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risali negli anni

7 Luglio 2013

E due parole fanno bang!

Il nuovo libro di Roy Peter Clark, How to write short. Word craft for fast times, esce a fine agosto, ma il sito The Writer propone un’anticipazione. Con un titolo invitante e brillante, Let words collide, e con un’intervista all’autore.
Ho sbirciato più che volentieri perché so quanta ricerca ci sia dietro la leggerezza di Clark e anche perché i libri usciti finora sulle scritture brevi sono deludenti, compreso lo strombazzatissimo Microstyle.

Dalle tavolette di argilla incise con i caratteri cuneiformi ai nostri volatili tweet “le tecnologie e le forme di distribuzione dei contenuti cambiano, ma i contenuti e le strategie retoriche per esprimerlo rimangono le stesse”. Il  libro si annuncia, appunto, come un’analisi delle strategie retoriche delle scritture brevi. Guardando ugualmente in avanti e indietro, come Giano bifronte.

Se gli altri libri di Clark apparivano dominati dal numero tre – la completezza, la perfezione –, questo è il trionfo del numero due, della logica binaria, del numero minimo che permette alle parole di scontrarsi, reagire, produrre effetti anche clamorosi, sprigionare risonanze profonde. Viene da pensare al chimico Primo Levi, ma il riferimento di Clark è invece la fisica delle particelle, che sotto terra viaggiano e si scontrano alle più alte velocità per produrre qualcosa di nuovo.

Nei testi brevi è la combinazione tra due parole a sprigionare visioni, senso, emozioni. Clark parte dall’evangelico E Gesù pianse, l’unità minima soggetto + verbo.
Ma anche il titolo di un libro può contenere il conflitto, il senso della storia: in Tonio Kröger di Thomas Mann un nome italiano e un cognome tedesco condensano il conflitto di identità, le aspirazioni artistiche, il viaggio da nord a sud del protagonista.

Invece una delle frasi più celebri della storia dello sport svela il meccanismo della frizione tra le parole quando questa avviene non in libertà, ma nei rigidi confini di strutture parallele. Vola come una farfalla, pungi come un’ape era il motto del giovane Cassius Clay. Parallelismo rigoroso della sintassi, due insetti che iniziano entrambi con la lettera b. Dov’è la collisione? In almeno quattro elementi, secondo Clark: la lunghezza (tre sillabe contro una), la poetica (il volo contro la brusca fermata della puntura), il significato (la farfalla cerchi di prenderla, ma dall’ape fuggi via), la connotazione (bellezza contro dolore).
È solo un assaggio, ma promette bene.

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0 risposte a “E due parole fanno bang!”

  1. Quando leggi certe cose ti rendi conto di quante parole vengano utilizzate inutilmente. Una domanda Luisa: per chi conosce poco l’inglese, esistono traduzioni in italiano dei libri di Roy Peter Clark?

  2. Grazie, Luisa, anche se non poche anche le tue parole in questa interessante nota domenicale hanno fatto bang! 😉

  3. Buonasera Luisa.
    Visto che parla spesso del mio scrittore preferito, Primo Levi, le lascio un brano di un’intervista (dal libro “Conversazioni e interviste 1963-1987”). Si parla di scrittura, ovviamente.
    “La chimica mi ha insegnato… esteriormente mi ha fornito i mezzi per vivere; interiormente credo che mi abbia insegnato anche a scrivere in un certo modo. Ho spesso pensato che il mio modello letterario non è né Petrarca né Goethe, ma è il rapportino di fine settimana, quello che si fa in fabbrica o in laboratorio, e che deve essere chiaro e coinciso, e concedere poco a quello che si chiama il <>. Non so bene se questo mio programma e progetto si ripercuota in quello che scrivo, ma la ma intenzione è questa. Io sento il mestiere di scrivere come un servizio pubblico che deve funzionare: il lettore deve capire quello che io scrivo, non dico tutti i lettori, perché c’è il lettore quasi analfabeta, ma la maggior parte dei lettori, anche se non sono molto preparati, devono ricevere la mia comunicazione, non dico messaggio, che è una parola troppo aulica, ma la mia comunicazione. Deve essere un telefono che funziona il libro scritto; e penso che la chimica mi abbia insegnato queste due doti della chiarezza e della coincisione”.
    Questo per ringraziarla del libro “Lavoro, dunque scrivo!”. Dal febbraio scorso sono disoccupato. Sto utilizzando i suoi consigli per realizzare un lavoro che forse mi darà un futuro diverso. Forse migliore.
    Grazie.

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