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risali negli anni

6 Novembre 2014

La comunicazione tecnica cerca umanisti

Ogni tanto, negli ultimi anni, mi è stato chiesto di scrivere la prefazione di un libro. Il primo è stato quello di una famosa blogger, sono seguiti un manuale di scrittura per bambini e l’edizione italiana di un bestseller mondiale sulle presentazioni. Qualche mese fa mi è stato chiesto di “prefare” (sì, si dice proprio così) un libro sulla comunicazione tecnica.

Ho accettato volentieri perché la comunicazione tecnica è la Cenerentola della comunicazione, ma una Cenerentola importantissima, che ha un gran bisogno di buoni scrittori. Sarà pure meno glamour di SEO e SMM, ma saper spiegare con chiarezza il funzionamento di un telefono cordless, di un software o di un complicato macchinario è un vero servizio sociale e in più è un lavoro di soddisfazione molto meno inflazionato di altri.

Il comunicatore tecnico. Guida pratica alla professione di Gianni Angelini, appena pubblicato da FrancoAngeli, getta nuova luce su questa professione così poco conosciuta, che, nonostante l’aggettivo tecnico, è sempre più aperta anche a chi ha una laurea umanistica. Ecco la mia breve prefazione:

Lo ammetto, ero proprio rimasta indietro, anche dal punto di vista della definizione. La figura professionale che Gianni Angelini delinea in questo libro per me era ancora quella del technical writer. In inglese, quasi a marcarne la marginalità in Italia, dove la comunicazione tecnica conta sicuramente su comunità vivaci ma poco note, soprattutto ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro e non prendono in considerazione questa strada. E con l’accento forte sulla scrittura, che invece è sempre più solo una componente, seppure fondamentale, di un ventaglio di competenze molto più ampio che in passato.

Lo si scopre proprio percorrendo questa guida, che non solo ci racconta come sia cambiata e stia cambiando la professione del comunicatore tecnico, ma ci rivela anche quante insospettate affinità la colleghino alle altre professioni del mondo della comunicazione. Un mondo che conosce oggi molte specializzazioni, percorse però da alcuni fili in comune.

Il primo filo è sicuramente l’idea della modularizzazione del testo, della fine del testo sequenziale che ha dominato in modo esclusivo fino a pochissimo tempo fa. Un’idea che accomuna il web writer e il comunicatore tecnico, entrambi alle prese con testi ricombinabili in molti modi e contesti diversi. Frammenti sì, ma completi, autonomi, rigorosi. Gli stessi sistemi di pubblicazione dei manuali tecnici hanno molto in comune con i CMS con cui si pubblicano i contenuti sul web.

Il secondo filo è quello dell’integrazione tra parole e immagini, che amplia la sfera di interesse di chi scrive. Come i siti, come le app, anche i manuali affidano oggi informazioni e istruzioni alla forza e all’immediatezza delle immagini. Anche qui, saper solo scrivere non basta più.

Il terzo filo è un’esigenza di chiarezza, precisione e struttura che la comunicazione tecnica conosce da tempo ma che si sta facendo strada con forza in tutte le scritture professionali. L’attenzione alle parole chiave e la necessità di taggare e classificare i contenuti obbliga tutti – non solo i comunicatori tecnici – a una scrittura più attenta e precisa.

E tutti abbiamo ormai dimestichezza con termini quali usabilità e user experience, che significa soprattutto capacità di mettersi dalla parte delle persone che ci leggeranno e dovranno usare le indicazioni che abbiamo preparato per loro. L’essenza della comunicazione, in qualsiasi campo.

Così, il comunicatore tecnico ci appare molto più vicino agli architetti dell’informazione, agli editor e ai copywriter che progettano e scrivono brochure di prodotto, app e siti web. E la comunicazione tecnica come una componente della più grande famiglia della comunicazione professionale.

È una bella notizia, che abbatte pregiudizi e steccati per aprire il mondo della comunicazione tecnica anche agli umanisti, uno dei messaggi più interessanti e seducenti di questo libro.

Lo stesso Gianni Angelini è un laureato in lettere classiche che scrive manuali software in Siemens Building Technologies.

Per approfondire la comunicazione tecnica, vi segnalo le risorse che conosco in italiano:

L’artigiano di Babele
Il blog del comunicatore tecnico Alessandro Stazi. Online dal 2009, è ricchissimo di post e risorse.

COM&TEC
L’associazione professionale di riferimento per i redattori, traduttori e comunicatori tecnici italiani. L’associazione organizza seminari, conferenze e corsi per la formazione e l’aggiornamento professionale.

