iL’unico giornale per il quale ormai vado in edicola è il Sole 24 Ore la domenica perché il suo inserto cultura rimane imbattibile per ricchezza di temi, vivacità di opinioni, scritture di altissimo livello (quanti esempi ne ho tratto per Lavoro, dunque scrivo!).
Non sempre tutto mi interessa e in genere scelgo solo quello che mi attira. Il numero di ieri, invece, era un tale concentrato di belle cose che ci ho passato buona parte del pomeriggio, saltando dal jazz come emblema della democrazia a Sant’Ignazio di Loyola, dalla Marchesa Casati al Cardellino di Donna Tartt, dal detective Custode di Terrasanta alle divagazioni di Paola Mastrocola sui ragazzi di oggi. La palma d’oro, però, va a Le lacune migliorano i libri, tratto da Lacuna. Saggio sul non detto di Nicola Gardini, uscito per Einaudi qualche giorno fa.
Le lacune di Gardini sono le informazioni e le parole che l’autore decide consapevolmente di tacere, il freno ai testi troppo esaustivi, troppo dettagliati, troppo lunghi o troppo verbosi. Un inno alla brevità e al “self-restraint” che non sono esigenze di questi tempi convulsi e veloci, ma da sempre una chiave dei testi che chiamano in causa il lettore, lo fanno ridere, sorridere, ragionare, immaginare, sognare, arrivare da solo alla conclusione.
“Il testo è un organismo che trascende la sua propria apparenza o consistenza materiale. Il lettore interprete lo fa agire oltre i limiti della scrittura e, a sua volta, è attraversato dalla voce nascosta del testo.”
“La lacunosità della formulazione, in definitiva, è preferibile, a livello sia stilistico sia argomentativo. Quel che si capisce subito non appaga. Molto meglio ciò il cui senso si compie con un qualche ritardo, perché solo così si arriva veramente ad apprendere.”
L’autore parco rende il lettore felice, come già sapeva Aristotele:
“… il comprendere e il concludere attraverso un ragionamento. Una conoscenza, si badi, che procura un piacere tutto particolare. Non è solo questione, infatti, di capire, ma anche di provare felicità per mezzo dell’intelligenza. Per questo la similitudine risulta meno piacevole della metafora: perché l’aggiunta del ‘come’ allunga l’espressione e questo nega alla mente la possibilità di costruire il senso.”
L’articolo è una galoppata insieme ai più lacunosi tra gli autori antichi e moderni, tra cui brilla per concisione ed essenzialità Schopenhauer:
“Leggiamo nei Parerga e paralipomena: ‘Bisogna far risparmiare al lettore tempo, sforzo e pazienza; con ciò si otterrà da lui la fiducia che quanto è stato scritto è degno di essere letto con attenzione e che la sua fatica sarà ricompensata’. Schopenhauer arriva ad affermare che ‘è sempre meglio omettere qualcosa di buono che non aggiungere cose insignificanti’. E cita la massima di Esiodo che ‘la metà è più dell’intero’ (Opere e giorni, v. 40). Al lettore si devono dire solo cose che non potrebbe pensare da sé. Via fronzoli e orpelli: la verità sia tutt’uno con la cosa, libera e incorrotta dall’ampollosità, come in questa citazione di Giobbe, con la quale non potrebbe competere nessuna declamazione: Homo, natus de muliere, brevi vivit tempore, repletus multis miseriis, qui, tanquam flos, egreditur et conteritur, et fugit velut umbra (Gb 14, 1) (‘L’uomo, nato di donna, vive per poco tempo, pieno di molte miserie, che, come un fiore, spunta e avvizzisce, e fugge come ombra’). La conclusione: evitare il superfluo, le idee secondarie che depistano; ‘bisogna industriarsi per uno stile casto.’
Mi conformo al principio della lacunosità e mi fermo qui. Sappiate solo che gli altri grandi lacunosi citati da Gardini sono Boccaccio, Sartre, Cicerone, Seneca, William James, Flaubert. Il resto leggetelo sul blog Illuminations, che riporta l’articolo per intero. E non fatevi spaventare dal muro di parole: copiate, cogliete le perle e mettete gli spazi da soli, che già di per sé è un ottimo esercizio.
Nei racconti e romanzi spesso omettere informazioni crea suspence, aspettativa. è componente fondamentale nella costruzione della storia ( “volete sapere chi è l’assassino? Ve lo svelo un pezzo alla volta”). Il contenuto informativo ha tanto più valore quanto maggiore è l’incertezza che lo avvolge.