Mi piace il nuovo sito del Corriere della Sera. Le immagini la fanno da padrone, come è giusto che sia su un medium sempre più visivo, ma ho notato finalmente un cambiamento anche nei testi. Tutti gli articoli, praticamente senza eccezioni, sono strutturati per essere letti dalla finestra di uno schermo, un piccolo schermo.
Quindi, fine degli articoli-lenzuolone, interrotti solo da uno spazio da un capoverso e l’altro. Gli articoli del nuovo Corriere seguono il modello “millefoglie” che Jakob Nielsen consiglia da anni:
- titolo
- occhiello
- titoletti interni altamente informativi
Se i primi due fanno parte da sempre dell’apparato di titolazione di un quotidiano, i titoletti molto meno. Ora scandiscono ogni pezzo, ma soprattutto costituiscono un vero livello di lettura a sé. La mente che legge rimbalza di titoletto in titoletto, si fa una prima idea, si potrebbe persino fermare lì, se ha voglia legge tutto.
Nielsen ci ricorda che sullo schermo ci soffermiamo soprattutto sulla parte sinistra della pagina e lì dove troviamo una discorntinuità visiva. Per questo i titoletti interni sono perfetti.
Titoli, occhielli e titoletti del Corriere soddisfano pienamente la lettura esplorativa che facciamo sullo schermo. Ecco quelli dell’ultimo articolo di Maria Teresa Meli:
Europee, il premier si dà il traguardo del 30%
L’obiettivo più alto è il 33% di Veltroni Una soglia per mettere fine alle trattative fuori e dentro il partito
L’effetto Renzi si misura il 25 maggio
Col 33% Renzi avrebbe raggiunto il traguardo
Il taglio dell’Irpef potrebbe essere la carta vincente
E se i lettori, ormai appagati, si fermano qui? In realtà le ricerche ci dicono che se i “microcontenuti” sono ben fatti, è molto più probabile che alla lettura esplorativa segua quella più attenta e profonda. Quindi testi necessariamente brevi no, testi strutturati sicuramente sì.
E allora – mi chiedo alla fine di questo post – perché io in questo blog non sottotitolo mai e prediligo i titoli misteriosi a quelli altamente informativi?
Perché i modi per tenere il lettore con sé sono tanti, non solo struttura, modularità e varietà visiva. Per esempio, la fluidità, quello che preferisco, quello che più mi appartiene.
Un testo “fluido” si fa leggere in virtù della logica dell’argomentazione, del ritmo e della piacevolezza. Non pone ostacoli alla lettura. Non scommette sulla pausa e sull’interruzione, ma sul fatto che alla fine di una frase il lettore non potrà fare a meno di leggere la successiva.
E poi perché questo blog non è un giornale. È il mio blog. Il mio spazio personale, come si diceva una volta. Qui mi piace lasciarmi andare e continuare ad allenarmi alla fluidità, che in questo mondo testuale sempre più ricco i muscoli scribacchini li dobbiamo tenere in forma tutti.
E infine perché mi piace che i miei testi personali conservino una bella conversevolezza, per usare un termine che mi ha regalato Silverio Novelli e che ho subito fatto mio. La conversevolezza è fluida per natura. Quanto ai titoli misteriosi, mi divertono, e questa mi sembra un’ottima ragione per continuare a scriverli. Almeno qui.
PS Comunque anch’io strutturo. Eccome! Per esempio in questo lungo testo che ti può interessare: Sul web così si legge, così si scrive (dati alla mano)
Su questo blog leggi anche:
[…] Articolo sull’uso del “modello millefoglie” […]