La libera professione ha i suoi lati incerti (non sai mai cosa farai tra qualche mese) ma anche i suoi lati belli (ti capitano molte sorprese e la routine non esiste).
Così, qualche mese fa, non sapevo che mi sarei occupata così tanto di semplificazione. Oddìo, me ne sono occupata sempre tanto ma potrei definire questa davvero la “stagione della semplificazione” per la quantità di testi diversissimi tra loro che mi sono trovata a semplificare o a insegnare a semplificare: bandi di gara, relazioni di assistenti sociali, lettere dei servizi sociali, contratti assicurativi, guide a prodotti bancari, report di audit di banche.
Se non sapete cos’è un report di audit, meglio per voi perché è la cosa più difficile con cui mi sia mai confrontata, una specie di esame di maturità del business writer. Per farla semplice, appunto, è la relazione con la quale un auditor, dopo aver fatto le pulci ai processi di una banca alla luce di una serie di complicate normative (tra le quali quelle della Vigilanza della Banca d’Italia) indica tutte le cose che non vanno e come migliorarle. Lo deve fare in modo preciso e chiaro, perché il report rappresenta le istruzioni per l’uso per rimettere mano a quello che non va.
Ho quindi fatto un ripassone di tutte le tecniche di semplificazione, ma quello che mi ha forse motivato di più sono stati i risultati dei dati sulle competenze alfabetiche e matematiche degli italiani pubblicate a metà ottobre.
Se ne è parlato molto, per fortuna, ma una cosa è parlarne e magari piangerci su, un’altra è farti un post-it ideale e non dimenticartelo mai quando progetti, scrivi, insegni:
Il 70 per cento della popolazione italiana ha competenze ritenute al di sotto del minimo indispensabile per vivere e lavorare nel ventunesimo secolo. Solo una parte arriva al secondo livello sia nelle competenze alfabetiche (42 per cento) sia in quelle di calcolo (39 per cento), mentre quasi tre italiani su dieci sono al primo livello o anche meno nei due ambiti di competenza. Queste persone, nel migliore dei casi, sono in grado di leggere solo testi relativamente brevi per cogliere un’informazione che contengono, comprendere un vocabolario di base, determinare il significato di una frase e leggere in modo abbastanza fluente testi più lunghi. Sempre nei migliori dei casi, possono risolvere operazioni aritmetiche di base, capire percentuali semplici e identificare elementi in semplici grafici o tabelle.
Internazionale, L’Italia che non sa scrivere e far di conto
È con questa Italia in mente che sono tornata in aula con i Servizi Sociali di due Comuni del nord la scorsa settimana. Dopo gli assistenti sociali con i quali abbiamo riscritto le relazioni per i giudici è stata la volta del personale amministrativo. Le persone che informano i cittadini più in difficoltà su come chiedere un assegno di maternità o un aiuto per pagare l’affitto. E poi comunicano per lettera se l’aiuto tanto sperato è stato ottenuto o meno. Se è stato negato, perché.
Mi sono chiesta in quale dei livelli dei risultati OCSE rientrassero i destinatari delle lettere e delle pagine web alle quali abbiamo messo mano. In gran parte dei casi il livello più basso.
È per loro che abbiamo riscritto le lettere togliendo i motivi ostativi, i dinieghi, le istanze e i quietanzianti, gli appositi provvedimenti e le erogazioni, i con la presente, gli ovvero, le S.V. e ai sensi di. Che abbiamo cambiato l’ordine delle informazioni, riscritto gli oggetti, creato elenchi, sistemato tabelle, definito la formattazione.
A me piace definire la scrittura professionale anche “scrittura di servizio”. Mai scrittura mi è sembrata più di servizio di questa.
Urge un ripasso sulla semplificazione? Allora, sul Mestiere di Scrivere puoi leggere o rileggere:
Guide di stile
tutte le guide migliori in circolazione, in tutto il mondo
Spiegare è un’arte
mai provato ad uscire dalla “bolla dell’esperto”?
Alzare l’asticella dei concetti, abbassare quella del linguaggio
uno dei nostri più bravi linguisti spiega quando e perché essere semplici diventa un dovere.
Occupandomi in buona parte di istruzioni d’uso, semplificare testi e concetti è una sfida che affronto ogni giorno dalla mia piccola “trincea”.
Semplificazione o scelta mirata dei termini, frasi brevi, tagli, revisioni e massima attenzione alle caratteristiche degli utenti sono le basi da cui partire.
Tra i metodi di semplificazione potrei indicare il metodo Information Mapping, tecnica di scrittura che consente una organizzazione schematica delle informazioni, un metodo “dalla parte dell’utente”.
Nel 2012 ho partecipato a due giornate di corso e devo dire che i risultati “prima-dopo” (apportati in quel caso a manuali istruzioni) sono davvero notevoli e migliorativi, inoltre il metodo è applicabile praticamente a tutte le tipologie di documenti (dalle e-mail ai documenti ufficiali).
Recentemente mi sono avvicinato alla Linguistica (materia completamente nuova per il sottoscritto) e, ancora una volta ho avuto la conferma che: scrivere bene è importante, ma farsi capire è fondamentale.
Sono cresciuto in ambiente militare dove la burocratizzazione del linguaggio veniv considerate quasi come un’arma impersonale che incombeva su chi s’apprestava a leggere un comunicato. Grazie Signora Maestra ( 😉 ) per aver tolto l’inutile e il superfluo nella mia maniera di scrivere. C’è ancora molto da fare ma…breve passo lunga via! 🙂
[…] tutto quello che ho imparato sulla scrittura chiara ed efficace – cose che ho applicato anche in complicatissimi contesti aziendali – l’ho imparato su testi concepiti per la pubblica amministrazione e spesso scritti da […]