Qualche giorno fa Valentina Falcinelli riceve una terrificante (non solo per noi business writer) “Nota Informativa” dalla Regione Lazio. Presa dal sacro furore editoriale ci scrive su un gran bel post: Formattazione, leggibilità, maiuscole. Regione Lazio: t’ho fatto le bozze. La conclusione è un invito: “Quindi, cara Regione Lazio, io la tassa automobilistica la pago. Tu magari vedi di pagare un business writer, ok?”
Valentina è molto più giovane e molto meno rassegnata di me, per fortuna. Io sfogliai il primo Codice di stile della pubblica amministrazione molti anni fa, e fu una vera rivelazione. Mi sembrò una cosa avanzatissima e lo era. Per questo quando ricevo le comunicazioni del Comune o dell’Agenzia delle Entrate sono meno combattiva e piuttosto mi piange il cuore.
Quasi tutto quello che ho imparato sulla scrittura chiara ed efficace – cose che ho applicato anche in complicatissimi contesti aziendali – l’ho imparato su testi concepiti per la pubblica amministrazione e spesso scritti da funzionari e dirigenti della PA (qui trovi le migliori guide di stile e qui i libri che più mi hanno ispirata). Eppure non molto di questo patrimonio di professionalità, intelligenza e volontà sembra essere stato messo a sistema, un altro segno dello spreco di talenti che si fa da troppo tempo in questo paese.
Lo scrivo con tristezza, sapendo anche quanto sia difficile per una volenterosa amministrazione farsi aiutare da un professionista della scrittura. E per un professionista lavorare con un’amministrazione. C’è sempre un’autorizzazione alla spesa che manca o che arriva troppo tardi, un cavillo che ti decurta a posteriori il compenso, un Durc che devi presentare anche per un solo giorno di formazione e che ritarda il pagamento alle calende greche. Alessandra Farabegoli ci ha scritto tempo fa un post memorabile.
Ma scrivere un post all’inizio della settimana è anche un modo per riprendere coraggio e ottimismo e spesso il ritardo si può trasformare in vantaggio, perché ci si può ispirare a chi intanto ha fatto meglio di noi.
Chi ha fatto meravigliosamente è la pubblica amministrazione britannica e i suoi siti sono sotto gli occhi di tutti: siti usabilissimi, dove trovi tutti quello che cerchi e ti serve davvero “in pochi clic” (non a parole), con un tono di voce perfetto, “naturale, ma preciso” e autorevole, come scrivevo tempo fa.
Cosa c’è di più naturale e preciso di una domanda?
Di più autorevole di un impegno ?
Nota bene: successi e fallimenti!
Nessun timore di usare parole quotidiane e sintassi essenziale per introdurre il processo legislativo:
E quando c’è una parola più difficile, ecco la spiegazione:
Obiezioni:
“È web, non carta!” Vero, ma il web insegna a scrivere mille volte meglio anche sulla carta.
“Ma con l’inglese essere più semplici è più semplice!” Falso, e l’italiano ha persino qualche vantaggio in più.
Anche a me gira sempre l’elica quando vedo certi obbrobri stilistici e – giuro – vorrei fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione in Italia, per dare un contributo a rendere anche le cose su carta più piacevoli e leggere.
Ma non so davvero cosa potrei fare nel concreto…
Ogni volta che mi capita di confrontarmi con le pratiche riguardanti la mia impresa mi vieni in mente tu…
Avere a che fare con la nuova pratica ComUnica è veramente come immergersi nello Stige (quando poi chiami l’assistenza ti immergi nel Lete, in merito alla totale mancanza di formazione di chi risponde nella maggiorparte dei casi). Mentre i siti delle singole camere di commercio sono migliorati (quella di torino rimane comunque abbastanza confusa comunque), il sito Infoimprese e Telemaco (che sono i principali strumenti per chi vuole fare la pratica comunica) sono un disastro:
Un tempo aprire/variare/chiudere un’impresa significava fare pellegrinaggio di poche mattinate per gli uffici…(motivo per cui uno si rivolgeva ai commercialisti così come per la patente è più comodo rivolgersi ad una scuola guida per pratiche auto e la patente: risparmiare tempo) adesso che dovrebbe essere più semplice, che dovrebbe sveltire ed andare incontro ai suoi utenti, invece, continua ad arricchire i commercialisti ma per un motivo diverso: quando capisci come funziona è veramente una cosa di pochissimi minuti. Appunto: QUANDO CAPISCI.
Non hanno minimamente calcolato che l’alfabetizzazione dell’utente medio è molto bassa. Io che col pc ci lavoro, faccio siti e bene o male se c’è un problema ci so mettere le mani (quindi credo che la mia Alfabetizzazione informatica sia molto alta) ho trovato veramente difficile CAPIRE.
Capire la procedura… capire di che strumenti dotarmi: (Carta dei servizi, per la firma digitale. posta certificata, per ricevere conferme e documenti che certificano l’andamento e l’avvenuta protocollazione da parte di tutti gli enti. Carta di credito pre-pagata per caricare il conto telemaco), capire come compilare correttamente la pratica…(variare i codici ateco ti assicuro che non è così semplice e immediato).
Una promessa che si poteva mantenere chiamando degli esperti e dei professionisti del mestiere. L’ennesima occasione mancata di dimostrare nei fatti che la pubblica amministrazione ti ascolta, visto che dovrebbe essere al servizio dei cittadini (esattamente come i politici).
Ho appena chiuso la mia attività, in futuro vorrei aprirne un’altra… ci credi che ho gli incubi all’idea di affrontare di nuovo la trafila? Mi viene voglia di scappare in campagna e impiegare il mio tempo nell’orto. Almeno mangio.
chiedo scusa per i miei refusi… ma non posso correggere.
[…] a compilare moduli, a collezionare timbri, ricevute e altre misteriose scartoffie (leggete questo bel post di Luisa Carrada). Con un vantaggio in più: la legittimazione e il presidio dell’esistenza stessa dell’apparato […]
[…] http://blog.mestierediscrivere.com/2014/09/22/le-parole-della-pa-non-tutto-e-perduto/ […]
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