- periodi brevi, ma sintassi fluida, variata e ritmata
- stile naturale e conversevole, ma senza esagerare con domandine e intercalare
- lo stile naturale e fluido ti viene benissimo se ti sei documentata e preparata moltissimo, non se ti affidi all’estro del momento.
“Ars est celare artem”: l’arte consiste nel celare l’arte. L’antica massima latina, per realizzare un prodotto multimediale, da fruire anche su tablet e smartphone, mi è sembrata più attuale che mai. Anche qui, back to basics!
Lo ricorda Lee Lefever, fondatore di Common Craft, agenzia di comunicazione che sforna i più bei video di tre-quattro minuti per spiegare gli argomenti più complessi:
“La scrittura è il passo logico con il quale un’idea si trasforma in qualcosa di utile come una spiegazione. Non c’è metodo migliore di scrivere per elaborare una spiegazione efficace e rendere le idee più difficili facili da capire. Lo script è un documento vivente, che cambia e ci accompagna dall’inizio alla fine.”
Sui video di Common Craft, leggi anche:
Precisa e concisa, come sempre. I miei complimenti per il tuo lavoro, ti ammiro molto.
Ho letto con piacere la tua nota. Conosco per esperienze passate la ricerca dell’armonia tra parola, gesto, postura e medium. In questo momento, nel Laboratorio di Scrittura, in una scuola media sto sperimentando “la centralità della parola” in tutte le sue forme. Ho tratto suggestioni da un lavoro dell’antropologa francese Francoise Heritier e, se già non ti è noto, lo segnalo.
Buon lavoro *_))
Preso nota, Francoise Heritier. Grazie per la segnalazione!
Prendo nota anche io. Che fortunati i tuoi ragazzi!
Luisa
Ma questi webinar, cara Luisa, sono di proprietà dell’azienda che te li ha ‘commissionati’ o sono pubblici?
Ovviamente sono privatissimi…
Luisa
Bellissimo post Luisa. Mi è capitato in passato di polemizzare con qualche collega su “quanto lavoro di scrittura necessita” per preparare un’ora di training su una materia tecnica, che nella struttura non è molto diverso rispetto agli elementi che hai elencato tu per preparare un webinar di 30 minuti. Chissà per quale motivo si pensa che una demo dal vivo, con una presentazione di supporto o lo speaking ad una conferenza o un webinar registrato non debbano passare attraverso LA PROGETTAZIONE SCRITTA di tutti gli elementi, i passaggi chiave e in alcuni casi anche le “battute d’effetto” che servono a catturare l’attenzione del pubblico. Chissà perchè tutti pensano di poter essere dei grandi attori e pensano di poter “improvvisare” al momento, come se anche l’improvvisazione teatrale non si basasse su anni di esperienza e di copioni imparati fin nei dettagli. Complimenti ancora.
articolo interessante, un po’ come in tedesco “weniger ist mehr” (la qualità sulla quantità). grazie anche per avermi fatto conoscere Common Craft, che non conoscevo.
Interessante, sarei curiosa di visionare questi tuoi webinar!
Mi ricordo che parlare davanti a un pubblico o a una telecamera, senza essersi preparati il discorso in anticipo è una vera impresa. Per fortuna riuscivo a sbloccarmi quando qualcuno mi faceva una domanda.
Buongiorno Luisa,
da oltre un anno a questa parte, come lavoratore-studente universitario a distanza, ho avuto modo di confrontarmi con il “mondo” delle video-lezioni on line.
Lezioni della durata di un’ora in diretta con la possibilità di rivederle in qualsiasi momento.
Da un lato l’ammissione dei docenti delle effettive differenze tra parlare ad un pubblico presente in aula ed il parlare ad un microfono in una stanza deserta.
Dall’altro lato io, studente, che ascolto, osservo, leggo, prendo appunti.
Dopo tante lezioni seguite online confermo quanto hai scritto e dietro una apparentemente semplice video-lezione c’è un enorme e minuzioso lavoro di preparazione.
Vi sono poi aspetti quali: esperienza nella gestione delle alule, capacità espressiva, comunicazione non verbale e carattere della persona che fungono da valore aggiunto e determinano il risultato finale.
Per quanto mi riguarda: una lezione di un’ora consente di concentrare molto materiale ma, a volte, può diventare pesante e poco efficace.
Trenta minuti di lezione, in alcuni casi, potrebbero non bastare per trasferire argomenti e concetti complessi ma affaticano sicuramente meno coloro che devono seguirle.
La scelta di una tra le due opzioni (trenta minuti o un’ora) dipende quindi da diversi fattori, tra i quali anche l’abilità dell’oratore e la capacità di rimanere “mentalmente connessi” dei destinatari.
Peccato non si possano visionare i webinar …
In ogni caso grazie Luisa per aver condiviso questa esperienza,