Writec
L’agenzia di communication engineering e technical writing fondata dalla “pioniera” Vilma Zamboli.
Sul Mestiere di Scrivere potete leggere un’intervista a Vilma: Chi è il technical writer?

0 risposte a “La comunicazione tecnica cerca umanisti”

  1. Ciao Luisa, sì la mia intervista sul technical writer risale infatti al 2005.. che nel nostro mondo equivale a dire “preistoria” :-). Di “comunicatore tecnico” ne parliamo da diversi anni: nel 2009 Society for Technical Communication ne sancisce le caratteristiche, nel 2010 ho tenuto un webinar ospitato da poli@work “Technical communication: quando scrivere manuali è una professione”, dove metto in risalto le peculiarità richieste a un comunicatore tecnico. Qui trovate anche un post sul possibile ponte tra traduttori tecnici e comunicatori tecnici: http://comunicazionetecnica.wordpress.com/2012/09/29/la-mutazione-professionale-tecnicotraduttore-redattore-tecnico/

    Da allora continuo a parlarne nelle Università e nelle Aziende che me ne fanno richiesta e finalmente qualcosa si sta muovendo.

    In Italia la scissione tra umanesimo e tecnologia è ancora forte. C’è ora un lento avvicinamento grazie ai copywriter e ai traduttori tecnici, ma quando si entra in aspetti molto specialistici sia di progettazione, distribuzione, mezzo di comunicazione ecc, è raro trovare tutti questi skill uniti in una sola persona.

    Negli Stati Uniti anche i comunicatori tecnici tradizionali comprendono che la realtà che ci circonda è sempre più tecnologica, che i sistemi con cui interagiamo sono sempre più complessi e che il volume di informazioni è in crescita esponenziale e richiede di essere disponibile nel posto giusto, nel momento giusto e nella lingua giusta. L’extreme information è già qui oggi e le aziende spesso sono frastornate dal volume di informazioni che producono e di cui non hanno il controllo.

    Quindi il comunicatore tecnico è in primis un “tecnico” nel senso che entra nella conoscenza dei sistemi, predilige gli aspetti pratici, è orientato al problem solving, alla progettazione, ma è anche un tecnico creativo e soprattutto conosce le regole alla base della comunicazione e redazione tecnica.

    Questo libro è un altro tassello importante della professione che si sta definendo nel nostro Paese.

  2. Ciao Luisa. Gianni lo conosco da tempo per la nostra comune frequentazione in COM&TEC. Effettivamente in Italia ci sono professionisti di grande livello che “scrivono manuali” ma il riconoscimento della professione del Comunicatore Tecnicno (technical writer ormai è un termine “riduttivo”) è ancora una questione da definire. La COM&TEC, ad esempio, promuove da molti anni iniziative, workshop e training finalizzati a diffondere la cultura della comunicazione tecnica. Io, per quanto posso, attraverso il blog, alcuni webinar o nell’ambito delle conferenze a cui partecipo, porto il mio mattone per far emergere e definire meglio le caratteristiche di una professione che ha anche delle prospettive occupazionali interessanti pur in tempi di crisi come questi. Anche se l’Italia in campo tecnologico oggi, purtroppo, è solo una “provincia dell’Impero”, ci sono molte situazioni di eccellenza verticale che ho toccato con mano e che danno un orizzonte a tutti coloro che volessero avvicinarsi ad un “mestiere di scrivere” molto specialistico come quello della Com Tech, dove è richiesto un autentico puzzle di diverse competenze tecnologiche ed umanistiche, tutte di alto profilo. Quindi ben venga il libro di Gianni, per accendere una luce aggiuntiva su questa professione.

  3. Spesso sono gli stessi addetti ai lavori, redattori di manuali e progettisti, a sottovalutare l’importanza di una buona comunicazione: frasi contorte, piene di ripetizioni, neologismi inventati al momento, nessuna cura per l’aspetto linguistico, figuriamoci per le traduzioni, perché “tanto finisce tutto in un cassetto”. Credo proprio che ci voglia un libro così in ogni azienda!

  4. Confermo quanto detto da Vilma e Alessandro (ai quali vanno i miei saluti).

    La figura del Comunicatore tecnico ieri come oggi, in Italia, è sottovalutata da gran parte delle aziende e praticamente ignorata da scuole, istituti (come scritto sul mio blog tempo fa) e università (salvo qualche rarissimo esempio recente).

