Stamattina nella home page di Nuovo e utile Annamaria Testa ci offre una ricca rassegna sulla notizia dei tristissimi dati OCSE che riguardano il livello di competenze alfabetiche e matematiche del nostro paese. Mi ha colpito soprattutto la foto di apertura, che Annamaria spiega alla fine del post: un allegro gruppo di bambini che con grembiulino e cartella attraversa il fiume Panaro appesi alla teleferica per andare a scuola.
Mi ha ricordato le file ordinatissime di bambini del Rajasthan che si fanno chilometri a piedi per andare a scuola. Moltissimi non hanno l’acqua, ma la divisa ordinata sì.
Lo stato del Tamil Nadu, uno dei più alfabetizzati dell’India, ai ragazzi delle medie e delle superiori fornisce persino gratuitamente la bicicletta. Di un colore per le ragazze, di un altro per i ragazzi. Purché vadano a scuola.
E quando parli anche con persone molto modeste il discorso va sempre a finire lì, alla scuola dei figli. Magari si costruiscono la casa a mano, mattone su mattone, ma tutte le loro risorse sono per far studiare i figli in una scuola privata, quella dove i ragazzi sono seguiti e le lezioni in inglese, quella che apre la strada verso gli studi superiori, il college.
E se ti affezioni tanto a quel paese, se ne hai una nostalgia struggente nonostante sia sporco e difficile, è anche perché quell’ondata di speranza così forte ha lambito anche te, mentre nel tuo paese fatichi a ritrovarla ogni giorno.
E’ un triste profilo quello tracciato dall’OCSE sull’alfabetizzazione nel nostro Paese…
Ho anche io memoria dei bambini rajasthani in fila e in divisa. Accade nei paesi poveri con volontà di riscatto attraverso l’istruzione.
In Italia l’eccedenza informativa, veicolata in trent’anni dalla dittatura televisiva, ha lasciato questa sconcertante eredità. Riemergeremo?
sono fuori tema ma volevo dirti che una mia cara amica che lavora ad una progetto di tesi, ha letto un tuo articolo sul ritmo della scrittura e me l’ha passato perché rivedeva me .. l’ho letto e mi è venuta la pelle d’oca ..
mi piacerebbe se tu entrassi nel mio blog, e mi dicessi cosa ne pensi .. mi piace il tuo, ti seguo e cercherò di leggerlo tutto .. 😉
a presto, spero.
Quest’articolo mi tocca profondamente.
Vittima della cattiva istruzione, solo dopo aver lasciato gli studi ho iniziato ad apprezzarli.
In un certo qual modo mi ritengo fortunato perché leggere e informarsi per soddisfare la propria voglia di sapere è molto diverso dal farlo per ottenere un diploma o una laurea.
Penso che questa sia la tragedia, oggi, un sistema che non invoglia a studiare e a conoscere perché non spiega agli studenti l’importanza e l’applicazione di ciò che si sta venendo a conoscere.
Se prendiamo una delle materie più odiate, la matematica, viene ritenuta inutile, ma essa ci permette di dedurre l’universo che ancora non conosciamo e di capire meglio i pianeti che possiamo solo ammirare.
Tutto è composto di matematica e grazie ad essa possiamo riprodurre la realtà che ci circonda su televisori, cellulari, ect…
Ricordare questo a chi inizia a studiarla e magari invogliarla con l’apprendimento passivo è molto diverso da chiedere a un bambino di otto anni le tabelline imparate a memoria.
Grazie per il post.
Nella mia ingenuità, che perdura nonostante l’età, ricordo di aver chiesto alla professoressa (allora si diceva per intero, non prof) di matematica a cosa servissero le espressioni. Si trattava semplicemente di un trastullo come i rebus della Settimana enigmistica o avevano una applicazione? A cosa serve scervellarsi per scoprire che il risultato è 2, che me ne faccio? La risposta fu: “Per ora impara a farle, fra qualche anno potrai sapere a cosa servono”. Un po’ ho imparato e un po’ ho capito, molto ho dimenticato, ma non la stupidità e l’arroganza di quella risposta.
A me era stato risposto che la matematica la si capisce solo all’università… vabbeh!
non mi sembrava una risposta così stupida, un fondo di verità c’è, ma forse si perdeva nel tono arrogante
Chissà chi sarà che fa di tutto per demolire ogni speranza per lasciarci crescere deboli e pronti a digrignare i denti? Siamo diventati cattivi e analfabeti. Peccato che poi ci sono uomini e donne che scrivono e raccontano benissimo la nostra realtà attraverso i mezzi che la tecnologia ha reso accessibili a tutti. Bisogna saper scegliere e Luisa è tra questi, così come i suoi amici di cui parla e ci rende noti i loro pensieri. Grazie ancora Luisa!!!
Simonetta
P.S.: Lo sapevate che l’armonia delle corde di una chitarra è il frutto di una frazione matematica? Ce lo spiegò il Prof. Montironi a Sociologia del Lavoro e dell’Industria negli anni Novanta, quando l’università di Perugia aveva tra i propri docenti anche Ernesto Galli della Loggia.
Ciao Luisa, a questo proposito hai visto il film documentario “Vado a scuola”?
Sono quattro storie (vere) di bambini in parti diverse del mondo che fanno chilometri per raggiungere la loro scuola. Una di queste storie è quella di tre fratellini del Tamil Nadu, di cui uno su una sedia a rotelle. C’è la stessa atmosfera che descrivi tu in questo post: la felicità di poter andare a scuola fa superare ogni difficoltà.
Un caro saluto
Ciao Silvia,
non ho ancora visto il film, ma ne ho sentito parlare.
Lo vedrò senz’altro.
Luisa