Qualche giorno fa Luca Conti ha annunciato il suo ritiro da “quasi” tutti i social media per due settimane e spiegato molto bene il perché: “percorrere percorsi inesplorati o poco battuti e sperimentare nuove abitudini può generare scoperte inattese (serendipity in una parola) e generare appetiti nuovi”.
La parola “ritiro” mi è venuta spontanea, ma quando parlo con i miei amici spesso uso addirittura la “clausura”. Mi capita spesso di chiudere tutto perché devo concentrarmi su un testo o un lavoro impegnativi. I miei ultimi due libri sono nati d’estate, in solitudine assoluta, durante giorni e giorni in cui non ho parlato con nessuno. È solo facendo il vuoto che riesco ad ascoltarmi, a collegare tanti stimoli che ho raccolto dalla rete, a far emergere il nuovo e a elaborare una voce.
Quindi capisco molto bene il bisogno di fermarsi, anche solo per un po’. Io magari non lo dico, ma spesso sparisco dal blog e da Twitter per qualche giorno semplicemente perché ho voglia e bisogno di leggermi un libro e non lo voglio fare a spizzichi e bocconi.
Nella mia dieta mediatica i libri sono infatti rientrati in massa. Per tanti motivi: perché se segui le fonti giuste, nessun buon libro ormai ti sfugge più; perché i libri di carta oggi spesso sono splendidi oggetti; perché è bello scriverci e disegnarci su con la matita. Sì, di carta. Come ho scritto un’altra volta, la narrativa e la poesia vanno sul reader, ma i libri di scrittura, di comunicazione e di design me li prendo tutti su carta.
Un paio di giorni fa mi sono concessa una clausura di parecchie ore per leggere un libro che ho trovato veramente utile: The art of the explanation, di Lee Lefever, fondatore di Common Craft e ideatore dei famosi video che in quattro minuti sono capaci di spiegare gli argomenti più difficili, dai feed RSS alle assicurazioni, da come funziona la Borsa a Google Docs.
L’arte della spiegazione oggi serve a tutti, non solo a chi fa video: serve per presentare un nuovo prodotto, un progetto, un’azienda, un cambiamento organizzativo. Serve per uscire dalla “bolla dell’esperto” e mettersi nei panni di chi ancora non sa nulla. Serve per capire quanto progetto, quante riflessioni e quanto lavoro ci siano dietro i migliori testi brevi. Serve a ricordarci che la scrittura non è fatta solo per comunicare ma prima ancora per capire e chiarirci le idee.
A me – eterna smemorata – serve anche a ricordare quello che ho letto e apprezzato, e a farlo mio. Per questo, a lettura finita, ho elaborato i miei appunti e li ho pubblicati sul Mestiere di Scrivere: Spiegare è un’arte.
che dire, magica Luisa! Tu lavori per tutti noi, più pigri o in altre faccende affacendati 😉
Luisa, hai colto esattamente il senso della mia scelta. Un effetto del ritiro dai principali social network è un effetto astinenza per la riduzione del volume e della qualità dei feedback, compensato da percorsi di lettura nuova, più tempo per riflettere e scrivere, oltre che leggere articoli lunghi e libri.
Concordo con te che la lettura di libri, da mesi ormai, è diventata parte integrante e preponderante della mia dieta mediatica. L’attualità per l’attualità lascia il tempo che trova, figuriamoci il tempo reale sul nulla della vita quotidiana o della rincorsa della notizia.
Buona lettura!
… allora lasciati trasportare dalla serendipità, ne leggeremo i frutti sul tuo blog 🙂
Luisa
Ogni volta Luisa ci doni un qualcosa in più, un valore aggiunto che arricchisce chi ti segue. Io ti invidio… di quella invidia che produce curiosità e vitalità intorno alla scrittura e alla creatività. Grazie per gli spunti che mi servono per compiere i passi che sono sempre tanti e distanti da te, ma che mi avvicinano sempre un pochino al tuo tesoro.
Mariella e Calembour,
non sono magica né da invidiare. Sono solo… una gran secchiona 😉
Luisa
http://www.internazionale.it/news/web/2013/04/03/cento-siti-che-si-devono-conoscere/
Tanto per essere secchiona anche io, forse questo link può interessarti!!!
L’estraniazione è ottima per concentrarsi.
Quando scrivo, io lo faccio così. Mi isolo, non solo dai social, ma dalle mie stesse abitudini, anche solo per un’ora. Mi dedico anima e corpo al foglio bianco. Torno in terra solo quando ho scritto abbastanza da sentirmi soddisfatta.
Un saluto Luisa!
Concordo anche io con te, Luisa, e con i commenti che precedono il mio. Anche per me dedicare tempo alla lettura e alla scrittura vuol dire donarsi il tempo della riflessione. Questa è una buona abitudine. Mantenerla, costantemente, richiede però un ingrediente fondamentale: la motivazione. Essere motivati è il miglior carburante per avviare poi quell’atto di volontà che consente di “fare” qualcosa, anzi, ogni cosa. Potrebbe essere questo l’inizio di un circolo virtuoso che conduce al piacere di leggere e poi di scrivere con piacere? Più che “secchiona”, quindi, direi che possiedi molti secchi pieni di motivazione, e ti ringrazio di inondarci 😉
Condivisione totale: sulla clausura e sui libri DI CARTA (*_))