We live today not in the digital, not in the physical, but in the kind of minestrone that our mind makes of the two.
Mi piace molto questa affermazione di Paola Antonelli, direttrice del dipartimento di Ricerca e Sviluppo del MoMA, e ne ho fatto una slide che uso molto spesso.
È proprio vero: la mente è una sola, che legga sulla carta, sullo schermo di un pc, di un tablet o di uno smartphone. Passa da un medium all’altro in continuazione, si abitua ai cambiamenti molto in fretta e ormai si aspetta di trovare gli stessi codici testuali e visivi ovunque si trovi. I cambiamenti avvengono soprattutto nel testo digitale, dove i tanti vincoli aiutano a innovare per mantenere e migliorare comprensibilità e leggibilità.
Per me che lavoro tra carta e schermi, è sempre interessante cercare di riportare sulla carta quanto imparo sugli schermi. Funziona (quasi) sempre. Alcune cose sono vistose, per esempio l’uso di sottotitoli interni – chiari precisi e informativi – nei lunghi documenti aziendali. O il takeaway alla fine di un capitolo o di una sezione. Altri sono dettagli, che però uno dietro l’altro fanno la differenza.
Uno di questi mi è tornato in mente oggi, mentre i miei occhi zigzagavano tra i continui rientri dei capoversi di una lunga circolare normativa. Una cosa così:
Per fortuna queste cose si vedono sempre meno. Leggerle a video fa venire il mal di mare. Il rientro oggi è una riga di spazio. Punto. Anzi. Superpunto.
Ma il rientro non è sparito. Ha solo cambiato funzione. Oggi, se in un articolo o un blog come questo vediamo un blocco di testo rientrato, il messaggio è chiaro solo dalla forma, ancor prima di leggere una sola parola: è una citazione, un virgolettato di qualcuno che ha detto qualcosa.
Il bello è che funziona favolosamente anche sulla carta, anche sui documenti più lunghi e tradizionali, dove introduce chiarezza, leggibilità e varietà visiva. Può essere la dichiarazione dell’amministratore delegato in un comunicato stampa, una definizione tratta dallo Zingarelli per una parola difficile in un progetto, il parere di un esperto tratto da un articolo o un libro in una proposta.
Ma dove fa davvero la differenza è per le citazioni normative in documenti già complicati. Isolate e arieggate nello spazio, non più introdotte da espressioni quali ai sensi del comma 10 dell’art. 25 del DL 345/2012 e successive modificazioni, dichiarano a colpo d’occhio chi sono, si possono saltare o leggere meglio, si ritrovano con estrema facilità quando si consulta il documento nel tempo.
Le resistenze dei legali & affini (“ma questo mica è un blog!”) si sbriciolano all’istante quando si prova a vedere l’effetto che fa. Un bellissimo effetto.
PS Se siamo propensi a pensare che oggi trionfino solo i testi brevi, è solo perché quelli lunghi non li vediamo, ma trionfano anche loro. Gli interventi regolatori e normativi su qualsiasi aspetto di un’impresa – dall’audit alla compliance, fino alla sicurezza sul lavoro – hanno moltiplicato i testi lunghi. Che però possono farsi leggeri se imparano anche loro la lezione del web.
Che bell’articolo, Luisa.. Grazie.. Le puntate nel tuo Blog sono una fresca incursione nel mondo e nel modo di scrivere..
Come disse Beppe Severgnini sul suo libro dedicato ai giovani talenti, egli ha scritto non una parola di più e non una parola di meno, ha scritto quelle giuste, quelle che servivano.. e tu sai proprio scrivere bene.. 😊
Una riga vuota a video potrà anche andare bene. A stampa la trovo penosa.
Buongiorno Luisa,
complimenti per l’articolo, mi ha rincuorato! Lavoro in un ambiente estremamente burocratico e sto cercando di portare avanti graduali cambiamenti per arrivare ad uno stile di scrittura più semplice ed immediato, una delle mie recenti “battaglie” è proprio quella contro i rientri nella corrispondenza! Grazie!
ottimo post.
grazie per le info che trasmettete
Ho sempre odiato i rientri! Ovunque, per qualsiasi tipo di documento. E concordo anche con il concetto di “minestrone”. Nel mio ambito, le cose stanno cambiando con una rapidità insospettabile, l’uso dei tablet sta modificando approcci e metodologie per lo svilupoo dei contenuti. Certi “arcaicismi” vengono regolarmente “rasi al suolo” senza che nessuno spenda neppure una prece per la loro scomparsa! 🙂 Anche coloro che parlano/scrivono il “legalese” o il klingon se ne faranno una ragione nel giro di pochi anni.
[…] Il paragrafo – ci racconta il Guardian – è un’invenzione relativamente moderna: arriva infatti con il libro a stampa tra Quattrocento e Cinquecento. Sui manoscritti si scriveva tutto di seguito e si indicavano le cesure nel testo con dei simboli a margine. Paragrafo, del resto, significa proprio questo: “scritto a lato”. Nei primi libri a stampa i paragrafi furono separati dal simbolo del paragrafo in uso anche sui nostri programmi di scrittura: ¶. Poi per fortuna arrivarono rientro e spazi a rendere il testo più arioso e la lettura fluida e spedita. Con il web il rientro è andato in pensione, sostituito dal doppio spazio (salvo poi riciclarsi con efficacia a indicare una citazione). […]