    Sempre più norme e direttive vincolano i nuovi prodotti emessi sui mercati comunitari e non, ma documenti come manuali d’uso (obbligatori e previsti da tali direttive) vengono spesso ritenuti un peso anzichè un importante strumento di sicurezza.

    Formarsi in Italia come Comunicatore tecnico è complesso, è un processo che richiede investimenti di tempo, denaro, energie mentali, volontà e lungimiranza.

    Chi possiede competenze tecniche deve necessariamente colmare le proprie lacune in ambito linguistico.
    Chi possiede competenze linguistiche deve in qualche modo colmare le proprie lacune tecniche.
    ENTRAMBI però dovranno implementare le proprie competenze in ambito normativo e tecnologico.

    Fortunatamente, grazie alla grande disponibilità di alcuni singoli (Vilma ed Alessandro ne sono un esempio) che mettono in campo esperienza, competenza e grande disponibilità e grazie ad alcune associazioni o gruppi, oggi possiamo contare su diversi materiali con i quali confrontarci.
    In ogni caso il problema rimane: il percorso di formazione come Comunicatore tecnico in Italia è un percorso individuale, basato su scelte molto personali che tengono conto delle competenze acquisite e mirano ad acquisirne nuove che possano colmare vuoti e mancanze.

    Colui che intraprende questo percorso formativo, prima di partire per salire di un ulteriore gradino e ripartire, deve identificare un punto di arrivo che gli consenta di assimilare e sperimentare quanto appreso.

    Personalmente sto affrontando da diversi anni questo percorso di metamoforsi che, dalle competenze tecniche degli anni novanta, si è evoluta e posso riassumere banalmente in una sequenza di accumulazione delle competenze: tecnica(meccanica)-informatica-normative-visual design-scienze della comunicazione.

    Quale sarà la prossima? Meglio perfezionare la lingua o l’utilizzo di strumenti SW?
    Dipende, non c’è un meglio o un peggio, c’è solamente un percorso personale …

    Quanto sopra per evidenziare il fatto che la professione del Comunicatore tecnico richiede competenze integrate ed una formazione continua, costante nel tempo e differenziata.

    Diventare Comunicatore tecnico oggi è quindi un percorso lungo e tortuoso, molto articolato e complesso ma affascinante, da compiere un gradino dopo l’altro con pazienza e voglia di apprendere.
    Attenzione però a non saltare qualche gradino, il rischio di scivolare e “farsi male” è concreto.

  5. Luisa,
    il mio non voleva essere un post autopromozionale, in ogni caso grazie, anche se ho ancora molti “crostini” da masticare per arrivare ai livelli di professionisti come Vilma, Alessandro ed altri.

    Personale è un termine che vuol dire tutto e niente in questo caso.

    Io lo intendo come un percorso “cucito addosso”, fatto su misura, che in qualche modo rappresenti te e il tuo modo di agire, in grado di farti crescere professionalmente ed esprimere le tue potenzialità.

    Non lo intendo certamente come una rincorsa a seguire corsi solo perchè vanno “di moda”.

    A coloro che vogliono affacciarsi a questa professione consiglierei innanzitutto di:
    – sfogliarsi i siti di professionisti quali Vilma, Alessandro, il tuo, ecc,
    – informarsi ed essere curiosi,
    – essere aperti al confronto in modo bidirezionale, ovvero ricevere ma soprattutto dare,
    – avere l’umiltà di imparare da tutti,
    – non fermarsi in caso di insuccesso.

    Come ultimo consiglio dico loro di informarsi sul metodo Information Mapping, vero e proprio metodo che ho avuto modo di mettere in pratica negli ultimi due anni con risultati davvero notevoli.

    Ma su questo Vilma Zamboli potrà essere molto più precisa del sottoscritto e chiarire ogni singolo aspetto.

    Davide

    • Ciao Davide e Luisa,
      sì la professione del comunicatore tecnico, intesa per la redazione di documentazione tecnica (utente ma anche per altri tecnici), richiede una certa preparazione. Non è possibile improvvisare. Per questo occorre formarsi nelle varie discipline.

      Come Writec Academy proponiamo Information Mapping per chi tratta documentazione complessa e ha bisogno di un metodo che lo aiuti a analizzare, organizzare e presentare l’informazione. È un’ottima base per migrare i contenuti nei CMS.

      Sempre come Writec Academy proponiamo altri corsi che da anni eroghiamo presso le aziende: redazione tecnica avanzata, messaggi di sicurezza, illustrazioni, project management, database terminologici.. e altro ancora. http://www.writec.com/corsi-scrittura-tecnica-technicalwriting.asp?zona=formazione

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