Le parole scritte rafforzano l’analisi, poiché si richiede loro qualcosa in più. Per farsi capire senza gesti, senza espressione del viso, senza intonazione, senza nemmeno un ascoltatore reale, è necessario prevedere accuratamente tutti i significati possibili che una frase può avere per ogni possibile lettore in ogni possibile situazione, e di conseguenza è necessario un linguaggio chiaro, poiché manca un contesto. La necessità di una tale squisita circospezione rende lo scrivere quell’attività tormentosa che essa comunemente è.
A proposito di aggettivi, quanto mi è piaciuta la “squisita circospezione” in cui Walter Ong compendia con leggerezza le nostre fatiche di fronte alla pagina bianca in Oralità e scrittura!
Il libro è un classico che mi sono decisa a leggere solo da poco e rimpiango la mia procrastinazione. Solo un paio di anni fa mi avrebbe dato tanti spunti di riflessione mentre faticavo su Lavoro, dunque scrivo!
Oralità e scrittura è del 1982, gli albori dell’era elettronica. Quel che Ivan Illic fa più o meno negli stessi anni per la lettura con Nella vigna del testo, Ong fa per la scrittura. Ci racconta come siamo arrivati fin qua abbracciando i millenni e ripercorrendo le altre grandi rivoluzioni che precedono quella che stiamo vivendo.
In primo luogo il passaggio dall’oralità primaria alla scrittura: dalla parola-suono alla parola-spazio, dalla parola magica alla parola concreta, dalla parola-evento alla parola-oggetto, dalla parola partecipata alla parola isolata e solitaria, dalla parola emessa alla parola studiata, dalla parola viva ma destinata a morire subito dopo alla parola inerte e ferma sulla pagina ma destinata a vivere una vita propria ben al di là di quella del suo autore.
La parola scritta e poi stampata si può rileggere, ritrovare, analizzare, conservare, confrontare. E questa interiorizzazione della scrittura, attività analitica e solitaria, cambia la parola e cambia il mondo. Ong lo racconta da Omero alla tragedia greca, dal romanzo settecentesco al romanzo poliziesco. La lettura è scorrevole e le lunghe tirate bibliografiche le ho saltate senza complessi.
Mentre leggevo pensavo ai nostri nuovi media, su cui non facciamo altro che scrivere. Scritture interiorizzate e solitarie sì, ma allo stesso tempo partecipate, simultanee, reattive e veloci come l’oralità. Scritture che vivono ugualmente nello spazio e nel tempo.
L’ho apprezzato tantissimo. Era tra i libri previsti per un esame e si rivelò una lettura illuminante.
Un libro prezioso, come lo sono i tuoi suggerimenti, cara Luisa.
Grazie. 😉
Anna M.
bel libro
grazie i suggerimenti
Oralità e Scrittura, un libro che ho adorato negli anni dell’università quando studiavo proprio le implicazioni filosofiche delle diverse forme di scrittura, in particolare della scrittura geroglifica. Grazie per avermelo ricordato 😉