“Conversational tone”: è un’espressione che i comunicatori anglosassoni usano spesso quando parlano di scrittura online. Ed è quello cui cerchiamo tutti di tendere quando scriviamo testi che abiteranno i nostri siti e ancor più i social network. Testi scritti per “suonare umani” per dirla con il Cluetrain Manifesto.
Io il tono di voce conversational lo traduco così: naturale come il parlato, preciso e studiato come lo scritto. Che suoni naturale come una voce che ci parla, ma una naturalezza che non abbia nulla delle ridondanze e delle sciatterie del parlato, piuttosto tutti i vantaggi del tempo e dello studio che solo la scrittura può concederci.
Ci aiuta a capire meglio un pensiero di Peter Handke che rubo al blog Frammenti del tredicesimo mese di Elena Petrassi, raffinata collezionista di brani sulla scrittura:
Chi scrive, a differenza di chi parla, non dispone liberamente delle parole, non si limita a usarle; le scopre: meglio questa, meglio quella, una sola parola, e solo in quel momento, in quel punto del testo, senza mai ripeterla meccanicamente.
Peter Handke
Sulle parole preferite
Lentamente nell’ombra
Sono d’accordo: il tono da usare deve essere scorrevole, ben lontano dalle incomprensibilità della burocrazia, ma con la correttezza e la professionalità che mancano al parlato.
Concordo e chiedo a quanti leggono: quando inviate un messaggio di posta elettronica come cominciate? Non é una domanda barocca (*_))
Ottimo! Sono in linea… su tutta la linea. Mi piacerebbe che questi argomenti non restassero chiusi nello stretto recinto di un blog… E se organizzassimo un evento e invitassimo gente appassionata alla “buona” scrittura…?
L’ha ribloggato su kathreftesmirrors.
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[…] cerchi e ti serve davvero “in pochi clic” (non a parole), con un tono di voce perfetto, “naturale, ma preciso” e autorevole, come scrivevo tempo […]
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