Twittava così qualche giorno fa la mia amica architetta delle informazioni Cristina Lavazza alla fine di un laboratorio di scrittura, condividendo un interessantissimo articolo di Fast Company dedicato proprio al più negletto degli stili del carattere oggi nel web: il corsivo.
Lo spunto è il nuovo sito del New York Times, che riporta in auge il corsivo dopo almeno due decenni di vero bistrattamento. In home page i titoli che appaiono a sinistra sono in grassetto corsivo. Perché? Perché si vedono meglio e attirano l’occhio per effetto di una forza di gravità “laterale”. Prima erano in Georgia e il solo grassetto bastava. Il nuovo Cheltenham, invece, garantisce la coerenza web-stampa, ma è troppo leggero per la lettura in rete. Così il corsivo arriva in soccorso del grassetto.
Eppure negli ultimi anni molte ricerche hanno sconsigliato il corsivo, difficile da leggere sulla superficie luminosa e riflettente dello schermo. Non tutte, però: come ci rivelano gli studi sulla fluenza cognitiva qualche volta ciò che appare più difficile ci può anche impegnare di più, come una piccola sfida da vincere.
Al New York Times hanno fatto le loro riflessioni e i loro test interni e ai nemici del corsivo replicano saggiamente che a contare sono le relazioni tra font, stili, impaginazione e lunghezza dei testi. Per raggiungere il giusto equilibrio tutto può servire, anche una spruzzata di corsivo.
Io negli anni il corsivo l’ho sorvegliato, ma non l’ho mai eliminato. Anzi, ne ho in qualche modo riscoperto la vocazione più autentica. Non solo sul web, ma anche sulla carta.
Lo stile corsivo o “aldino” è il più nobile dei nostri stili, quello più elegante, fluido e scorrevole, che lascia la penna “correre” sul foglio senza interruzioni. Ci scriviamo gli inviti per gli avvenimenti importanti della nostra vita, ma l’abbiamo escluso dalle comunicazioni professionali. Per convinzione? Penso di no, piuttosto perché non sappiamo mai bene quando e come usarlo.
In corsivo non si scrivono le citazioni o le introduzioni, come si fa quasi sempre in azienda. Per le citazioni ci sono le virgolette, lo abbiamo imparato a scuola.
In corsivo si scrivono le parole straniere o i titoli (di opere letterarie, artistiche, teatrali, cinematografiche) dice il Manuale di stile Zanichelli. Oggi è davvero difficile, soprattutto in alcuni settori, stabilire quali parole sono realmente straniere, quindi è meglio lasciar perdere. I testi professionali sono invece pieni zeppi di titoli: iniziative, progetti, convegni, nomi di procedure, sezioni di siti web. Quasi sempre sono scritti tra virgolette, che delimitano ma non evidenziano e in più sono tra quei piccoli segni che sullo schermo si leggono con difficoltà.
Per tutti i titoli io sono tornata da tempo al corsivo, con grande soddisfazione mia e dei miei clienti e allievi. Il corsivo non stacca come il grassetto, evidenzia in modo più delicato e contribuisce a dare al testo un effetto “bassorilievo”, di sottile plasticità e movimento, in cui le parole importanti vanno in modo naturale verso il lettore. Un testo “visivo” anche quando è fatto di sole parole.
La scrittura digitale viene meglio se ci si arriva attrezzati con tutto il nostro armamentario tradizionale, dagli stili del carattere alla punteggiatura, fino alle figure retoriche. Ogni piccolo attrezzo serve e contribuisce alla ricchezza espressiva.
Il post dedicato alla punteggiatura su Twitter lo scrissi un pomeriggio di sabato come questo, convinta che lo avrebbero apprezzato forse pochi altri fissati. È stato il più rilanciato tra gli oltre duemila di questo blog. Roba da non credere, ma che ci dice molto sulle nostre aspettative e i nostri gusti in fatto di scrittura digitale.
«In corsivo si scrivono le parole straniere o i titoli (di opere letterarie, artistiche, teatrali, cinematografiche) dice il Manuale di stile ‘Zanichelli’».
Cara Luisa, posto che qui sopra io non ho potuto farlo per mancanza di opzioni sulla formattazione del testo, non credi che proprio in corsivo avresti dovuto citare il ‘Manuale di Stile’ Zanichelli? Io mi sono arrangiato con gli apici… 😉
Verissimo!!
Luisa