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risali negli anni

19 Agosto 2014

Scrivere è uno sguardo, una nostalgia

Avevo cominciato Il sogno di scrivere di Roberto Cotroneo a giugno, durante un lungo viaggio in treno, poi gli impegni mi avevano riacciuffata costringendomi a lasciarlo a metà. Ma è un libro che scorre e ti trasporta come un fiume, per cui sono ripartita dalla sorgente, dall’inizio.

A dire il vero, al momento dell’acquisto il titolo mi era sembrato piuttosto furbacchione – che poderosa strizzata d’occhio al lettore, in questi tempi in cui pubblicare un libro sembra una delle più diffuse aspirazioni! –, ma ora che ho finito la lettura lo trovo assolutamente pertinente e per niente esagerato.

Il sogno di cui parla Cotroneo è davvero quello di tutti. Non scrivere per pubblicare, ma scrivere per rispondere a un bisogno naturale e umano: quello di conoscersi e di conoscere, di conservare quello che abbiamo visto, sentito e sognato, di capirlo meglio attraverso le parole, di frugare nella cantina della nostra vita, di andare a vedere cosa è rimasto sulla spiaggia dopo essere stati travolti da una tempesta, di voler guarire, rispondendo al richiamo di quella nostalgia che dà vita al bisogno di scrivere.

Per questo non vi troverete nulla di ciò che trovate nei manuali di scrittura creativa e nemmeno come costruire una buona storia. Vi troverete invece perché è importante rispondere a quel richiamo, superando la paura di scrivere. La paura di non aver letto abbastanza, di non conoscere le tecniche e le regole, di non incontrare il favore di lettori ed editori.

L’invito di Cotroneo è quello di lasciarsi trasportare da una spinta autentica, da una ricerca di verità, partendo non da una storia – come fa il cinema – ma da un dettaglio, una visione, una piccola epifania che ci insegue e chiede di essere raccontata. Da lì, da quello sguardo, nascerà forse una storia che si farà mentre la narriamo. Non è detto che diventerà una grande storia, pubblicata e letta da migliaia o milioni di persone. Anzi, questo non dovrebbe interessarci proprio. Ma alla fine conosceremo molto meglio noi stessi e gli altri, e questo sì che dovrebbe interessarci.

Condivido molto questo valore della scrittura prima di tutto privata, e anche familiare, che trova la sua ragione nel tornare indietro e nel conservare quello che è stato importante per noi, non solo per non dimenticarlo, ma anche per capirlo e farlo nostro per sempre. Un bisogno sentito soprattutto oggi, fatto di tante tracce lasciate in rete, ma così labili e presto inghiottite in un tutto che è un nulla. Un bisogno cui “è giusto” rispondere, coltivando la scrittura a tutte le età.

Il Sogno di scrivere mi è piaciuto molto e l’ho letto d’un fiato. Cotroneo parla assai di sé e della sua vita, ma siccome è un bravo scrittore, i ritratti dei suoi genitori, le sue passioni letterarie e artistiche, così come i suoi turbamenti e i suoi sogni, parlano anche a noi, rispecchiano anche i nostri.

Allora, se quel richiamo e quella nostalgia si fanno spesso sentire, se il desiderio di scrivere comincia a essere più forte della paura, questo è il libro, questo è il momento.

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Se la corrispondenza muore, lunga vita al mémoir!

7 risposte a “Scrivere è uno sguardo, una nostalgia”

  1. Grazie di questa bella recensione! 🙂
    E in questo passo, ho trovato tutte le ragioni per cercarlo, leggerlo, regalarlo (a chi so io):

    “Per questo non vi troverete nulla di ciò che trovate nei manuali di scrittura creativa e nemmeno come costruire una buona storia. Vi troverete invece perché è importante rispondere a quel richiamo, superando la paura di scrivere. La paura di non aver letto abbastanza, di non conoscere le tecniche e le regole, di non incontrare il favore di lettori ed editori.”

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